Ciao Daisuke,
posto che da casa osservo pianeti e stelle doppie, mentre in montagna solo profondo cielo, io credo di aver un rapporto particolare con il mio dobson. Ci ho messo 9 mesi a costruirmelo nel freddo del box: mesi di progetti, errori, ripensamenti, notti insonni a cercare di capire come risolvere vari problemi o come riuscire a trovare il componente che non riuscivo a costruirmi. Si potrebbe dire che conosco il mio dobson meglio di mio figlio... ( i figli sanno sempre stupirti e andare ben oltre quello che ti aspetti).
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Commento file: il dobson durante una prova di montaggio in box, scusate il casino là in fondo...
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Dunque, quando sono in montagna con il mio dobson, c'è un rapporto molto particolare tra me, il telescopio e il cielo. Tra mille ripensamenti e compravendite, il dobson è sempre rimasto con me, da quel ormai lontano 2010.
Il rapporto con il cielo, dicevo, è fatto di percorsi "da quel mucchietto di stelle a quella stella più in là". Percorsi che ovviamente il goto cancella: schiacci un tasto, bzzz, osservi. Per scovare quella data galassietta, invece, uff che fatica arrivarci, devi consultare una mappa, non c'è una strada tracciata, devi inventartela, ma che goduria trovarla e osservarla, pur piccina e flebile che sia.
Per finire sta pappardella, direi che da casa, mentre osservo un pianeta, il rapporto con il cielo è molto tecnico: osservazione dal minuto x al minuto x, stima d'intensità e colore, rifinitura del disegno e note in casa. Mentre invece sono immerso nella natura, il rapporto diventa quasi intimo e poco razionale, è una sorta di avventura, di caccia al tesoro.