Durante questo tempo avverso alle osservazioni astronomiche, soprattutto in montagna, rimane pur sempre a noi astrofili la possibilità di dare un'occhiata alla Luna, che si lascia sempre osservare, più o meno bene, anche dalla pianura. Non ho un particolare interesse astronomico nei confronti del nostro satellite, però esso presenta alcune configurazioni che guardo sempre con piacere ed interesse. Una di queste è la Valle delle Alpi, e sere fa, visto che la Luna era in buona posizione, ho montato il tele nel mio giardino, e in breve l'ho puntato sulla Valle. La luce è talmente forte che alzo la mano destra alla fronte per farmi riparo. Con stupore questo gesto mi causa un colpo non indifferente sopra gli occhi, e ho anche la sensazione di piegarmi all'indietro. E già, non ho tenuto conto che quassù un corpo umano pesa molto meno che sulla Terra, per via della minore forza di gravità che da noi è espressa dalla formula: 9,807 m/S alla seconda (spero di non sbagliarmi.) Faccio un rapido calcolo e concludo che ora il mio corpo pesa circa 9 Kg. Ciò comporta che devo misurare i movimenti, per non rischiare di rotolare rimbalzando. Mi guardo intorno. Il panorama è bellissimo: monti, picchi, pareti di circhi e quant'altro appaiono tutti nitidissimi, e incalcolabile è la distanza fra l'uno e l'altro e me che osservo, perché, mancando l'atmosfera, che tende ad offuscare le cose lontane, tutto appare come se fosse su di un unico piano visuale. Mi trovo sul bordo sinistro della Valle, e da qui, per il motivo che ho detto, scorgo le pareti a picco di Plato, chiare e limpide come quelle di Archimedes che è ben più lontano. Immobile, ma oscillando leggermente, valuto con lo sguardo la misura della Valle, dalla sua origine nel Mare Frigoris e la sua fine tra il gruppo montagnoso delle Alpi. E' una visione terribile e magnifica insieme: lunga 130 o 170 Km, guardo il suo corso, quasi rettilineo, lo percorro per intero fino alla breccia nel mezzo della catena alpina. La Valle, come è noto, è larga 10 Km, ma lascia vedere nitide le sue pareti fino in fondo. Ridimensionando, come se la Valle fosse larga pochi metri, sembrerebbe una mulattiera delle nostre montagne che conduce a qualche rifugio lontano. Intanto provo a fare un passo: il risultato è quello della mano sulla fronte, solo che qui il ginocchio destro si alza facilmente oltre misura e porta la gamba un po' più avanti, calcando il piede con troppa forza sulla sabbia, che si alza leggera tutt'intorno. Devo assolutamente imparare a muovermi, ma così, sui due piedi, è proprio il casi di dirlo, mi risulta difficile. Prima di arrivare fin sulla sponda della Valle (pericoloso!), esamino la "sabbia" che ho smosso con il piede destro; è bianchissima e mi pare ricopra tutto il satellite: monti, pianure e mari. E' la regolite che riflette la luce solare ed è responsabile dell'albedo che qui, sulla Luna, benché il candore sia intenso, essa è mediamente soltanto dello 0,07, per di più variabile da zona a zona. I mari hanno un'albedo inferiore e appaiono più scuri, come ad esempio il mare Frigoris che intravedo oltre Plato. Prima di quanto credessi ho imparato a muovermi, sempre con la paura di rovesciarmi, perdendo ogni controllo. Guardo ancora la parete di Plato: sporgenze, tettoie, rientranze producono angoli di ombra nerissima che le danno un aspetto singolare. In certi punti raggiunge anche i 2000 m di altezza! Ma mi concentro nuovamente sulla Valle. Quale fu la sua origine? le ipotesi un tempo propendevano per la strisciata di un grosso asteroide. Ora mi pare che si pensi piuttosto ad uno sprofondamento tettonico, responsabile anche della elusiva Rima, che, per individuarla, mette a dura prova gli astrofili. Guardo giù ed essa è lì! Un solco largo 2/300 m, che segue, interrompendosi a tratti, il corso della Valle. Questo ritroso serpente, pare causato, successivamente allo sprofondamento tettonico, dalla spaccatura della roccia, avvenuta dopo il raffreddamento della Luna. Già, la Luna, mi sembra impossibile di avere i piedi sopra. Il suo manto, in definitiva, è come quello terrestre: rocce basaltiche (i Mari), rocce quasi del tutto composte da potassio e fosforo (Kreep), rocce ricche di calcio proprie degli altipiani (anortositi). Ma l'origine della Luna? Le principali ipotesi sono: per FISSIONE, una massa di lava si sarebbe staccata dalla Terra, formando il nostro satellite. Per ACCREZIONE BINARIA, Terra e Luna nate assieme (?). Per CATTURA, la Terra avrebbe "catturato", con la forza di attrazione, un corpo celeste che vagava per caso da quelle parti. Per IMPATTO OBLIQUO, materiale terrestre incandescente sparso nello spazio dalla caduta di un asteroide. Comincio a sentire spossatezza. Guardo verso sud PITON, monticelli isolati nel Mare IMBRIUM: fanno quasi tenerezza. Verso nord una sequenza interminabile di circhi e crateri: sembrerebbe di poterli toccare. In lontananza, ma non so di quanto, le cime dei monti e delle colline, come tutte le altre formazioni rocciose, scompaiono lentamente, inghiottite oltre una linea oscura che pianifica tutto: è il terminatore che avanza impietoso e al di là del quale domina il buio più profondo. Mentre mi preparo per il ritorno, penso ai TLP (fenomeni transeunti, non meglio spiegati), che consistono in colpi di luce improvvisi, crateri nati dal nulla, presenza, a volte, di lieve nebulosità. Mah! la Luna riserva ancora molti segreti. A un tratto, nella catena alpina, qualcosa si muove: massi rotolano a valle, rimbalzando lentamente sulle rocce, come palle di gomma, e fermandosi alla base del massiccio. Una frana, dunque, ma come filmata al rallentatore. Uno spettacolo come questo è interdetto agli astrofili: la Luna ha riservato solo a me questo regalo.
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