Grazie Renzo, quel che dici è esattamente ciò che intendevo io e che ho stigmatizzato con interventi forse anche troppo duri (ma con certi commenti, anche di due righe, che continuo a leggere... insisto: se ce l'avete con "la superstizione" fate bene a starvene a casa, siete fuori dal mondo almeno quanto lo era Voltaire duecento anni fa. Oppure siete semplicemente di una sconcertante superficialità).
Grazie anche a Danilo e a Vicchio per aver chiarito da pari loro ciò che intendevano dire.
In particolare il tuo intervento, Danilo, ma anche in altro modo quello di Vicchio sottolinea un aspetto importantissimo che - anche se esula un po' dall'oggetto della discussione, ma forse meno di quanto sembra - val la pena di affrontare.
L'uso obiettivamente esagerato di un simbolo, sia cristiano sia di altro genere (per restare in tema con la mia permanenza nella bergamasca, penso all'ultrà atalantino che "tappezza" strade, muri e tronchi d'alberi di date, simboli e non so cos'altro che hanno significato solo per lui; o ad un certo uso dei collettivi di sinistra a Milano, che si permettono di scrivere sui muri di mezza città frasi che basterebbero a metterli in galera a vita se solo si volesse applicare la legge), è una questione eminentemente educativa.
Dice, cioè, che in realtà quel simbolo non "simboleggia" più un tubo, o meglio: può essere ormai totalmente distaccato da suo significato originario ed essere ridotto ad un modo di "marchiare" il territorio, o addirittura ad un feticcio (quanti si tengono lì la classica statuetta di padre Pio a mo' di talismano... non so se altrettanti, magari, si tengono in camera il poster di Margherita Hack...

), e quindi oggetto di abusi.
"Educativo" è un termine che ha come primo tassello la conoscenza, autentica e leale, della realtà con cui si ha a che fare: che nel caso della Chiesa e dei cristiani, ad esempio, significa un certo metodo che se dovessi descrivere qui sarei enormemente OT - molto più di quanto stia già facendo. Su questo punto mi rivolgo in particolare all'ottimo Vicchio, con cui però magari - se lui vuole - mi piacerebbe proseguire davvero il dialogo privatamente.
Questa conoscenza è la base per un uso della realtà "adeguato allo scopo". Se non lo conosci, puoi usare un telescopio guardando dalla parte dell'obiettivo e puntandolo verso un formicaio per guardarlo meglio, oppure puoi usarlo come una clava da dare in testa al vicino: alla mala conoscenza corrisponde un cattivo uso. Con l'inquinamento luminoso - e non tanto le croci in sè, e finalmente torniamo minimamente in tema - è lo stesso. Puoi avere decine di leggi, leggine e disposizioni statali, regionali comunali, vattelapesca... puoi armare un esercito di guardiani che setaccino metro per metro tutta Italia, che "stanino" i colpevoli, che spengano le luci... ma questo non smuoverà di un millimetro la situazione, perchè non cambierà mai la mentalità. La gente, e non solo "la politica" ma proprio la gente, deve arrivare a rendersi conto che con meno luce, o comunque con la luce usata nel modo giusto, "è meglio". E non solo per quattro squinternati che hanno la fissa di guardare per aria di notte, ma per tutti: rende di più, costa meno, e via di questo passo. Se non sbaglio ci sono anche iniziative in merito legate a questo forum...