Angelo Cutolo ha scritto:
Ecco mi qua, ho fatto un po di simulazioni e mi sono andato a rivedere qualche capitolo del Suiter.
ciao Angelo, ho fatto anch'io un po' di prove con Aberrator ottenendo più o meno i risultati che hai ottenuto anche tu. Dico più o meno perché gli effetti combinati del seeing e dell'aberrazione sferica variano anche da soggetto a soggetto, ad esempio ho provato ad "aberrare" alcune mie immagini CCD di Venere e ho visto che nel caso di dettagli ampi e diffusi la differenza tra il telescopio perfetto e quello aberrato, entrambi in presenza di agitazione atmosferica, è trascurabile, mentre quando si considerano soggetti che presentano dettagli fini e/o ben contrastati come Giove, la differenza si fa più marcata, ma penso che questo non debba stupire.
E' interessante a questo proposito un passo del Danjon, un testo che lo stesso Suiter cita più volte:
Cita:
"...Si les aberrations - tout objectif en possède à un degré plus ou moins marqué - sont juste à la limite de tolérance fixée par Lord Rayleigh [...] la moindre agitation atmosphérique devient sensible, car elle ajoute, aux aberrations permanentes de l'objectif, des aberrations accidentelles. Or, si faibles que soient ces dernières, leur appoint suffit pour que la somme dépasse la limite del tolérance. C'est ainsi qu'un objectif de 12 cm essayé par nous, affecté d'aberration de sphéricité [...] donnait des images aussi sensibles à l'agitation atmosphérique qu'un autre objectif sans défauts décelables de 16 cm d'ouverture"
(chiedo scusa per il francese ma ho l'abitudine di riportare le citazioni nella lingua originale, se non è troppo astrusa).
e le stesse cose le scriveva Texerau, che lavorava al laboratorio di ottica dell'osservatorio di Parigi, e le scrive anche Vladimir Sacek sul suo sito da cui tutti ogni tanto attingiamo. Ci sono però da considerare anche altri fattori, non se ne può fare solo una questione di composizione di aberrazioni diverse. Scrive infatti il Suiter che anche le attitudini dell'osservatore contano parecchio, c'è chi fatica a distinguere un'immagine degradata da aberrazione sferica finché non è almeno di 1/3 ptv e ci sono altri in grado di percepire differenze di 1/8 e persino meno, quindi a questo proposito non è che si possano trarre delle conclusioni di validità generale semplicemente baloccandosi coi simulatori, per quanto divertenti siano.
Nel famoso articolo di Ceravolo del 1992, Alan McRobert scrive
Cita:
"Almost everyone, regardless of experience, correctly declared that the scope with 1/2-wavefront mirror was the worst. People had more trouble distinguishing the diffraction-limited 1/4-wavefront and 1/10-wavefront mirrors. Nevertheless about two-thirds did correctly identified the best scope"
Su 103 partecipanti alla prova, 2/3 non è poco anche se l'autore precisa che peggiorando il seeing il giudizio diventava più difficile, non più facile. Ma qui entra in gioco un altro fattore. Chi osserva assiduamente i pianeti, ad esempio, sa benissimo che una volta messo l'occhio al telescopio non bisogna scoraggiarsi se si vede l'immagine traballare, si aspetta finché non arrivano quei brevi momenti in cui si calma. Da dove osservo io sono rare le notti, o i giorni, in cui veramente non si riesce a combinare nulla per colpa dell'agitazione dell'aria, se si aspetta qualche decina di minuti è infatti possibile godere di alcuni momenti di calma sufficienti a cogliere un buon numero di dettagli e perciò anche in queste condizioni un telescopio ben corretto si potrà sfruttare meglio di uno che sta giusto a cavallo del quarto d'onda. Quindi è vero che il seeing appiattisce le prestazioni dei telescopi ma bisogna considerare tutte le condizioni al contorno, e non è facile a farsi.
Visto che si è parlato del criterio del quarto d'onda, è bene precisare che Lord Rayleigh non ha mai scritto che un telescopio deve essere corretto almeno a 1/4 ptv, il cosiddetto criterio di Rayleigh si basa su un'interpretazione forzata delle sue parole (anche il termine
"diffraction-limited" è una forzatura) e come scrive Suiter non è nemmeno un criterio scolpito nella pietra (ma è comodo per i progettisti che hanno bisogno di uno standard di qualità).
Rayleigh ha scritto invece che l'aberrazione diventa
"decidedly prejudicial" una volta che la superficie d'onda devia di circa un 1/4 lambda dalla sua forma ideale, il che significa che il "prejudice" inizia già prima che ci arrivi, quindi se si vuole un telescopio per fare alta risoluzione con una certa serietà il quarto d'onda non basta.
EDIT: per tornare in topic, secondo me le formule per l'ingrandimento massimo non hanno molto senso perché non possono tenere conto di tutte le variabili in gioco, soprattutto dell'acuità visiva dell'osservatore che contribuisce a determinare l'ingrandimento risolvente per un dato oggetto. Meglio farsi da sé la propria esperienza per stabilire fin dove si può arrivare.
dedo ha scritto:
Sarebbe interessante avere una stima in secondi di arco dell'errore del seeing ma mi rendo conto appunto che essendovi due componenti ciò non sia possibile.
puoi stimare il seeing in secondi d'arco assumendo un certo valore per il parametro di Fried, è spiegato in
questa pagina.