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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: sabato 15 ottobre 2016, 12:48 
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Iscritto il: sabato 11 febbraio 2006, 12:43
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Località: Milano
Tipo di Astrofilo: Visualista
Scusa non avevo capito, ho fatto diversi screenshot per "congelare" la turbolenza e ridurre le immagini alla stessa scala, posso azzardare uno 0,35 per lo strumento senza sferica, uno 0,25 per quello con sferica a 0,25 ed uno 0,10/0,15 per quello con sferica 0,50.

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Newton: Barile 400/1830 mm; Obice 200/1650 mm; Bidoncino 114/1300 mm solarizzato. •• Rifrattori: Nano apo 80/480 mm; Milo acro 76/1400 mm; 60ino acro 60/700 mm. •• Catadiottrici: C8 xlt. •• Binocoli: Docter Aspectem 40x80 ED, William Optics 22x70 ED, Vixen Ultima 8x56, Nikon Action EX 16x50, Canon 10x30 IS II, Vortex Vanquish 8x26, Ibis Horus 5x25, Pentax Papilio 6,5x21, Orion 2x54.


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: sabato 15 ottobre 2016, 12:59 
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Iscritto il: martedì 3 gennaio 2012, 5:56
Messaggi: 721
Località: Roma
Tipo di Astrofilo: Visualista
Ciao a tutti e grazie Angelo per aver perso del tempo nel fare quella simulazione.

Devo assolutamente premettere che non volevo aprire nessun flame, né per quanto riguarda la questione in sé né tantomeno per quanto riguarda il confronto tra riflettori e rifrattori, e vi prego dunque di leggere quanto segue alla luce esclusiva di tale premessa oltre naturalmente a scusarmi il fatto di non essere in grado di rendere il tutto matematicamente.

Il discorso lo trovo interessantissimo poiché apre la strada a qualche considerazione al di fuori degli schemi classici cui siamo abituati. Normalmente siamo abituati a fare lo star test sotto un seeing ottimo mentre quando il seeing è cattivo tutto sommato chi se ne frega di ciò che si vede, si vede male e basta. Questo tuttavia è limitante a mio avviso.

Ho infatti aperto questo argomento per dare una spiegazione del perché trovavo le due formule del Ferrei più aderenti alla mia esperienza osservativa di quella di Argentieri o della più semplice ed universale 2D.
Credo che infatti le due formule del Ferreri, differenziandosi tra riflettori e rifrattori, tengano in considerazione non solo l'ostruzione ma anche la qualità di lavorazione media degli strumenti.
Quanto alla quantità degli errori, credo debba essere tale per cui la correzione dei due strumenti più il contributo del seeing porti uno dei due a lavorare al di sotto del limite di diffrazione lasciando l'altro al di sopra.
Naturalmente Angelo ha ben sottolineato che le componenti del seeing sono due, sempre presenti entrambe ma in differente misura, e tutto dipende anche da quale delle due prevalga, ma poiché sono comunque presenti entrambe andrà da sé che peggiornado il seeing comunque alla fine tutto risulterà comunque livellato.

E questo porta con sé delle implicazioni cui normalmente non si pensa.

La prima è che appunto in presenza di seeing non ottimale uno strumento più corretto presenta un piccolo vantaggio, maggiore di quanto possa presentare in condizioni di seeing stabile.
La seconda è anche che nelle varie simulazioni volte a valutare la perdita fornita dall'ostruzione tra due strumenti, uno ostruito ed uno no, non si tenga in conto anche di questa differenza.

Sarebbe interessante avere una stima in secondi di arco dell'errore del seeing ma mi rendo conto appunto che essendovi due componenti ciò non sia possibile.

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Osservo con:

Rifrattore TEC140 APO su T-REX e treppiede Zeiss / EQ6-R
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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: sabato 15 ottobre 2016, 13:20 
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Iscritto il: sabato 11 febbraio 2006, 12:43
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Località: Milano
Tipo di Astrofilo: Visualista
Tranquillo dedo, se si fosse creato un flame avrei chiuso il 3D già da tempo, al momento siamo solo nei bianari dell'accesa discussione, continuiamo così senza esagerare naturalmente. :twisted:



Ps.: aberrator contempla anche l'ostruzione, divertitevi, io ieri mentre facevo le simulazioni ho giocato con i parametri per due ore e mezza, con l'immagine campione di Marte ho fatto uscire cose che voi umani... :rotfl:

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: sabato 15 ottobre 2016, 13:50 
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Iscritto il: lunedì 6 luglio 2009, 19:38
Messaggi: 3766
Località: via stella Anzio
belle queste discussioni, dove si va a sviscerare un po' tutto ,
ecco il seeing tilt, https://www.youtube.com/watch?v=gBGMn9hV2Cw
aberrator considera questo o l'altro?

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e ho visto i raggi b balenare nel buio


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: sabato 15 ottobre 2016, 13:59 
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Iscritto il: lunedì 13 febbraio 2006, 9:53
Messaggi: 14845
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Angelo Cutolo ha scritto:
Per filtro intendevo (molto grezzamente), che se il seeing permette di risolvere ad esempio 4 arcsec, sia il TEC che l'APO "cinese" (paridiametro, acclimatati, collimati, ecc) fossero limitati a quella risoluzione e che la qualità inferiore del "cinese" fosse "dissimulata" dal seeing rendendo i due strumenti indistinguibili tra loro.
Pensavo anche che estendendo questo concetto, con seeing veramente fetente (8 o piu arcsec di limite) che anche un acro "cinese" (quindi di qualità quantomeno discutibile) diventasse indistinguibile rispetto al TEC (sempre paridiametro e pari-tutto il resto), cosa che questa simulazione è evidentemente non vera.

Quindi se osservo con seeing fetentissimo la Luna con uno scrauso cinese 140 f/7 affiancato ad un TEC 140 f/7 a (ad esempio) 150x mi aspettavo di non riuscire a notare differenze qualitative, mentre la simulazione con aberrator mi dice il contrario.
...

Il tuo ragionamento era sbagliato fino a un certo punto: come è stato più volte ribadito, in una catena di elementi, la correzione finale non potrà essere migliore di quella del peggiore elemento. Quindi il seeing detta generalmente il limite inferiore di detta correzione (ma ovviamente quello finale dipende anche dalla qualità ottica dello strumento)

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: sabato 15 ottobre 2016, 16:24 
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Iscritto il: sabato 11 febbraio 2006, 12:43
Messaggi: 16143
Località: Milano
Tipo di Astrofilo: Visualista
Si, però me ne sono reso conto solo dopo la simulazione.

cristiano c. ha scritto:
belle queste discussioni, dove si va a sviscerare un po' tutto ,
ecco il seeing tilt, https://www.youtube.com/watch?v=gBGMn9hV2Cw
aberrator considera questo o l'altro?

No, penso utilizzi il primo (turbolenza pura e semplice), in questo esempio componente tilt a parte il seeing è veramente stabile.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: sabato 15 ottobre 2016, 16:35 
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Angelo Cutolo ha scritto:
Ecco mi qua, ho fatto un po di simulazioni e mi sono andato a rivedere qualche capitolo del Suiter.

ciao Angelo, ho fatto anch'io un po' di prove con Aberrator ottenendo più o meno i risultati che hai ottenuto anche tu. Dico più o meno perché gli effetti combinati del seeing e dell'aberrazione sferica variano anche da soggetto a soggetto, ad esempio ho provato ad "aberrare" alcune mie immagini CCD di Venere e ho visto che nel caso di dettagli ampi e diffusi la differenza tra il telescopio perfetto e quello aberrato, entrambi in presenza di agitazione atmosferica, è trascurabile, mentre quando si considerano soggetti che presentano dettagli fini e/o ben contrastati come Giove, la differenza si fa più marcata, ma penso che questo non debba stupire.

E' interessante a questo proposito un passo del Danjon, un testo che lo stesso Suiter cita più volte:
Cita:
"...Si les aberrations - tout objectif en possède à un degré plus ou moins marqué - sont juste à la limite de tolérance fixée par Lord Rayleigh [...] la moindre agitation atmosphérique devient sensible, car elle ajoute, aux aberrations permanentes de l'objectif, des aberrations accidentelles. Or, si faibles que soient ces dernières, leur appoint suffit pour que la somme dépasse la limite del tolérance. C'est ainsi qu'un objectif de 12 cm essayé par nous, affecté d'aberration de sphéricité [...] donnait des images aussi sensibles à l'agitation atmosphérique qu'un autre objectif sans défauts décelables de 16 cm d'ouverture"
(chiedo scusa per il francese ma ho l'abitudine di riportare le citazioni nella lingua originale, se non è troppo astrusa).

e le stesse cose le scriveva Texerau, che lavorava al laboratorio di ottica dell'osservatorio di Parigi, e le scrive anche Vladimir Sacek sul suo sito da cui tutti ogni tanto attingiamo. Ci sono però da considerare anche altri fattori, non se ne può fare solo una questione di composizione di aberrazioni diverse. Scrive infatti il Suiter che anche le attitudini dell'osservatore contano parecchio, c'è chi fatica a distinguere un'immagine degradata da aberrazione sferica finché non è almeno di 1/3 ptv e ci sono altri in grado di percepire differenze di 1/8 e persino meno, quindi a questo proposito non è che si possano trarre delle conclusioni di validità generale semplicemente baloccandosi coi simulatori, per quanto divertenti siano.
Nel famoso articolo di Ceravolo del 1992, Alan McRobert scrive
Cita:
"Almost everyone, regardless of experience, correctly declared that the scope with 1/2-wavefront mirror was the worst. People had more trouble distinguishing the diffraction-limited 1/4-wavefront and 1/10-wavefront mirrors. Nevertheless about two-thirds did correctly identified the best scope"

Su 103 partecipanti alla prova, 2/3 non è poco anche se l'autore precisa che peggiorando il seeing il giudizio diventava più difficile, non più facile. Ma qui entra in gioco un altro fattore. Chi osserva assiduamente i pianeti, ad esempio, sa benissimo che una volta messo l'occhio al telescopio non bisogna scoraggiarsi se si vede l'immagine traballare, si aspetta finché non arrivano quei brevi momenti in cui si calma. Da dove osservo io sono rare le notti, o i giorni, in cui veramente non si riesce a combinare nulla per colpa dell'agitazione dell'aria, se si aspetta qualche decina di minuti è infatti possibile godere di alcuni momenti di calma sufficienti a cogliere un buon numero di dettagli e perciò anche in queste condizioni un telescopio ben corretto si potrà sfruttare meglio di uno che sta giusto a cavallo del quarto d'onda. Quindi è vero che il seeing appiattisce le prestazioni dei telescopi ma bisogna considerare tutte le condizioni al contorno, e non è facile a farsi.

Visto che si è parlato del criterio del quarto d'onda, è bene precisare che Lord Rayleigh non ha mai scritto che un telescopio deve essere corretto almeno a 1/4 ptv, il cosiddetto criterio di Rayleigh si basa su un'interpretazione forzata delle sue parole (anche il termine "diffraction-limited" è una forzatura) e come scrive Suiter non è nemmeno un criterio scolpito nella pietra (ma è comodo per i progettisti che hanno bisogno di uno standard di qualità).
Rayleigh ha scritto invece che l'aberrazione diventa "decidedly prejudicial" una volta che la superficie d'onda devia di circa un 1/4 lambda dalla sua forma ideale, il che significa che il "prejudice" inizia già prima che ci arrivi, quindi se si vuole un telescopio per fare alta risoluzione con una certa serietà il quarto d'onda non basta.

EDIT: per tornare in topic, secondo me le formule per l'ingrandimento massimo non hanno molto senso perché non possono tenere conto di tutte le variabili in gioco, soprattutto dell'acuità visiva dell'osservatore che contribuisce a determinare l'ingrandimento risolvente per un dato oggetto. Meglio farsi da sé la propria esperienza per stabilire fin dove si può arrivare.

dedo ha scritto:
Sarebbe interessante avere una stima in secondi di arco dell'errore del seeing ma mi rendo conto appunto che essendovi due componenti ciò non sia possibile.

puoi stimare il seeing in secondi d'arco assumendo un certo valore per il parametro di Fried, è spiegato in questa pagina.

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Ultima modifica di Raf584 il sabato 15 ottobre 2016, 16:44, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: domenica 16 ottobre 2016, 11:54 
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Grazie per l'interessantissima disamina.
Naturalmente il "gioco" delle simulazioni è del tutto indicativa, visto che di variabili in gioco ve ne sono tante altre, ma rimane molto interessante per capirne i concetti che vi stanno sotto, che ora a me un pochino sono piu chiari.

Riguardo Danjon, ricordo le citazioni del Suiter (fresco fresco di parziale rilettura), puoi indicarmi il testo da cui hai preso quel passo? Sia mai che su Maremagnium riesca a trovarlo (il francese lo conosco molto meglio dell'inglese :oops: ).

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: domenica 16 ottobre 2016, 14:05 
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Trovo questo 3d uno dei più interessanti che ultimamente siano apparsi nel forum. Probabilmente mi sono perso un po’ tra le pagine….. Ma il quesito posto da bardix non era mica sull’origine dei coefficienti numerici dell’equazione da lui esposta nel 3d?Esiste dunque un’origine scientifica per 88,3 ed elevato alla 0.5, oppure è solamente(come detto da Fabio a pag.#1)di origine “empirica”, o ”interpolando le opinioni di più osservatori”(come detto da Andrea a pag.#2)?
Un saluto
Francesco

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Ultima modifica di skyni il domenica 16 ottobre 2016, 16:11, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: domenica 16 ottobre 2016, 14:44 
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Iscritto il: martedì 27 agosto 2013, 17:56
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Angelo Cutolo ha scritto:
puoi indicarmi il testo da cui hai preso quel passo?

è il celebre Lunettes et telescopes, di Danjon e Couder, un testo bellissimo e secondo me irrinunciabile se si ha qualche interesse per l'ottica astronomica (è lì che ho trovato il dinàmetro di Ramsden :wink: ). Ne trovi diverse copie su Abebooks.

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