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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 15:41 
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Iscritto il: mercoledì 15 ottobre 2008, 17:01
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Mah, Cristiano c., sei il primo a ritenere che si possano usare 3 x diametro in mm come ingrandimento massimo per un telescopio. Se ritieni che con un 25 cm si possano usare 750 ingrandimenti per osservare i pianeti. Dal momento che ho almeno 10 telescopi di tipologie e dimensioni diverse so benissimo capire quale possa essere il loro limite, anche senza utilizzare alcuna formula e anche rendermi conto se uno di questi possa essere di qualità inferiore o superiore agli altri. Parlavo del Meade 10" ACF solo perchè l'ho usato forse più degli altri, ma non lo ritengo affatto uno strumento scadente, altrimenti non l'avrei più.
Però non vorrei che la discussione prendesse una piega diversa, di semplice polemica. Era cominciata, come dice il titolo del thread per discutere su una formula particolare che indica quale sia l'ingrandimento massimo permesso da un'ottica, seeing permettendo. Si capisce che quando si hanno strumenti che in teoria possono dare ingrandimenti maggiori di quelli che il seeing medio permette, allora rimane difficile capire quale sia realmente il loro limite.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 15:42 
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Iscritto il: lunedì 6 luglio 2009, 19:38
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E non si tiene mai conto della parte più importante, gli occhi :)

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 16:02 
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Iscritto il: martedì 3 gennaio 2012, 5:56
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andreaconsole ha scritto:
Quindi e' sensato che uno strumento con SR maggiore performi meglio (ma, ribadisco, la differenza la noti solo quando il seeing lo consente e le condizioni al contorno sono sufficienti)


La differenza si nota proprio quando il seeing è scarso. In condizioni ottimali di seeing perfetto uno strumento da 0.8 teoricamente potrebbe far vedere come quello da 0.99

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Rifrattore TEC140 APO su T-REX e treppiede Zeiss / EQ6-R
Zeiss Silvarem 6x30, Konus Japan 10x42, Fujinon 16x70
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ES 18mm 82°, Baader GO 5mm, Ortho UO 4mm, Ethos SX 4,7mm 110°, Swarovski zoom 7.7-23.1mm, Vixen LVW 3,5, Meade #140 barlow lens


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 16:05 
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Iscritto il: lunedì 13 febbraio 2006, 9:53
Messaggi: 14848
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Sinceramente cio' che dici non mi pare tecnicamente plausibile, e mi riferisco ad entrambe le affermazioni. Probabilmente ti riferisci a qualche esperienza specifica nella quale entrano in gioco altri fattori

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 19:08 
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Iscritto il: lunedì 6 luglio 2009, 19:38
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fabio_bocci ha scritto:
Mah, Cristiano c., sei il primo a ritenere che si possano usare 3 x diametro in mm come ingrandimento massimo per un telescopio. Se ritieni che con un 25 cm si possano usare 750 ingrandimenti per osservare i pianeti. Dal momento che ho almeno 10 telescopi di tipologie e dimensioni diverse so benissimo capire quale possa essere il loro limite, anche senza utilizzare alcuna formula e anche rendermi conto se uno di questi possa essere di qualità inferiore o superiore agli altri. Parlavo del Meade 10" ACF solo perchè l'ho usato forse più degli altri, ma non lo ritengo affatto uno strumento scadente, altrimenti non l'avrei più.
Però non vorrei che la discussione prendesse una piega diversa, di semplice polemica. Era cominciata, come dice il titolo del thread per discutere su una formula particolare che indica quale sia l'ingrandimento massimo permesso da un'ottica, seeing permettendo. Si capisce che quando si hanno strumenti che in teoria possono dare ingrandimenti maggiori di quelli che il seeing medio permette, allora rimane difficile capire quale sia realmente il loro limite.

Veramente i tre diametri li ho letti sul sito di Gasparri ho provato e a me risulta fattibile

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 19:20 
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Iscritto il: martedì 3 gennaio 2012, 5:56
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Per quale motivo Andrea? Il seeing non è altro che un errore che va a sommarsi a quello dell'ottica riducendolo ulteriormente. Può benissimo capitare che un'ottica corretta ad 1/4 in presenza di un seeing il cui valore corrisponda ad un errore simile vada a finire ad una correzione globale finale di 1/2 mentre l'ottica corretta ad 1/8 od un decimo rimanga entro i limiti di diffrazione.
Se il seeing è perfetto invece entrambi performeranno ai limiti di diffrazione e cogliere piccole differenze diviene ancor più difficile.
Il seeing livella i diametri diminuendo la risoluzione, ma a parità di diametro non livella le prestazioni di due ottiche con correzioni diverse.
Questo a mio avviso spiega perchè le due formule separate siano più aderenti alla esperienza osservativa. È molto più comune, entro certe aperture, trovare rifrattori con una correzione maggiore dei riflettori. Ne parlammo già questa estate.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 20:03 
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Vorrei ricordare che la formula (empirica) "Argentieri" riguarda l'ingrandimento ottimale, NON massimo, che il professore e scienziato ha trovato utilizzando strumentazione presente nei sette osservatori dove è stato, quindi (anche quella da 4 cm) erano in luoghi "controllati" (in zone scelte, con ambienti termostatati e con strumenti scelti ed in perfette condizioni, insomma, un osservatorio astronomico), dalla sua descrizione dice che "tutte le condizioni al contorno sono state ottimizzate e che gli strumenti utilizzati sono quindi limitati solo dalla diffrazione", qui posso intendere che questo passo stesse a significare che Argentieri ha fatto le sue prove nelle migliori condizioni possibili e con strumenti certificati, non credo che lo intedesse in senso assoluto (strehl ratio = 1), senza contare che (ripeto) si tratta di ingrandimento ottimale (quello che appunto secondo lui è il miglior compromesso tra prestazioni ottiche, pupilla d'uscita, fisiologia dell'occhio, ecc e quindi il miglior compromesso del pacchetto "strumento-occhio-cervello", non parla affatto di ingrandimenti massimi), di conseguenza dedo secondo me hai tirato fuori tutta la questione partendo da premesse sbagliate, questa regola infatti è relativa a P.U. intorno ad 1 mm, come vedi dal grafico si parla di P.U. inferiori ad 1 mm fino a diametri di 190 mm e superiori oltre questi diametri (P.U. pari od inferiori a 0,5 mm li trovi per diametri inferiori a 47 mm :mrgreen: ).
Sono convinto che le differenze tra un perfettissimo TEC 140 a circa 165x ed un buon 140 ED cinese allo stesso ingrandimento non le riuscirebbe a cogliere praticamente nessuno, per farlo si dovrebbero pompare ingrandimenti ben piu alti.

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Il Cielo a domicilio
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Newton: Barile 400/1830 mm; Obice 200/1650 mm; Bidoncino 114/1300 mm solarizzato. •• Rifrattori: Nano apo 80/480 mm; Milo acro 76/1400 mm; 60ino acro 60/700 mm. •• Catadiottrici: C8 xlt. •• Binocoli: Docter Aspectem 40x80 ED, William Optics 22x70 ED, Vixen Ultima 8x56, Nikon Action EX 16x50, Canon 10x30 IS II, Vortex Vanquish 8x26, Ibis Horus 5x25, Pentax Papilio 6,5x21, Orion 2x54.


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 20:11 
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Angelo Cutolo ha scritto:
secondo me hai tirato fuori tutta la questione partendo da premesse sbagliate, questa regola infatti è relativa a P.U. intorno ad 1 mm, come vedi dal grafico si parla di P.U. inferiori ad 1 mm fino a diametri di 190 mm e superiori oltre questi diametri (P.U. pari od inferiori a 0,5 mm li trovi per diametri inferiori a 47 mm :mrgreen: ).


No veramente stavo cercando una spiegazione al fatto che al di fuori di condizioni controllate, nella pratica comune, l'ingrandimento massimo (non utile) sia espresso in maniera più aderente alla realtà, almeno secondo me, dalle formule di Ferreri.

Angelo Cutolo ha scritto:
Sono convinto che le differenze tra un perfettissimo TEC 140 a circa 165x ed un buon 140 ED cinese allo stesso ingrandimento non le riuscirebbe a cogliere praticamente nessuno, per farlo si dovrebbero pompare ingrandimenti ben piu alti.


Probabilissimo, e tuttavia sono altrettanto certo che tali differenze si farebbero molto più evidenti in condiziooni di seeing meno che ottimale.

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MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 20:36 
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Appunto, la questione "diffraction limited" l'ho tirata fuori io argomentando esclusivamente la formula Argentieri, quindi cosa centrano le formule Ferreri e l'ingrandimento massimo con tale questione?

Secondo me è prorpio il contrario, per quella che è la mia esperienza il seeing fetente ha sempre appiattito le prestazioni, quindi se in due strumenti a medio ingrandimento non si rilevano differenze, ancor meno si rileverebbero con seeing scadente.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 11 ottobre 2016, 20:48 
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Angelo, il seeing non è forse un errore che si va a sommare a quello dell'ottica?

Avere un'ottica sul limite di diffrazione ed una sopra quel limite, benché non perfetta, implica certamente che in presenza di seeing non ottimale la prima scenda sotto il limite di diffrazione mentre la seconda possa rimanere sopra.

Il seeing NON appiattisce le prestazioni, questa è una affermazione talmente generica da non significare nulla.
Il seeing non consente di risolvere dettagli al di sotto del suo limite per cui livella le prestazioni risolutive di un diametro capace di tale risoluzione rispetto ad uno capace di risoluzione maggiore. Ergo di due diametri differenti.

A parità di diametro invece accade quanto ho detto sopra. Quando si parlò della Encke si affrontò anche questo discorso in maniera molto chiara.

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