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Autore Messaggio
MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 16:27 
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Iscritto il: lunedì 6 luglio 2009, 19:38
Messaggi: 3766
Località: via stella Anzio
Dai Kapp , io quando riprendo collimo a f20/25 e la differenza si vede. Quanti collimano il dobson al doppio del diametro?

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e ho visto i raggi b balenare nel buio


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MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 16:28 
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Iscritto il: giovedì 27 agosto 2009, 22:10
Messaggi: 1227
Kapp, al di là di facili (e inutili) ironie, credo che questa sia LA domanda. Sulla teoria e sui calcoli è facile non avere dubbi: matematica e fisica non sono un'opinione. Chiaramente, poi, la teoria va messa alla prova sulla realtà: ma credo che anche questo passaggio, sebbene meno ovvio, non manchi. Ma, appunto, LA domanda è: siamo certi che i nostri telescopi siano sempre in condizione di lavorare intorno alle specifiche teoriche? Per andare sul concreto: qualche anno fa ho collimato a dovere il doppietto del mio sessantino, che mostrava un fastidioso residuo di astigmatismo. Come da prassi ho ruotato tra loro crown e flint fino a trovare la posizione relativa migliore, facendo sparire l'astigmatismo e ottenendo una buonissima figura di diffrazione; il rapporto focale di quasi F/12 e il ridotto diametro fanno sì che il piccoletto lavori pressochè sempre alle specifiche teoriche per risoluzione e contrasto. Dando spesso la paga al 114/1000 di diametro quasi doppio e apparentemente sfidando la fisica... salvo che, quando la collimazione del 114 è PERFETTA e STABILE - perfetta, valutata sulla figura di diffrazione osservata ad almeno 300x ma anche più e curandone maniacalmente la simmetria - saltano fuori il doppio dei dettagli rispetto al 60 mm, come mi è capitato su Giove la scorsa opposizione.
Forse è anche per questo che un rifrattore di medio diametro "sembra" far vedere l'impossibile suscitando scalpore: ma i grandi specchi o, soprattutto, i catadiottrici sono sempre in condizione di lavorare al limite? Quel limite viene cercato?

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MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 16:28 
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Iscritto il: lunedì 19 gennaio 2009, 21:32
Messaggi: 2882
Località: LV426/Acheron
Angelo Cutolo ha scritto:
Poniamo che il tuo strumento abbia una strehl ratio del 99% (che per inciso vuol dire una correzione sul fronte d'onda pari a λ/62,5 RMS) e poniamo che il dob 300 f/5 sia solo al limite di diffrazione (il minimo sindacale) sempre sul fronte d'onda, ovvero λ/8 RMS il che corrisponde ad uno strehl ratio del 54% (invero un po scarso per gli standard moderni), quindi assumiamo che tutta la luce entro la "tacca di diffrazione" (quella data dallo strehl ratio) sia l'unica "valida"

Ehhh. dimentichi che pilo disco di Airy del 300 mm ha diametro metà di quello del 150 mm. Quindi anche se nel disco finisce solo il 54% della luce, nell'insieme di scisso più primo anello (cioè in uno spazio equivalente al solo disco del 150 mm) finisce comunque quasi tutta la luce.

cristiano c. ha scritto:
Dai Kapp , io quando riprendo collimo a f20/25 e la differenza si vede. Quanti collimano il dobson al doppio del diametro?

Cioè tu collimi a 300x? Io collimo al limite consentito dall'atmosfera. Di solito sui 500x, non sarà il doppio del diametro ma in assoluto collimare a 500x garantisce che la figura di diffrazione sia più piccola che collimando a 300x. Poi, a volte, si può salire. Marte l'ho osservato a 720x e collimato0 se non ricordo male a 900x.

Quando collimi a 300x quello che riesce i ad ottenere è che tutta la luce finisca dentro il disco di Airy. Quando si collima a 500x quello che si riesce a ottenere è che tutta la luce finisca dentro la tacca turbolenta. La seconda è più piccola della prima).

Ti inviterei a queste letture:
http://visualsky.blogspot.it/2010/10/qu ... della.html
http://visualsky.blogspot.it/2010/04/gr ... zione.html

Ci manca solo che vengano fuori vecchi miti, tipo che il fotone rifratto è meno perturbato di quello riflesso... ne avevamo sentite anche di queste.


Ultima modifica di Angelo Cutolo il martedì 28 giugno 2016, 23:17, modificato 1 volta in totale.
Uniti post consecutivi.


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MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 16:40 
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Iscritto il: giovedì 27 agosto 2009, 22:10
Messaggi: 1227
Credo che la "mitologia" c'entri poco... si tratta di far lavorare un grande diametro intorno alle sue specifiche teoriche con la stessa frequenza e affidabilità di un diametro minore. Allora e solo allora può aver senso la teoria: posso avere un diametro triplo di un altro, ma se non lo collimo con la stessa perfezione relativa usata per il diametro minore la teoria va bella che a farsi benedire... Poi è ovvio che verranno a dirti che un piccolo rifrattore "fa meglio" di un grosso dobson...

Tra l'altro:
xenomorfo ha scritto:
Di solito sui 500x, non sarà il doppio del diametro ma in assoluto collimare a 500x garantisce che la figura di diffrazione sia più piccola che collimando a 300x.


... Forse. Ma la mia modesta esperienza con il 114, la cui figura di diffrazione è certamente MOLTO più grande di quella di qualsiasi strumento di cui si parla qui, mi suggerisce che la collimazione non è questione di dimensioni (soltanto) ma soprattutto di simmetria. Se questa non è rispettata, anche di pochissimo, la risoluzione e il contrasto vanno SUBITO a farsi friggere, anche in un diametro così piccolo. Se il cielo non me lo permette, io cerco il limite collimando su stella artificiale: non mi accontento di qualcosa "meno" perchè quello è il limite dell'atmosfera. Bisogna arrivare al limite dello strumento... allora e solo allora ha senso fare confronti e considerazioni teoriche sul "si può vedere" o "non si può vedere"...

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MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 17:05 
Sembra di capire che i rifrattori siano al disopra di ogni legge fisica, mentre tutti i riflettori e catadiottrici sono sempre o quasi sempre scollimati a prescindere.


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MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 17:16 
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Iscritto il: martedì 28 novembre 2006, 9:31
Messaggi: 4096
Tipo di Astrofilo: Visualista
Ma io ho sempre ragionato che tanto più il diametro è grande e tanto più lavora lontano dal suo limite teorico, tanto meno ho bisogno di avere tolleranze strette a parità di ingrandimento con un tele più piccolo, a cui invece tiro il collo.
Infatti, il mio dobson a 50x mi da stelle puntiformi anche scollimato e non acclimatato, proprio perché sono lontanissimo dal suo limite teorico. Con un tele da 50mm dovrei invece essere perfetto anche 50x, per avere lo stesso risultato.
Dove sbaglio?

Considerato che a me in genere non piace andare sotto ad 1mm di p.u. che vantaggio reale e tangibile avrei a collimare a 600x? Guadagnerei concreti dettagli nell'osservazione a 200-300x? Eruditemi.

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Stefano
Binocoli: Nexus 100; Vortex Vulture 10x50; Pentax Papilio 6,5x21
Telescopi: Dobson GSO 300 deluxe; WO Zenithstar 66SD


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MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 17:21 
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Iscritto il: lunedì 19 gennaio 2009, 21:32
Messaggi: 2882
Località: LV426/Acheron
Un 400 mm potrà rendere:
- come un 400 il 5% dei casi
- come un 300 il 35% dei casi
- come un 200 il 40% dei casi
- come un 150 il restante 20%

Un 150 mm potrà rendere:
- come un 150 il 1005 dei casi.

E quindi è meglio 150 perché rende sempre la 100%? Niente affatto.

- nel 20% dei csi entrambi rendono come 150 mm
- nel 40% dei caso uno rende come 200 e l'altro come 150
- nel 35% dei casi uno rende come 300 e l'0altro sempre 150
- nel 5% dei casi uno rende al top e l'0altro resta fermo a 150.


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MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 17:30 
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Iscritto il: giovedì 27 agosto 2009, 22:10
Messaggi: 1227
Non capisco. Io ho detto una cosa semplicissima: se aumento il diametro perchè voglio vedere di più, devo mettere quel diametro in condizione di dare tutto quel che può dare, specie se ho intenzione di paragonarlo a un diametro minore che funziona SEMPRE alle specifiche teoriche. Che senso ha avere un diametro molto maggiore per poi dire "ma tanto anche se lo sfrutto all'1% è comunque migliore" del MOLTO più piccolo? Quante volte, poi, si sentono neofiti (o anche meno neofiti) "gasarsi" perchè con 200 mm o più vedono la Grande Macchia Rossa... e magari credono che chi, la stessa Macchia Rossa, la osserva e disegna in un 60 mm (orrore) magari acromatico (DOPPIO orrore...) ha le visioni? Ma è possibile che appena uno tenta di fare un minimo di ragionamento su queste cose parte la crociata contro il "rifrattorista" venditore di fumo e mitologia, oscurantista e contrario al Sacro Verbo della scienza? Scusate, eh, ma ogni tanto queste cose mi fanno un po' perdere la pazienza... Dopo va a finire, come giustamente è stato fatto notare più volte all'interno della discussione, che si arriva a censurare il dato storico di scoperte scientifiche oggettive per salvare il dogma teorico... Perdonate, ma lo trovo un metodo inaccettabile dal punto di vista della ragione.
Oh, insomma... quando ce vo', ce vo'...

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MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 17:41 
Mah, io ho un piccolo rifrattore apo 72mm, nel suo piccolo mi fornisce sempre delle belle immagini, ma non l'ho mai visto darmi immagini migliori di quelle che mi da sempre il newton 130mm, tanto per citarne uno.


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MessaggioInviato: martedì 28 giugno 2016, 17:50 
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Iscritto il: martedì 3 gennaio 2012, 5:56
Messaggi: 721
Località: Roma
Tipo di Astrofilo: Visualista
Mauro, stai dicendo che nel 5% delle tue serate osservative col 400mm raggiungi un seeing di 0, 3"?

No perchè io in 5 anni avrò trovato 5 o 6 serate da 0, 8". Stando a quanto dici un 200mm dovrebbe performare di più di un 150mm nel 50% dei casi invece nel 100% delle mie osservazioni il 140 ha sempre performato molto di più dei 235mm e, in verità, anche dei C11. Seeing, qualità, scollimazione, sono certo aspetti importanti. Non credo possano essere liquidati così alla leggera.

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Strehl number for my Tec is engraved on the internal rim of the first diffraction ring

Osservo con:

Rifrattore TEC140 APO su T-REX e treppiede Zeiss / EQ6-R
Zeiss Silvarem 6x30, Konus Japan 10x42, Fujinon 16x70
Lunt sl35hsa
ES 18mm 82°, Baader GO 5mm, Ortho UO 4mm, Ethos SX 4,7mm 110°, Swarovski zoom 7.7-23.1mm, Vixen LVW 3,5, Meade #140 barlow lens


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