Colore e/o b/n fra noi amatori equivale a confrontarci su immagini monocrome o LRGB e sue varianti
più complesse legate a combinazioni con filtri H-Alpha, OIII ecc.
Nella comunità accademica astronomica però vengono rifiutate misurazioni, stime, dati e
valori numerici ottenuti da immagini, grezze, realizzate nelle 3 o 4 bande colore dell'LRGB o RGB,
proprio perché, diversi anni fa sono state stabilite dall'IUA specifici criteri restrittivi per l'uso
esclusivo di particolari bande fotometriche in modo da ottenere sia il massimo delle informazioni possibili
e sia il contesto di uniformità e standardizzazione delle osservazioni.
Per questo semplice motivo che continuo a sostenere che le immagini LRGB o RGB amatoriali rimangono fini
a se stesse in Astronomia. Incontestabile che anche questa tipologia d'immagini abbiano la loro dose
d'informazione, ma non sono accettate. Tutto qui. Non lo dico io...
Nelle ultime survey dell'SDSS (fra l'altro sono a colori a differenza della vecchia DSS) sono state impiegate
nuove e più complesse bande, in quanto l'inevitabile progresso ha reso opportuno ampliare il raggio d'azione
delle informazioni ottenibili da queste immense banche dati; non certo quelle dell'LRGB.
Se vogliamo poi argomentare sulla scientificità del colore nella ricerca con tutto il suo significato, non c'è
problema, ma non mi sembra di aver scritto contrariamente sull'efficacia o non scientificità del colore
in Astronomia, me ne guardo bene perché d'altronde, e lo sappiamo bene tutti che l'Universo è... a colori:
come negarlo?
Cari saluti,
Danilo Pivato
Ringrazio Vaelgran e Nazareno per i loro interventi.