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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: venerdì 22 gennaio 2016, 18:48 
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Iscritto il: giovedì 27 agosto 2009, 22:10
Messaggi: 1227
...Ne sono convinto, cercavo di riportare una certa logica più o meno esplicitamente detta. Ma ci siamo chiariti, non è il caso di insistere oltre.

... Mi avete fatto venir voglia di tornare ad osservare: il che è sintomatico della "qualità" del topic. Magari stasera sfido il freddo e se il cielo rimane decente apro le danze con sua gassosità! :mrgreen:

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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: venerdì 22 gennaio 2016, 21:31 
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Iscritto il: venerdì 27 luglio 2007, 23:20
Messaggi: 10632
Località: Milano
Tipo di Astrofilo: Visualista
Raf584 ha scritto:
Andrea75 ha scritto:
ovviamente un newton dai 40 cm in su esige una montatura altazimutale...

fino a 40 cm il newton può benissimo essere equatoriale, ne ho usato uno per anni prima di trasferirmi dove sono ora, senza problemi di sorta.


:shock: come hai fatto? sinceramente, io ho visto un 20 e forse un 25 su eq, sono un "equatorialista", ma immaginarmi un newton di quella taglia su un equatoriale (parlando di osservazione visuale naturalmente) mi riesce davvero difficile.
è anni che non ho un newton - ricordo che avevo trovato una posizione dell'oculare che mi permetteva la maggior parte dei contorcimenti, ma dal balcone osservavi sempre nella stessa direzione (verso est - la migliore d'accordo) sinceramente non ricordo come si comportasse in altre zone, anche se l'ho portato in giro spesso - ad ogni modo era un 150 f5, decisamente corto... male che andasse potevo girare il tubo negli anelli (anche se tendenzialmente evitavo di farlo).

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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: venerdì 22 gennaio 2016, 23:37 
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Iscritto il: martedì 27 agosto 2013, 17:56
Messaggi: 931
Località: Mediolanum
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Capisco la tua perplessità ma un tempo strumenti di quella taglia su montatura alla tedesca erano tutt'altro che rari. Oggi non siamo più abituati a vederne ma ci sono ancora parecchi astrofili che li usano, soprattutto chi osserva o riprende i pianeti.

Io mi sono sempre trovato bene, il newton equatoriale è comodissimo, permette di osservare sempre in piedi evitando di chinare il collo o, peggio, la schiena, e portando l'oculare ogni volta nella posizione più comoda. Con un 40 cm occorre però una scaletta bassa su cui salire quando il tubo punta in alto, ma questo si fa anche coi dobson. Bisogna saper gestire lo strumento, quindi, ma devi considerare che chi fa hires osserva pochissimi oggetti la volta, in genere non più di due o tre e tutti lungo l'eclittica, preferibilmente attorno alla culminazione. Una volta che hai individuato la zona di cielo da osservare ci si organizza di conseguenza.

Ovvio che se uno vuole osservare di tutto un po' è preferibile avere un dobson che è decisamente più maneggevole, una montatura equatoriale complicherebbe troppo la vita, stesso discorso per chi usa il go-to, ruotando il tubo sul suo asse per cambiare posizione all'oculare si perderebbe la precisione di allineamento. Ma se osservi la Luna o pianeti il go-to non serve, basta l'inseguimento siderale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: sabato 23 gennaio 2016, 0:07 
fabio_bocci ha scritto:
Mah, la questione dell'allenamento nel percepire i dettagli confesso che non l'ho mai ben capita. Se uno non li vede come fa a vederli dopo un'allenamento? O si vedono oppure no... :look:

E' la tipica affermazione dei "guru" :mrgreen:. Lo fanno per sentirsi "importanti" :mrgreen: :mrgreen: .
In realtà molto spesso, più di quanto riusciamo ad ammettere, accade esattamente il contrario: la troppa assuefazione ci porta a prestare poca attenzione e a sorvolare sui dettagli. Un neofita raramente fa di questi errori, entusiasta com'è dell'osservazione :wink: .


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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: sabato 23 gennaio 2016, 9:45 
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Iscritto il: venerdì 27 luglio 2007, 23:20
Messaggi: 10632
Località: Milano
Tipo di Astrofilo: Visualista
@raf
volevo caricare un'immagine con la posizione che usavo sul newton, ma non ricordo più come si fa :matusa: amen non è essenziale. in effetti nelle condizioni osservative che descrivi tu, basta scegliere la posizione ideale dell'oculare in relazione all'oggetto e alla zona di cielo e il gioco è fatto.

@renato

la mia condizione tipo con il "neofita" o con l'osservatore occasionale di fronte a soggetti anche piuttosto "significativi" è questa

Y: non vedi il dettaglio x?
N:no
Y: si guarda un po' più a destra del centro del disco del pianet.
N: si
Y: ok adesso vedi le bande centrali? ci sono delle strisce colorate
N: si più o meno (siamo magari a 300x)
Y: come più o meno? metti a fuoco devi vedere tutto nitido, i contorni del pianeta devono essere netti
N: mmm
Y: com'è la tua vista?
N: mi mancano 4 diottrie
Y: ottimo! come me aspetta che metto a fuoco io.
...
Y: si era un po' fuori fuoco, prova adesso
N: si dicevi...?
Y: allora le vedi le bande adesso? in mezzo al pianeta, come se tracciassero il diametro.
N: si ok
Y: ecco allora un po' a destra non troppo verso il bordo sulla banda superiore non vedi un dischetto nero? (ombra del satellite)
N: mmm mah non so forse...
Y: aspetta ... si è a fuoco, riprova
N: mah non sono sicuro... si forse si.
Y: ecco! quella è l'ombra di un satellite in transito sul pianeta!!! ma ci pensi?
N: si bello, mi offri un decafeinato?

l'ho messa in burletta, ma il più delle volte è così, almeno con l'occasionale. il punto non è tanto che i dettagli ci sono o non ci sono, che è indubbio, ma che la percezione non è un fenomeno passivo, la si addestra così come l'attenzione e la concentrazione. l'occhio vede ma la mente non registra: a volte basta perfino dare un nome alle cose per rendersi conto che ci sono.

ci sono anche delle belle pagine di Feyerabend in "Contro il metodo" che descrivono il processo di apprendimento necessario a leggere un'immagine all'oculare - addirittura racconta di un'osservazione pubblica di Galileo in cui l'unico a vedere quello che c'era da vedere era lui, gli altri non vedevano un tubo, magari avevano diottrie diverse dalle sue, magari non sapevano posizionare bene l'occhio, magari non sapevano come leggere le immagini che vedevano (del resto Galileo aveva un "dobson" su altazimutale che richiedeva l'inseguimento a mano sui due assi con un campo visivo minuscolo :mrgreen: )

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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: sabato 23 gennaio 2016, 10:35 
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Iscritto il: mercoledì 15 ottobre 2008, 17:01
Messaggi: 20265
Località: Firenze
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Renato C ha scritto:
fabio_bocci ha scritto:
Mah, la questione dell'allenamento nel percepire i dettagli confesso che non l'ho mai ben capita. Se uno non li vede come fa a vederli dopo un'allenamento? O si vedono oppure no... :look:

E' la tipica affermazione dei "guru" :mrgreen:. Lo fanno per sentirsi "importanti" :mrgreen: :mrgreen: .

Direi invece che è la tipica affermazione del naif. Quello che tutti vedono subito non mi fa certo diventare importante, casomai il contrario. Quando mostro a mia moglie (che non è affatto una astrofila appassionata) qualcosa al telescopio e le dico "Osserva la presenza..." le mi dice che lo ha già visto.
Per la verità più che un guru mi sentirei uno sfigato, vedendo la ricchezza di particolari che viene riportata dagli altri, che invece io vedo molto raramente se non mai. Ad esempio i particolari dei disegni riportati da Kappotto non li ho mai visti con strumenti analoghi. Ma non mi sognerei mai di dire che sono disegni fasulli, penso invece di essere sfigato io oppure che il seeing da casa mia è sempre peggiore di quello.

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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: sabato 23 gennaio 2016, 10:59 
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Iscritto il: giovedì 27 agosto 2009, 22:10
Messaggi: 1227
Che "fa" è l'assiduità osservativa. Più guardi, più vedi: tutta la storia dell'astronomia planetaria lo mostra chiaramente. Ma la semplice pratica lo mostra chiaramente: provate a seguire l'opposizione di un pianeta esterno più continuativamente che potete e vedrete voi stessi... Non bisogna dare giudizi affrettati dettati dall'ignoranza: confrontatevi con la pratica osservativa, concentratevi sull'immagine, disegnate. E vi accorgerete da voi che gli ultimi disegni che fate saranno diversi dai primi, e vedrete di più e più facilmente. Osservare i pianeti non vuol dire buttare l'occhio nel telescopio "una tantum": vuol dire osservare, più che si può, tutte le volte che si può. Concentrarsi sull'immagine, memorizzarla e provare a riprodurla rispettandone fedelmente le proporzioni, le sfumature, le intensità relative dei dettagli... Se fate questo lavoro altrochè se noterete differenze... Ma probabilmente è proprio la mancanza di questo allenamento a generare l'illusione per cui "se non vedo è perchè non ho abbastanza diametro". Poi si sente chi si lamenta perchè non vede la Grande Macchia Rossa con un newton da 200 mm... :roll: ...
Caso pratico: la mia personale esperienza con Saturno visto nel modesto sessantino. Per oltre 20 anni non sono andato più in là del cogliere l'anello staccato dal globo, pur con una certa "tridimensionalità" (il globo è una sfera, non un disco piatto, lo si intuisce). Una certa sera, dopo che da qualche tempo avevo ripreso a guardare i pianeti un po' più assiduamente (mi ero concentrato sull'opposizione di Marte del 2010 e poi su quella del 2012 e analogamente con Giove), riprendendo proprio il lavoro di cui parlo che è innanzitutto un lavoro di attenzione, durante l'opposizione del 2010 mi sono accorto che la "linea" disegnata dall'anello ancora di taglio produceva un segmento finissimo e nero passando davanti al pianeta: e ho "scoperto" l'ombra degli anelli. Nel 2013, poi, in una sera di discreta trasparenza e buon seeing, con gli anelli un po' più aperti mi sono accorto che la loro "periferia" era più scura della parte interna, con un limite netto tra le due zone. Non ci avevo mai fatto caso, perchè davo per scontato che il sessantino non potesse mostrare la differenza di luminosità tra anello A e anello B, finchè non l'ho "scoperta". Ma ci è voluto un allenamento per farlo. Il passo successivo è stato la divisione di Cassini, che con gli anelli ben aperti come in questi anni vedo regolarmente.
Per contro devo ancora imparare ad osservare Venere: i cui chiaroscuri superficiali sono stati visti per la prima volta, storicamente, proprio con rifrattori da 60 o poco più mm. Per ora io non vado oltre la percezione della fase e dell'oscuramento al terminatore.

Galileo ha certamente fatto un percorso la cui mancanza impediva alla gente "normale" di vedere come lui vedeva: dando in parte ragione ai suoi detrattori che, giustamente, "non vedevano" ciò che ritenevano non esistere, precludendosi quindi la possibilità di imparare a vederlo. Mutatis mutandis: se, poniamo, io "so" che il sessantino non mostra (per definizione) la divisione di Cassini o la GMR certamente non le vedrò mai... Ma nemmeno imparerò a vederle...
Cioè, detto in altri termini: non sarò in grado di sfruttare il limite osservativo concesso dal mio strumento - si tratti del piccolo o del grande diametro. Mi ci vorranno 250 mm per vedere quanto altri vedranno regolarmente in 100, a causa della mancanza di allenamento del sistema occhio-cervello.

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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: sabato 23 gennaio 2016, 11:06 
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Io non mi sento nè guru nè naif, peró vi assicuro che quello che vedo dopo dieci osservazioni consecutive durante un'opposizione, è molto di più di quel che vedo alla prima osservazione.


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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: sabato 23 gennaio 2016, 11:08 
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... ti invidio il dono della sintesi... :mrgreen: ... hai detto la stessa cosa che ho detto io in un ventesimo delle parole che ho usato io...

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 Oggetto del messaggio: Re: Il diametro conta
MessaggioInviato: sabato 23 gennaio 2016, 11:19 
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... ecco, questo dà un'idea di cosa vuol dire osservare i pianeti: è una lettura MOLTO istruttiva...

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