Il tempo di acclimatamento di un tripletto spaziato in olio è la sua vera arma vincente che, con la particolare conformazione della cella che non costringe le lenti per mantenerna l'allineamento, come nel TEC, garantisce da subito una immagine veramente ottima. I CFF ad esempio hanno le viti di centraggio a 120 gradi quindi pur spaziati in olio presumo possano avere più problemi durante il raggiungimento della temperatura, dove invece in un tripletto in olio con cellca termocompensata quasi non ti accorgi della differenza tra prima e dopo.
La differenza in trasmissione di un doppietto vs un tripletto è pura leggenda, o almeno lo è in tempi odierni e con gli odierni trattamenti, e questo, pur variando da modello a modello in quanto non può essere una regola generale, lo posso affermare per esperienza diretta.
Riguardo all'fs128 questa estate ne avevo uno a fianco del TEC140. su Saturno le differenze erano veramente mjnimali seppur percettibili, mentre la grossa differenza si è rivelata sulla doppia epsilon bootis, sembrava un'altra stella.
Insomma io credo che i parametri nella scelta di un rifrattore siano veramente molti e non necessariamente legati strettamente alle sue prestazioni.
Per me la velocità di acclimatamento per esempio è stata decisiva e probabilmente avrei potuto spendere la metà se vi avessi rinunciato.
Il doppietto da 152 f8 di APM ad esempio mi ha mostrato un tempo di acclimatamento circa tre volte quello del TEC140 ma, soprattutto, le immagini planetarie non erano buone fino alla termostatazione, mentre erano ottime e a tratti superiori a quelle del TEC ad acclimatamento terminato, solo che nella mia scala di valori le due cose avevano pesi molto differenti tra di loro.
Buona febbre da lente
