Prima di rispondere sulle questioni della produzione industriale degli specchi, ecc, vorrei prima dare un chiarimento sulla "misura" della correzione ottica, così da utilizzare poi gli stessi termini, innanzitutto quanto indicato da ulisse031 sulle correzioni (1/4, 1/10λ) e inteso come P/V ovvero il massimo errore ammesso "picco-valle" rispetto alla forma "teorica" (quella perfetta per intenderci) questo valore di correzione viene utilizzato ormai solo in ambito pubblicitario-commerciale perché quasi inutile e comunque sicuramente fuorviante, perché eppunto riguarda l'errore massimo misurato sullo specchio/lente, ma non da informazioni sufficienti sulla qualità globale di questo, per assurdo se avessimo ad esempio due specchi, uno praticamente perfetto (per dire 1/50λ) su tutta la sua superficie, ma con un singolo (e ripeto singolo) errore pari a 1/2λ P/V, ed un'altro con un errore massimo di 1/4λ ma con svariati punti ad'un 1/4λ, quindi il primo verrebbe "pubblicizzato" come 1/2λ P/V ed il secondo come un 1/4λ P/V, ma secondo voi quale dei due darebbe le immagini migliori?
Il metodo di misura attualmente utilizzato, il quale da un indizio abbastanza varitiero sulla qualità globale dello specchio/lente è il valora 1/λ RMS (RMS = valore quadratico medio) calcolato direttamente sul fronte d'onda, in pratica si misura direttamente il fronte d'onda restituito da un sistema ottico (quindi se un newton, del primario + secondario + varie scollimazioni meccaniche, se ci sono; se è un rifrattore, di tutte le lenti che costituiscono l'obiettivo + relative eventuali scollimazioni, se ci sono), in svariati punti e tramite il valore quadratico medio (vedete su wiki "Teoria degli errori"), si calcola la deviazione standard dal valore perfetto, in questo caso si considera un sistema ottico "diffraction limited" a partire almeno da 1/8λ RMS sul fronte d'onda, per ulteriore info questo articolo sul sito Northek lo trovo illuminante ►
http://www.northek.it/ArgTech.cfm?ID=18Altra misura "globale" che deriva direttamente da quest'ultima (e quindi parimenti veritiera) e lo
Strehl Ratio, che fondamentalmente dice quanta percentuale della luce incidente, viene focalizzata nel disco di Airy, maggiore è la percentuale, migliore è l'ottica e questa viene considerata "diffraction limited" quando tale valore è pari o superiore all'80%
Detto questo, da qui in poi io con detti valori mi riferirò sempre a "
1/λ RMS wavefront" oppure allo "
Strehl Ratio"
Quando dico che l'attuale produzione (salvo marchi strani) soprattutto di specchi è ormai plafonata su livelli di correzione pressocché "diffraction limited", intendo che attualmente ci sono tre grandi produttori di ottiche che forniscono grandissima parte del mercato mondiale di strumenti astronomici (e non solo), gli altri sono perlopiù produttori di "nicchia" con relativi costi di nicchia.
Uno di questi grandi produttori e Synta, che possiede il marchio Celestron, Tasco, Orion, Skywatcher ed altri "minori", questi hanno numeri di produzione enormi, le ottiche (sia lenti che specchi) sono fatte con macchianari a controllo numerico dal costo enorme (ma che si possono appunto permettere vista la loro economia di scala basata su grandissimi numeri), ma anche dalla precisione altissima, le differenze di correzione ottica (casi sfortunati a parte) sono dovuti soprattutto al tasso di cambio degli utensili (quelli che lavorano fisicamente le ottiche), in pratica solitamente il lotto lavorato con utensili nuovi, appena cambiati, avranno una correzione maggiore, il lotto lavorato con utensili a "fine vita", avranno ovviamente una correzione minore, ma mai sotto uno standard minimo; in pratica sono le macchine a fare tutto, quindi difficile che gli vengano male.
Va detto che il difetto principale di queste ottiche è la mancanza di una buona "lucidatura" (questa riduce lo scattering e migliora il microcontrasto), poiché escono così dalla mancchina e non vengono ulteriormente rifinite con la cosiddetta superlucidatura, questo perché ci sarebbe un aumento dei costi (questa ulteriore lavorazione oltre ad essere delicata, porta via molte ore di lavoro) non giustificato per il target a cui è orientata la gran parte della produzione; infatti tale lavorazione aggiuntiva la fanno solo i produttori di "nicchia" che si rivolgono mediamente ad un target piu elevato od a quelli che si rivolgono ad'un traget ultrabasso (quella realmente dei telescopi giocattolo).
Quello che da problemi solitamente nei prodotti di massa è il controllo qualità un po latitante, ma non per le ottiche (che normalmente sono le parti riuscite meglio del telescopio, ma soprattutto le meccaniche, come tubi calandrati e non rettificati, se non addirittura tagliati storti "a fetta di salame", viteria fissata dentro a forza lì, lì per spanarsi, sistemi di collimazione che non tengono, celle portaspecchio che flettono, o celle portalenti in plastica con distanziatori in gomma, ecc, ecc, ecc.
In breve in un telescopio 99 volte su 100, l'ottica è l'ultimo dei problemi; giusto per fare due numeri velocissimi come ultimo esempio diretto fatto su un mio strumento, io posseggo un rifrattorino apo della Astrotech ora Officina Stellare (in Nano in firma), con il celeberrimo tripletto Lomo 80 mm f/6, ha una correzione 1/62λ RMS wavefront ha prestazioni eccezionali per un 80ino, eppure quando lo utilizzai appena appena scollimato, rendeva (provato fianco a fianco) si e no come un altro celeberrimo 80ino, ovvero il Konus Vista 80 mm f/5, ovvero un nanetto acromatico ultracorto da usare mai oltre i 100x a meno di non voler far apparire dei poltergeist multicolori, quindi potete capire che basta una piccola scollimazione (che sia angolare, o di assi ottici non coincidenti o di diastanze sbagliate, poco importa) per rovinare le performance anche dell'ottica meglio lavorata, pensate piu alla qualità meccanica che a quella ottica.