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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: secondo telescopio
MessaggioInviato: lunedì 10 agosto 2015, 6:35 
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Iscritto il: lunedì 3 dicembre 2012, 20:09
Messaggi: 1503
Caro Ulisse,
quello che hai detto è una tua ipotesi ed è probabile che corrisponda al vero. Ti ringrazio per la risposta, ma mi piacerebbe avere qualche dato più preciso che giustifichi la differenza dei costi, visto che, nel caso da me citato , ad esempio, è più del doppio.
Comunque, grazie ugualmente, Ulisse.


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 Oggetto del messaggio: Re: secondo telescopio
MessaggioInviato: lunedì 10 agosto 2015, 7:46 
ulisse031 ha scritto:
Spesso invece la differenza di costo fra una marca e l'altra è proprio nello specchio.
Il VX10 vanta sulla carta (mai provato sigh :cry: )una lavorazione ad 1/10 di lambda contro al classico 1/4 lambda dello skywatcher...

La differenza di costo è dovuta a molti altri fattori molto meno visibili all'utente, ma molto più importanti ai fini del prezzo, come i maggiori costi di commercializzazione e i maggiori o minori volumi di vendita. La lavorazione dello specchio, ammesso e non concesso che sia visibilmente superiore, non è così influente sul prezzo finale.
E poi è praticamente impossibile distinguere visualmente uno specchio 1/4 lambda da uno 1/10 lambda, in proposito sono stati effettuati numerosi test di confronto.
Questo esempio riportato nel sito della Orion, http://www.orionoptics.co.uk/OPTICS/pvexplained.html si riferisce al risultato fotografico, visualmente sarebbero indistinguibili l'uno dall'altro. "Diffraction limited" significa appunto che la lavorazione ottica minima (1/4 lambda) è appunto sempre superiore alla capacità risolutiva massima dell'occhio.


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 Oggetto del messaggio: Re: secondo telescopio
MessaggioInviato: lunedì 10 agosto 2015, 8:07 
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Iscritto il: lunedì 3 dicembre 2012, 20:09
Messaggi: 1503
Ciao Renato,
questa tua esposizione, unitamente anche a quella di Ulisse, concorre in maniera comprensibile e sostanzialmente veritiera, a individuare le ragioni che causano differenze di prezzo, anche notevoli, tra riflettori all'aspetto esterno uguali. Deduco perciò che prima di effettuare un acquisto di un tele del genere, bisogna essere in grado di fare varie considerazioni, basandosi su tutto quello che, almeno visivamente, appare e ci risulta comprensibile. Perciò, acquistare un Newton che soddisfi il più possibile le nostre esigenze, non è cosa molto facile, che richiederebbe cognizioni superiori a quelle di un neofita.
Grazie e cari saluti.


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 Oggetto del messaggio: Re: secondo telescopio
MessaggioInviato: lunedì 10 agosto 2015, 8:13 
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Iscritto il: martedì 28 luglio 2015, 8:01
Messaggi: 19
Località: Brescia
Ragazzi volevo farvi i complimenti siete bravissimi in materia siete professionisti sonp contento di avere la possibilità di seguire il discorso anche se non sono così esperto ...non sapevo di dover considerare tante cose prima dell acquisto di inun telescopioo cerco qualcuno che abbia un dobson skywatcher 300 mm 1200 ...


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 Oggetto del messaggio: Re: secondo telescopio
MessaggioInviato: lunedì 10 agosto 2015, 12:27 
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Iscritto il: sabato 11 febbraio 2006, 12:43
Messaggi: 16148
Località: Milano
Tipo di Astrofilo: Visualista
Prima di rispondere sulle questioni della produzione industriale degli specchi, ecc, vorrei prima dare un chiarimento sulla "misura" della correzione ottica, così da utilizzare poi gli stessi termini, innanzitutto quanto indicato da ulisse031 sulle correzioni (1/4, 1/10λ) e inteso come P/V ovvero il massimo errore ammesso "picco-valle" rispetto alla forma "teorica" (quella perfetta per intenderci) questo valore di correzione viene utilizzato ormai solo in ambito pubblicitario-commerciale perché quasi inutile e comunque sicuramente fuorviante, perché eppunto riguarda l'errore massimo misurato sullo specchio/lente, ma non da informazioni sufficienti sulla qualità globale di questo, per assurdo se avessimo ad esempio due specchi, uno praticamente perfetto (per dire 1/50λ) su tutta la sua superficie, ma con un singolo (e ripeto singolo) errore pari a 1/2λ P/V, ed un'altro con un errore massimo di 1/4λ ma con svariati punti ad'un 1/4λ, quindi il primo verrebbe "pubblicizzato" come 1/2λ P/V ed il secondo come un 1/4λ P/V, ma secondo voi quale dei due darebbe le immagini migliori?
Il metodo di misura attualmente utilizzato, il quale da un indizio abbastanza varitiero sulla qualità globale dello specchio/lente è il valora 1/λ RMS (RMS = valore quadratico medio) calcolato direttamente sul fronte d'onda, in pratica si misura direttamente il fronte d'onda restituito da un sistema ottico (quindi se un newton, del primario + secondario + varie scollimazioni meccaniche, se ci sono; se è un rifrattore, di tutte le lenti che costituiscono l'obiettivo + relative eventuali scollimazioni, se ci sono), in svariati punti e tramite il valore quadratico medio (vedete su wiki "Teoria degli errori"), si calcola la deviazione standard dal valore perfetto, in questo caso si considera un sistema ottico "diffraction limited" a partire almeno da 1/8λ RMS sul fronte d'onda, per ulteriore info questo articolo sul sito Northek lo trovo illuminante ► http://www.northek.it/ArgTech.cfm?ID=18
Altra misura "globale" che deriva direttamente da quest'ultima (e quindi parimenti veritiera) e lo Strehl Ratio, che fondamentalmente dice quanta percentuale della luce incidente, viene focalizzata nel disco di Airy, maggiore è la percentuale, migliore è l'ottica e questa viene considerata "diffraction limited" quando tale valore è pari o superiore all'80%

Detto questo, da qui in poi io con detti valori mi riferirò sempre a "1/λ RMS wavefront" oppure allo "Strehl Ratio"


Quando dico che l'attuale produzione (salvo marchi strani) soprattutto di specchi è ormai plafonata su livelli di correzione pressocché "diffraction limited", intendo che attualmente ci sono tre grandi produttori di ottiche che forniscono grandissima parte del mercato mondiale di strumenti astronomici (e non solo), gli altri sono perlopiù produttori di "nicchia" con relativi costi di nicchia.
Uno di questi grandi produttori e Synta, che possiede il marchio Celestron, Tasco, Orion, Skywatcher ed altri "minori", questi hanno numeri di produzione enormi, le ottiche (sia lenti che specchi) sono fatte con macchianari a controllo numerico dal costo enorme (ma che si possono appunto permettere vista la loro economia di scala basata su grandissimi numeri), ma anche dalla precisione altissima, le differenze di correzione ottica (casi sfortunati a parte) sono dovuti soprattutto al tasso di cambio degli utensili (quelli che lavorano fisicamente le ottiche), in pratica solitamente il lotto lavorato con utensili nuovi, appena cambiati, avranno una correzione maggiore, il lotto lavorato con utensili a "fine vita", avranno ovviamente una correzione minore, ma mai sotto uno standard minimo; in pratica sono le macchine a fare tutto, quindi difficile che gli vengano male. :mrgreen:
Va detto che il difetto principale di queste ottiche è la mancanza di una buona "lucidatura" (questa riduce lo scattering e migliora il microcontrasto), poiché escono così dalla mancchina e non vengono ulteriormente rifinite con la cosiddetta superlucidatura, questo perché ci sarebbe un aumento dei costi (questa ulteriore lavorazione oltre ad essere delicata, porta via molte ore di lavoro) non giustificato per il target a cui è orientata la gran parte della produzione; infatti tale lavorazione aggiuntiva la fanno solo i produttori di "nicchia" che si rivolgono mediamente ad un target piu elevato od a quelli che si rivolgono ad'un traget ultrabasso (quella realmente dei telescopi giocattolo).

Quello che da problemi solitamente nei prodotti di massa è il controllo qualità un po latitante, ma non per le ottiche (che normalmente sono le parti riuscite meglio del telescopio, ma soprattutto le meccaniche, come tubi calandrati e non rettificati, se non addirittura tagliati storti "a fetta di salame", viteria fissata dentro a forza lì, lì per spanarsi, sistemi di collimazione che non tengono, celle portaspecchio che flettono, o celle portalenti in plastica con distanziatori in gomma, ecc, ecc, ecc.

In breve in un telescopio 99 volte su 100, l'ottica è l'ultimo dei problemi; giusto per fare due numeri velocissimi come ultimo esempio diretto fatto su un mio strumento, io posseggo un rifrattorino apo della Astrotech ora Officina Stellare (in Nano in firma), con il celeberrimo tripletto Lomo 80 mm f/6, ha una correzione 1/62λ RMS wavefront ha prestazioni eccezionali per un 80ino, eppure quando lo utilizzai appena appena scollimato, rendeva (provato fianco a fianco) si e no come un altro celeberrimo 80ino, ovvero il Konus Vista 80 mm f/5, ovvero un nanetto acromatico ultracorto da usare mai oltre i 100x a meno di non voler far apparire dei poltergeist multicolori, quindi potete capire che basta una piccola scollimazione (che sia angolare, o di assi ottici non coincidenti o di diastanze sbagliate, poco importa) per rovinare le performance anche dell'ottica meglio lavorata, pensate piu alla qualità meccanica che a quella ottica.

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Il Cielo a domicilio
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Newton: Barile 400/1830 mm; Obice 200/1650 mm; Bidoncino 114/1300 mm solarizzato. •• Rifrattori: Nano apo 80/480 mm; Milo acro 76/1400 mm; 60ino acro 60/700 mm. •• Catadiottrici: C8 xlt. •• Binocoli: Docter Aspectem 40x80 ED, William Optics 22x70 ED, Vixen Ultima 8x56, Nikon Action EX 16x50, Canon 10x30 IS II, Vortex Vanquish 8x26, Ibis Horus 5x25, Pentax Papilio 6,5x21, Orion 2x54.


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 Oggetto del messaggio: Re: secondo telescopio
MessaggioInviato: lunedì 10 agosto 2015, 13:22 
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Iscritto il: lunedì 6 luglio 2009, 19:38
Messaggi: 3766
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prendi il maggior diametro che puoi, già tra il tuo strumento e un 200 c'è un abisso , soprattutto nelle giornate come ieri ( seeing 5/5 ) uno strumento più grande (se non è uscito male) permette di ingrandire di più , ma deve essere sempre al meglio. ti riporto la situazione che si è verificata ieri notte, eravamo ad una serata pubblica con quattro telescopi, un megrez con oculare nagler, un c8 nextar con oculare di serie, un c11 arancione con ventole e oculare hyperion da 13 mm, e un dobson sw 35cm e oculare ES da 20mm
la visione migliore era nel c11 perché collimato e portato a temperatura, il dobson che avrebbe potuto essere migliore era scollimato e quindi non poteva ingrandire più di tanto , il megrez soffriva di poca luce rispetto al c11 , il c8 poteva competere col megrez solo perché prende più luce ma è azzoppato dall' oculare scadente. nel c11 saturno era fotografico , cassini risolta in tutta la sua interezza, ombra del pianeta sugli anelli chiaramente visibile e anelo c visibile sul pianeta, comunque si era in situazione urbana con il pianeta basso.
il miglior saturno di questo anno l'ho visto a seicento ingrandimenti in un dobson da 40 cm a campo catino , si vedeva così
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anzi meglio perché i colori erano molto evidenti , ma con questa luminosità e grandezza .

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e ho visto i raggi b balenare nel buio


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 Oggetto del messaggio: Re: secondo telescopio
MessaggioInviato: lunedì 10 agosto 2015, 13:34 
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Iscritto il: lunedì 3 dicembre 2012, 20:09
Messaggi: 1503
Angelo Cutolo ha scritto:
Prima di rispondere sulle questioni della produzione industriale degli specchi, ecc, vorrei prima dare un chiarimento sulla "misura" della correzione ottica, così da utilizzare poi gli stessi termini, innanzitutto quanto indicato da ulisse031 sulle correzioni (1/4, 1/10λ) e inteso come P/V ovvero il massimo errore ammesso "picco-valle" rispetto alla forma "teorica" (quella perfetta per intenderci) questo valore di correzione viene utilizzato ormai solo in ambito pubblicitario-commerciale perché quasi inutile e comunque sicuramente fuorviante, perché eppunto riguarda l'errore massimo misurato sullo specchio/lente, ma non da informazioni sufficienti sulla qualità globale di questo, per assurdo se avessimo ad esempio due specchi, uno praticamente perfetto (per dire 1/50λ) su tutta la sua superficie, ma con un singolo (e ripeto singolo) errore pari a 1/2λ P/V, ed un'altro con un errore massimo di 1/4λ ma con svariati punti ad'un 1/4λ, quindi il primo verrebbe "pubblicizzato" come 1/2λ P/V ed il secondo come un 1/4λ P/V, ma secondo voi quale dei due darebbe le immagini migliori?
Il metodo di misura attualmente utilizzato, il quale da un indizio abbastanza varitiero sulla qualità globale dello specchio/lente è il valora 1/λ RMS (RMS = valore quadratico medio) calcolato direttamente sul fronte d'onda, in pratica si misura direttamente il fronte d'onda restituito da un sistema ottico (quindi se un newton, del primario + secondario + varie scollimazioni meccaniche, se ci sono; se è un rifrattore, di tutte le lenti che costituiscono l'obiettivo + relative eventuali scollimazioni, se ci sono), in svariati punti e tramite il valore quadratico medio (vedete su wiki "Teoria degli errori"), si calcola la deviazione standard dal valore perfetto, in questo caso si considera un sistema ottico "diffraction limited" a partire almeno da 1/8λ RMS sul fronte d'onda, per ulteriore info questo articolo sul sito Northek lo trovo illuminante ► http://www.northek.it/ArgTech.cfm?ID=18
Altra misura "globale" che deriva direttamente da quest'ultima (e quindi parimenti veritiera) e lo Strehl Ratio, che fondamentalmente dice quanta percentuale della luce incidente, viene focalizzata nel disco di Airy, maggiore è la percentuale, migliore è l'ottica e questa viene considerata "diffraction limited" quando tale valore è pari o superiore all'80%

Detto questo, da qui in poi io con detti valori mi riferirò sempre a "1/λ RMS wavefront" oppure allo "Strehl Ratio"


Quando dico che l'attuale produzione (salvo marchi strani) soprattutto di specchi è ormai plafonata su livelli di correzione pressocché "diffraction limited", intendo che attualmente ci sono tre grandi produttori di ottiche che forniscono grandissima parte del mercato mondiale di strumenti astronomici (e non solo), gli altri sono perlopiù produttori di "nicchia" con relativi costi di nicchia.
Uno di questi grandi produttori e Synta, che possiede il marchio Celestron, Tasco, Orion, Skywatcher ed altri "minori", questi hanno numeri di produzione enormi, le ottiche (sia lenti che specchi) sono fatte con macchianari a controllo numerico dal costo enorme (ma che si possono appunto permettere vista la loro economia di scala basata su grandissimi numeri), ma anche dalla precisione altissima, le differenze di correzione ottica (casi sfortunati a parte) sono dovuti soprattutto al tasso di cambio degli utensili (quelli che lavorano fisicamente le ottiche), in pratica solitamente il lotto lavorato con utensili nuovi, appena cambiati, avranno una correzione maggiore, il lotto lavorato con utensili a "fine vita", avranno ovviamente una correzione minore, ma mai sotto uno standard minimo; in pratica sono le macchine a fare tutto, quindi difficile che gli vengano male. :mrgreen:
Va detto che il difetto principale di queste ottiche è la mancanza di una buona "lucidatura" (questa riduce lo scattering e migliora il microcontrasto), poiché escono così dalla mancchina e non vengono ulteriormente rifinite con la cosiddetta superlucidatura, questo perché ci sarebbe un aumento dei costi (questa ulteriore lavorazione oltre ad essere delicata, porta via molte ore di lavoro) non giustificato per il target a cui è orientata la gran parte della produzione; infatti tale lavorazione aggiuntiva la fanno solo i produttori di "nicchia" che si rivolgono mediamente ad un target piu elevato od a quelli che si rivolgono ad'un traget ultrabasso (quella realmente dei telescopi giocattolo).

Quello che da problemi solitamente nei prodotti di massa è il controllo qualità un po latitante, ma non per le ottiche (che normalmente sono le parti riuscite meglio del telescopio, ma soprattutto le meccaniche, come tubi calandrati e non rettificati, se non addirittura tagliati storti "a fetta di salame", viteria fissata dentro a forza lì, lì per spanarsi, sistemi di collimazione che non tengono, celle portaspecchio che flettono, o celle portalenti in plastica con distanziatori in gomma, ecc, ecc, ecc.

In breve in un telescopio 99 volte su 100, l'ottica è l'ultimo dei problemi; giusto per fare due numeri velocissimi come ultimo esempio diretto fatto su un mio strumento, io posseggo un rifrattorino apo della Astrotech ora Officina Stellare (in Nano in firma), con il celeberrimo tripletto Lomo 80 mm f/6, ha una correzione 1/62λ RMS wavefront ha prestazioni eccezionali per un 80ino, eppure quando lo utilizzai appena appena scollimato, rendeva (provato fianco a fianco) si e no come un altro celeberrimo 80ino, ovvero il Konus Vista 80 mm f/5, ovvero un nanetto acromatico ultracorto da usare mai oltre i 100x a meno di non voler far apparire dei poltergeist multicolori, quindi potete capire che basta una piccola scollimazione (che sia angolare, o di assi ottici non coincidenti o di diastanze sbagliate, poco importa) per rovinare le performance anche dell'ottica meglio lavorata, pensate piu alla qualità meccanica che a quella ottica.

Superba esposizione la tua, Angelo. Ricca di contenuti e completa per quel che riguarda tutte le variabili in gioco. Dalla loro combinazione (gli specchi non c'entrano molto, perché la loro fabbricazione li rende praticamente omogenei, salva la superlucidatura a fine costruzione) deriva la differenza di prezzo fra due Newton apparentemente uguali.
Grazie e complimenti.


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