Simone Martina ha scritto:
Sul comfort dell'attrezzatura ci può stare ma l'osservatore
Un aneddoto racconta che una giornalista chiese ad Edward E. Barnard come si riscaldassero gli astronomi durante le osservazioni nelle rigide notti invernali e lui rispose "Semplicemente non lo fanno".
Il telescopio deve essere alla temperatura dell'ambiente esterno, altrimenti si creano turbolenze dovute al modo dell'aria calda che entra (estate) o esce (inverno) dalla specola. Se guardate le cupole del VLT all'ESO sono piene di feritoie e sistemi di ventilazione.
L'unico scopo della cupola è quindi proteggere lo strumento.
Non lo fanno semplicemente perché non ce n'è bisogno. Quando si fanno le osservazioni la cupola è completamente chiusa, salvo la finestra di osservazione, ma anche questa può e deve essere regolata all'apertura minima indispensabile alle osservazioni. Per il freddo ci si protegge come normalmente ci si protegge durante una notte passata all'aperto, ma siccome appunto si sta in ambiente chiuso, in assenza di correnti d'aria il comfort è molto superiore a una serata passata all'aperto.
Siamo un po' OT, ma provo a spiegare. Ci sono molte leggende sulle cupole, come quella del cosidetto "effetto camino" che non ho mai capito da dove si sia originata. Io ho una cupola da ormai quattro anni (Pulsar da 2,2mt.), quindi parlo per esperienza diretta. Non ho mai osservato questo effetto camino. Quanto all'acclimatamento, nella mia cupola che è di vetroresina spessa 5mm, la temperatura interna d'inverno si mantiene 1-2C° superiore all'ambiente esterno, quindi il telescopio è praticamente in temperatura, ed è sufficiente aprire la finestra superiore e tempo 5 minuti iltelescopio è bello e acclimatato. D'estate invece con temperatura al sole di 45C° (32C° all'ombra) all'interno non si sono mai superati i 27C°. Questo perché anche con la cupola chiusa c'è abbondante circolazione d'aria all'interno lungo la circonferenza tra cilindro e cupola vera e propria che permette il controllo del freddo, lo smaltimento del caldo e l'eliminazione dell'umidità stagnante.
Naturalmente si parla di cupole e telescopi amatoriali con diametri fino a 70 cm e spessori di vetro di pochi cm.
Quando si parla di osservatori professionali, specchi di 8- 10 mt. di diametro e spessori di vetro di svariate decine di centimetri il discorso è naturalmente diverso, i tempi di acclimatazione sono più lunghi, si necessita di locazioni di alta montagna, di feritoie per smaltire il calore e spesso anche di pavimenti refrigerati. Da qui l'esigenza di avere la camera calda separata per l'osservatore.
Per tornare IT sono anch'io d'accordo che se ben protetti montature ed ottiche abbiano poco da temere nello stare all'aperto se non qualche problema estetico (ruggine sulle viti ecc.) mentre per l'elettronica occorre maggiore attenzione.