HackMan ha scritto:
il cono di luce molto più ristretto viene coperto nel suo percorso alla retina dando in misura maggiore un effetto black-out, specie se hai questo corpuscolo (o gruppo di) centrato su quell'area nitida della retina che usi osservando, il cono (la pupilla d'uscita) più grande è più distribuita sulla retina e non può essere offuscata più di tanto...
Credo che la misura di una pupilla d'uscita non esiste se non accoppi l'oculare al telescopio, dico bene?
Se è così, come dico sopra, vedo più evidenti e più ingrandite le m.v.
anche guardando nell'oculare che tengo in mano, puntato su una parete illuminata.
HackMan ha scritto:
Se poi vi sia anche un possibile effetto "geometrico" - forse chiedi questo - in base al quale un oculare con estrazione pupillare maggiore (verificabile appunto con una barlow), a parità di ingrandimento, ti possa agevolare meglio un parziale evitamento del corpuscolo (avvicinandosi o allontanandosi dall'oculare), che magari dista di più o di meno dalla retina, è pure una possibilità (ma un po' ne dubito)...
Ah non lo so se si comporta così e se dipendesse dall'estrazione pupillare. Chiedo se qualcuno ha esperienze in merito.
Infine, che la miopia sia portatrice di un numero maggiore di corpi mobili lo afferma la letteratura medica, non la mia esperienza.
Non parlo di miopia lieve ma di miopi > 5-6 diottrie.
Il vitreo è un liquido che riempie l'occhio come l'albume riempie l'uovo. Dalla nascita è attaccato alle pareti dell'occhio.
Quando la sua viscosità peggiora con l'età (e con la disidratazione) e quando l'occhio miope si allunga più del normale fisiologico, succede che dall'alto della camera oculare "cadano" i pezzettini di vitreo che si staccano progressivamente dalla parete superiore e che, per forza di gravità, scendono lungo il percorso ottico trovandosi tra la pupilla e la retina. Il miope li sviluppa prima e, da quel che ho capito, in numero maggiore di un soggetto non miope.