Ho recentemente ricevuto da Mario Di Sora, attuale Presidente della UAI, direttore dell'Osservatorio di Campo Catino (FR), nonché avvocato ed uno fra i massimi esponenti della lotta all'inquinamento luminoso in Italia, copia di una nota della Regione Lazio inviata a metà marzo 2012 a tutti i Comuni della Regione.
Allegato:
Sollecito attuazione LR 2000.pdf [201.45 KiB]
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Tale circolare nelle intenzioni serve a richiamare i Comuni Laziali a dare piena attuazione alla L.R. Lazio 23/2000, che - anche se il limite alle emissioni verso l'alto é assolutamente scarso - é ancora una delle migliori normative italiane in materia di inquinamento luminoso.
Ciò nonostante, con tale documento si ammette di fatto, anche, che a 12 anni dall'entrata in vigore della Legge Regionale 13 aprile 2000 n. 23, ed a 7 anni dalla promulgazione del suo Regolamento di Attuazione n. 8/2005, la normativa é rimasta sostanzialmente disapplicata.
Ciò é particolarmente vero per quanto riguarda i soggetti privati, ai quali nessuno é riuscito ad "imporre" il rispetto di alcuna normativa, né vengono effettuati controlli "spontanei" da parte dei Vigili Urbani. Infatti quest'ultimi notoriamente su questa materia si muovono - per una serie di motivi che potremo discutere meglio in seguito - solo in base a specifica segnalazione, o denuncia.
Per il resto, tutto é affidato alla fiducia ed all'autoregolamentazione di aziende del settore e tecnici elettricisti, i quali però - pur consapevoli delle norme, giuridiche e tecniche da rispettare - nella stragrande maggioranza dei casi realizzano impianti secondo il volere del committente. Ovvero viene soddisfatto il cliente che si crede di avere più sicurezza ed illuminazione se vede tutta la sua proprietà illuminata a giorno a 360°, e di certo non si preoccupa dell'inquinamento luminoso che comunque provoca.
Si verifica così che i nuovi quartieri, o le nuove palificazioni dell'illuminazione stradale, vengano ad utilizzare fanali ed armature a norma, ma quasi sempre sono orientate troppo in alto, oppure le potenze installate - per mancanza di chi controlli il progetto "alla fonte", con spirito di rispetto del cielo stellato - eccedono il consentito, oppure i pali sono troppo ravvicinati.
In altri casi si assiste addirittura ad una doppia palificazione, quella vecchia, deteriorata e malfunzionante, ma ancora accesa ed inquinante, affianco ed in parallelo a quella nuova a norma (ma non troppo).
Oppure il classico deserto dei tartari: piazzali parcheggio e viali illuminati a giorno di gialloarancio in zone assolutamente non frequentate (specialmente nottetempo), periferiche e deserte, in cui persistono e sbocciano decine di pali con lampade eccessive, che rischiarano oltre il consentito proprio perché divenute luoghi potenzialmente forieri d'incontri equivoci, o attività notturne non tanto per la quale (corse pericolose, incontri tra bande, scambi di generi illeciti).
Risultato? Inquinamento luminoso, spreco energetico, costo per la collettività ed incremento dell'insicurezza sociale, poiché eventuali malintenzionati risultano di fatto favoriti dalla luce per "affermarsi" sul territorio su cui vogliono "espandersi" (mentre invece non lo farebbero affatto col buio pesto, perché scomodo ed inefficace per le loro "manifestazioni").
Invece, i singoli privati (grandi e piccoli) fanno proprio come c... vogliono, tanto né l'installatore né la pubblica autorità intervengono a limitarli.
Assistiamo così ad
insegne iperilluminate tutta la notte (quando dovrebbero spegnersi ad esercizio chiuso),
proiettori e torri-faro che per illuminare piazzali (es. tipico il caso degli
autovenditori, centri sportivi et similia) vengono orientati col
centrofaro praticamente quasi orizzontale (il che comporta che una buona percentuale della luce - e dell'energia spesa per produrla!- si disperda inutilmente verso il cielo (anche oltre il 50%), oppure vialetti di edifici, condomini, appartamenti, terrazze e giardini, passaggi d'intercomunicazione o varchi qualsiasi rimpinzati da decine di
globi e sfere, sia a parete che su palo, rigorosamente trasparenti o biancolatte.
Nella maggior parte dei casi con
lampada totalmente a vista, ai vapori di mercurio (luce bianchissima), ed attacco portalampada inferiore. Tutte condizioni che comportano il massimo dello spreco di energia, il massimo di inquinamento luminoso, il minimo d'illuminazione dove serve (sul terreno circostante) perchè l'emissione sarà massima (70% e più) oltre il piano orizzontale della stessa lampada, e praticamente niente dove si deve illuminare.
Pareti verticali di palazzi e cieletti di balconi e terrazzi sporgenti dalla sagoma del caseggiato vengono rischiarati ed imbiancati, con invasione di luce nei locali destinati al riposo, fastidio alla piante ornamentali (le piante devono ricevere luce dall'alto, dove si trova in natura il Sole!), formazione di ombre spettrali dal basso verso l'alto, nebbiolina biancastra da scattering sul vapore ED IMPOSSIBILITà A GODERE DEL CIELO STELLATO (anche perché sia ad occhio nudo che con strumenti, la luce dal basso s'infilerà nei vs. occhi e dentro l'oculare, riducendo il vs. potere visuale).
Anche le
plafoniere con tubi al neon, se messe su pareti verticali e non schermate adeguatamente, irradiano - sprecandola - oltre il 50% dell'energia spesa verso l'alto.
Tali plafoniere sono estremamente perniciose anche quando fossero installate sotto un balcone o superficie che faccia loro da tetto, poiché si tratta di luce diffusa, che "gira" verso l'alto oltre l'orizzontale, anche dopo esser emersa dal bordo della tettoia.
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Ora, tornando alla circolare della Regione Lazio, bisogna ammettere che il richiamo al rispetto della Legge che essa vuole disporre, é pur sempre un atto positivo, nella speranza che venga raccolto con la dovuta solerzia, ed é comunque una manifestazione di buona volontà da parte dell'Istituzione.
Ma ciò nonostante, non può non esser evidenziato il fatto che tale provvedimento smentisce ogni falsa coscienza che sia bastato far emanare una legge per ottenere la riduzione dell'IL e conferma che sia lo spirito, che la sostanza della L.R. antinquinamento luminoso sono rimasti disapplicati.
Di fronte a ciò, non può che esser sterile e piccino, come i polli di Lorenzo, addossare agli astrofili (od ai cittadini tout court) la "colpa" di non essersi impegnati abbastanza nell'effettuare segnalazioni e denunce, per non aver rincorso ed incalzato le inadempienze politiche ed istituzionali, per non aver mappato migliaia di chilometri di strade di metropoli sconfinate e dei loro hinterland paurosi. Non é compito dei cittadini, nemmeno di quelli che si definiscono astrofili intervenire su uno spolverio immenso ed intergalattico di miriadi di situazioni private patentemente fuori norma, sui quali invece occorrono interventi pianificati di controllo, sollecitazione a messa a norma, informazione e formazione, repressione. Chi mai potrà fare tutto ciò?
Solo un'ammnistrazione gerarchicamente organizzata e professionalmente preparata. Solo un Corpo dei Vigili Urbani, appositamente diretti, ordinati e preparati. Solo quindi un impegno strenuo e preciso da parte di Comuni, Province e Regione, che dovranno emanare direttive specifiche ed inderogabili, e farle rispettare anche con strumenti sanzionatori efficaci, da applicare eventualmente su vasta scala. Non si può diversamente affrontare un fenomeno d'illegalità diffusa se non con un intervento vasto, organizzato e programmato.
Ma non si potrà né dovrà basare esclusivamente sulla repressione. Occorre innanzitutto far leva sulle ragioni del risparmio energetico, della riduzione dei costi per la collettività e per i bilanci degli enti locali, e soprattutto sul fatto che la riconversione anti IL può diventare un grande, immenso incubatore di rilancio economico (sia pur limitato al solo settore illuminotecnico) su vasta scala, paragonabile a quello della legge sulla massa degli impianti elettrici 46/90, andata in attuazione concreta solo dieci anni dopo.
Similmente a tale fenomeno normativo, che caratterizzò l'intervento economico su milioni di impianti in tutto il Paese per un intero decennio, al momento, tra l'altro, anche per quello che riguarda la riduzione dell'IL si pone il problema che il termine ultimo per l'adeguamento a norma di tutti gli impianti, fissato dalla L.R. Lazio e dal suo Regolamento, é il 2013.
Al quale siamo praticamente arrivati senza che si sia fatto assolutamente un gran ché, ed al quale gli astrofili arrivano di fatto del tutto impreparati, smobilitati, decimati e praticamente in via d'estinzione. Forse anche a causa dell'essersi autolesionisticamente chiusi nell'angolo di cercare di far applicare - completamente da soli e senza alcun rilievo di rivendicazione collettiva organizzata, senza alcuna "lobby" democratica o d'opinione - una legge-contentino a suon di denunce, di ricerca di segnalazioni di singole e sparute lampade/mulini a vento da colpire/abbassare/schermare (rarissimamente spegnere, quindi il chiarore - a norma - rimane comunque) anziché estendere la protesta/proposta e rivendicare il ruolo di cittadini/controllori e far ricadere sulle istituzioni quello di esecutori secondo volontà popolare e legislativa, e di giusti pianificatori su vasta scala.
Occorre allora impegnarsi e mobilitarsi,
i cittadini astrofili devono far sentire la propria voce, perché sia rispettato il proprio
diritto a scrutare nel profondo cielo ed a fare astrofoto, e quello di tutti ad avere sopra di sé una buona ed ordinaria visuale del cielo stellato, col fondo di un buon nero puntinato da mille diamanti rifulgenti e colorati.
Perché sia rispettato il
diritto a consumare energia in modo razionale e non a dissiparla, e soprattutto a
non sprecare i soldi di noi tutti, sia pubblici che privati, in consumi maggiori che non portano frutto se non malvagio di maggior povertà, sia materiale (maggior spesa, in epoca di vacche magrissime!) che "spirituale" (l'esperienza del profondo immenso dell'Universo).
Occorre tornare a ri-costruire un coordinamento di rappresentanza di tali aspirazioni ed interessi, un sindacato di tutela, riconoscimento e definizione di questi diritti, anche a livello giurisprudenziale d'ordinamento e politico nazionale.
Se non c'é la gente che si muove, nessun diritto é garantito, nessuna facoltà é affermata e praticabile.
Gli astrofili devono osservare il cielo e guardare lontano, all'Infinito, ma imparare o riprendere ad agire qui, ora, insieme, nel Finito. Devono imparare o riprendere a fare "politica".
Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia. - Dn Lorenzo Milani - Lettera a una professoressa Cieli Sereni e morte all'IL!