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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: venerdì 1 giugno 2012, 20:44 
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Iscritto il: lunedì 28 maggio 2007, 18:56
Messaggi: 120
Ciao grazie per le risposte, scrivo dalla Lombardia. Ora mi leggo tutto :wink:


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 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: venerdì 1 giugno 2012, 21:22 
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Iscritto il: martedì 15 settembre 2009, 14:05
Messaggi: 527
Se sei della Lombardia ti tocca studiare un pochettino di più.

Il combinato disposto dei diversi provvedimenti succedutisi alla L.R. 17/2000 (che rimane la base dei principi del quadro normativo) hanno reso un po' complicata la situazione.

Per cui scarica la Legge, le Delibere successive ed il Regolamento del 2001 da qui: http://www.cielobuio.org/index.php?opti ... &Itemid=14

Il resto sono proroghe dei termini di adeguamento.

Il principio che invece devi invocare, anche con ricorso all'azione legale, é che deve essere repressa ogni emissione di luce oltre l'orizzontale, che le aree illuminate non devono superare una luminanza di 1cd/mq (1 candela per metro quadro), e che dev'esservi una riduzione di almeno il trenta per cento nottetempo.

Inoltre devi sostenere che la luce che ti proviene da terzi supera, ai sensi dell'art. 844 Cc, la normale tollerabilità, poiché ti sottrae del tutto od in parte la visibilità del cielo notturno, a cui hai diritto come fosse il panorama, la visuale, che é già diritto sancito.

Devi invocare tale godimento di un bene come diritto al godimento del patrimonio naturale da parte di tutti i cittadini, che é già costituzionalmente garantito.

Scrivi al Sindaco, cerca di suscitare problema politico elettorale (tramite membri dell'opposizione o consimili) perché ogni impianto esterno dev'essere approvato da quest'ultimo, é soggetto a sua autorizzazione.
I Sindaci lombardi hanno fra l'altro l'onere di far rispettare la L.R., quindi un Sindaco può emettere un'Ordinanza per intimare al soggetto trasgressore modalità e tempi per l'adeguamento degli impianti


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 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: lunedì 4 giugno 2012, 8:20 
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Iscritto il: martedì 18 luglio 2006, 12:29
Messaggi: 3441
Località: Castegnato (BS)
Tipo di Astrofilo: Visualista
... oppure mandi una segnalazione qui:
http://www.bresciaraduno.it/index.php?o ... &Itemid=90

Con qualche fotografia, o a me per e-mail, e mandiamo direttamente noi a chi di dovere. Stiamo verificando che, con i tempi dell'amministrazione pubblica italiana, poi rispondono.

Ciao

_________________
Massimo Alessandria
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 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: lunedì 4 giugno 2012, 13:56 
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Iscritto il: martedì 15 settembre 2009, 14:05
Messaggi: 527
Bravo Puspo! Mi sembrava strano non averti ancora letto...

Comunque é bene che chiunque cominci a conoscere la normativa, a leggerla, a studiarla, a maneggiarla, ad adoperarla in prima persona, in modo da comprenderne limiti e pregi, capire come utilizzarla, conoscere nella pratica come si fa....

Dobbiamo estendere questi "saperi", sia sul piano teorico che sul piano pratico. Ogni nuovo cittadino cosciente ed "esperto" é volano per altri cento...

Quindi credo che sia assolutamente opportuno continuare ad illustrare passo passo, qua ed altrove, eventuali aspetti del problema, della normativa e di cosa all'atto pratico é possibile fare.

Algol in particolare mi ha illustrato in privato alcuni particolari e posto alcuni quesiti. Come già a lui in privato, credo che sia assolutamente opportuno affrontare queste tematiche in "pubblico", poiché non c'é nulla di misterioso, né di vietato, né di particolare in quanto andiamo discutendo, ma, invece, é utile, civile e proficuo. I diritti ed i doveri di ciascuno devono esser tutelati, dall'una e dall'altra parte. Ed innanzitutto esser conosciuti.

Credo infatti che dobbiamo utilizzare ogni spunto per creare similitudini e casistiche, in modo da tornate utili ad altri, che si spera diventino presto molti.

Inoltre un'analisi collettiva potrà tornare utile ad elaborare la migliore strategia possibile.

--------

Sicuramente, nella situazione concreta prospettatami, ad es., da Algol (punti luce a servizio delle aree esterne, al livello pianterreno, di proprietà dei vicini, in un contesto urbano di civile abitazione), non si arriverà affatto ad eliminare completamente le fonti luminose di disturbo all'osservazione astronomica, poiché ancora purtroppo non esiste un "diritto acquisito" al cielo buio ed alla possibilità di osservarlo in condizioni ottimali ogni volta che si voglia.

Ciò é un obiettivo estremamente ambizioso, ma non impossibile in un grado alto di civiltà giuridica, civile, sociale e dunque sostanziale.

Ma sicuramente dobbiamo porci l'obiettivo di verificare la rispondenza a norma delle fonti luminose che disturbano l'osservazione del cielo notturno di un cittadino, e quindi può darsi che le fonti di disturbo possano esser limitate, mediante il corretto orientamento e la schermatura della dispersione oltre l'orizzontale e - se ricorre - mediante la limitazione dell'arco orario di accensione e/o del flusso luminoso prodotto.

Nel caso di un normale giardino privato di civile abitazione, e di unità immobiliari confinanti, non vi é un'esatta specificazione da parte della L.R. Lombardia 17/2000, che norma in via generale anche per i "privati", ma non per casi singoli.

Nella pratica applicazione della citata normativa, il richiamo all'uso "in sicurezza" di eventuali superfici illuminate può contrastare con quello, precipuamente introdotto da tale testo normativo, della limitazione (non sempre cogente, ma solo "auspicabile" e tendenziale) dell'irradiazione oltre l' "orizzonte".

Quindi il concetto cardine su cui ci si deve battere é tale limitazione: nessuna irradiazione oltre l'orizzontale , che - se fosse stata più correttamente precisata dal legislatore in valori oggettivi quantificabili - dovrebbe corrispondere ai fatidici 0 cd/klm a 90° ed oltre (zero candele per chilolumen a 90° rispetto alla direzione principale del flusso, ovvero la verticale. Direzione che nello spirito della norma L.R. 17/2000 é concepita "fra le righe", ma non disposta cogentemente, come tendenzialmente dall'alto verso il basso).

Purtroppo, in soldoni, siamo ancora soltanto all'art.1 - comma 2, della detta L.R. Lombardia 17/2000, che così recita:
"Articolo 1
(Finalità)

2. Ai fini della presente legge viene considerato inquinamento luminoso dell’atmosfera ogni forma di irradiazione di luce artificiale che si disperda al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata e, in particolar modo, se orientata al di sopra della linea dell’orizzonte.


(il neretto é mio).

Ciò nonostante, é possibile ed auspicabile rivendicare come diritto della persona (non ancora acquisito) quello all'osservazione del cielo buio senza fonti luminose di disturbo, e quindi - al fine di vederselo riconosciuto - avanzare specifica richiesta al proprietario della fonte di disturbo (e poi all'Autorità, se costui non concorda) di ricondurla entro i limiti sanciti dal principio giuridico introdotto dall'articolato surrichiamato: nulla irradiato fuori delle aree strettamente da illuminare (quindi nulla al di fuori della proprietà a cui la fonte é asservita), e soprattutto nulla oltre "l'orizzonte".

E' pur vero che alla norma speciale, il proprietario delle fonti luminose potrebbe opporre innanzitutto l'art. 844 CC, quello sulle "Immissioni":
"Il proprietario di un fondo non può impedire le immissioni di fumo o calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni derivanti dal fondo del vicino, se non superano la normale tollerabilità, avuto riguardo alla condizione dei luoghi.
Nell’applicare questa norma l’autorità giudiziaria deve contemperare le esigenze della produzione con le ragioni della proprietà. Può tener conto della priorità di un determinato uso”.


(Sul concetto delle "immissioni" e sulla loro regolazione, vedasi ad esempio:
http://www.anaci-verona.net/images/docu ... ncetto.pdf)
Allegato:


Ma appunto l'originaria formulazione di tale principio del primo Codice, limitatamente alla prima parte del primo comma, é stata innovata e "mitigata" dall'affermazione dell'esistenza di una "normale tollerabilità" da non superarsi, e soprattutto dal "riguardo alla condizione dei luoghi". E visto che il secondo comma esplicitamente demanda al giudice naturale di "contemperare" esigenze e priorità, non può certo tale Autorità non tener conto della normativa speciale esistente in materia, costituita dalla L.R. 17/2000 e successive modificazioni ed integrazioni, ed in particolare delle finalità di tale norma, espresse nell'art. 1 prima riportato.



Quindi a mio giudizio può e deve esser portata alla valutazione del Giudice (o semplicemente "minacciato" di farlo, con riserva), innanzitutto la pretesa di vedersi riconosciuto il diritto del singolo a poter godere di un bene immateriale indisponibile, comune e non riproducibile, come il buio cielo.
Diritto disturbato ed inficiato dal comportamento di altri singoli che per propria mera e sola opportunità, vantaggio e godimento ritengono di poter abusare, deflorare e deperire tale bene comune naturale indisponibile.

E' altresì vero che tali comportamenti, purtroppo, socialmente ancora non sono di così totale riprovazione, anzi al contrario vengono considerati - pur senza esserlo veramente, a ben guardare - alla stregua di diritti acquisiti, poiché normalmente relazionati ad altri già sanciti, come ad es. quello alla salute ("non ci vedo, inciampo e mi faccio male"...), od all'integrità di cose e persone ("m'illumino per sicurezza antintrusione"), etc...

Tutti tali principi surrichiamati, pur se assolutamente indiscutibili, non possono però, e non devono, contrastare con altri principi, come appunto quello sancito dall'art. 1 comma 2 della L.R. 17/2000.

Se quindi il soggetto A non può impedire - a mente dell'art. 844 CC - l'immissione di luce nella sua proprietà, proveniente dal "fondo" del vicino, il soggetto B, quest'ultimo dovrà comunque aver "riguardo dei luoghi" nel produrre o provocare l'immissione, non potrà superare la "normale tollerabilità" della stessa e soprattutto dovrà uniformarsi - volente o nolente - ai dettami della legge speciale di nessuna irradiazione "al di fuori delle aree a cui essa é dedicata" e soprattutto "oltre l'orizzonte" .

Affianco e come premessa a ciò, l'azione potrà partire anche dall'affermazione della pretesa al diritto immateriale al buio cielo come patrimonio naturale indisponibile e da tutelare, e di conseguenza al diritto di esser messo in condizioni di praticare la disciplina dell'osservazione astronomica, come libertà fondamentale della persona, accrescitiva della propria ed altrui individualità culturale e spirituale e come pratica socialmente utile ai fini del risparmio energetico, nonché di sviluppo e sostegno a particolari settori della vita economica e sociale (industria dell'ottica e della meccanica di precisione, impulso all'innovazione ed alla produzione nel settore illuminotecnico ed impiantistico) e quindi di vantaggio a tutta la collettività, in un momento delicato della vita del nostro Paese.

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 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: lunedì 4 giugno 2012, 17:41 
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Iscritto il: lunedì 28 maggio 2007, 18:56
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Orca, grazie delle risposte!

Dunque, riassumendo, se non ho capito male, abbiamo:

1- non si possono impedire le emissioni di un vicino, a meno che non superino la normale tollerabilità (ma devo studiarmi bene questo concetto), ma lui non può irradiare al di fuori del luoghi dedicati e non oltre l'orizzonte (quest'ultimo punto arriva dalla legge regionale e potrebbe essere facilmente rispettato schermando i globi -del vicino e delle aree comuni- e eliminando/riorientando i faretti).

2- pretesa al diritto immateriale al buio cielo come patrimonio naturale indisponibile e da tutelare.

Posso abusare ancora della tua pazienza chiedendoti qualche riferimento legale per il secondo punto?


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 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: lunedì 4 giugno 2012, 18:23 
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Iscritto il: lunedì 28 maggio 2007, 18:56
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Algol ha scritto:
Orca, grazie delle risposte!

Dunque, riassumendo, se non ho capito male, abbiamo:

1- non si possono impedire le emissioni di un vicino, a meno che non superino la normale tollerabilità (ma devo studiarmi bene questo concetto), ma lui non può irradiare al di fuori del luoghi dedicati e non oltre l'orizzonte (quest'ultimo punto arriva dalla legge regionale e potrebbe essere facilmente rispettato schermando i globi -del vicino e delle aree comuni- e eliminando/riorientando i faretti).

2- pretesa al diritto immateriale al buio cielo come patrimonio naturale indisponibile e da tutelare.

Posso abusare ancora della tua pazienza chiedendoti qualche riferimento legale per il secondo punto?


Comunque ho trovato il criterio di normale tollerabilità piuttosto "fumoso". Tra le altre cose si dice che è un criterio che va rapportato all'uomo medio e agli usi del tempo/luogo considerato. Quindi, per assurdo, se vivo in un paese in cui l'IL dilaga, le emissioni luminose nel mio quartiere, per quanto inquinanti, possono essere considerate tollerabili (cosa che comunque va a cozzare con la legge regionale eventualmente).

Può essere interessante il punto sulle emissioni evitabili:


"Và però rilevato come in alcune pronunce la Corte di Cassazione abbia applicato
l’art. 844 c.c., anche se unitamente all’art. 2043 c.c., sino a rendere illecite le immissioni che, pur nei limiti della normale intollerabilità, risultino propagazioni evitabili:
L’art. 844 cod. civ. impone – nei limiti della normale tollerabilità e dell’eventuale
contemperamento delle esigenze della produzione con le ragioni della proprietà –
l’obbligo di sopportazione delle propagazioni inevitabili, determinate dall’uso della proprietà attuato nell’ambito delle norme generali e speciali che ne disciplinano
l’esercizio. Fuori di tale ambito, si è in presenza di un’attività illegittima, di fronte
alla quale non ha ragion d’essere l’imposizione di un sacrificio, ancorché minimo,
all’altrui diritto di proprietà o di godimento e non sono, quindi, applicabili i criteri dettati dall’art. 844, in tema di normale tollerabilità, di contemperamento di
interessi contrastanti e di priorità dell’uso. In tale ipotesi, invece, venendo in considerazione unicamente l’illiceità del fatto generatore del danno arrecato a terzi, si rientra nello schema dell’azione generale risarcitoria di cui all’art. 2043 cod. civ.

(Cfr. sent. n. 2184 del 1972; v. anche sent. n. 7411 del 1992)
(Cass. civ., sez. II, 1° febbraio 1995, n. 1156, MGI, 1995. V. anche App. Perugia 8 giugno 1996, RGU, 1996, 614)."


L'emissione verso l'alto non è certo inevitabile, anzi è completamente inutile. Schermando o orientando meglio le fonti di luce si può ottenere lo stesso effetto nella sua proprietà (scale illuminate, prato illuminato) o nei luoghi comuni (via di passaggio illuminata), senza però inquinare.


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 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: lunedì 4 giugno 2012, 20:05 
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Iscritto il: martedì 15 settembre 2009, 14:05
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Sul punto 1) certo che é fumoso, in quanto la Legge non é matematica, quindi soggetta ad interpretazione. Ciò nonostante lo "ius" é l'affermazione in forma dottrinale di un principio, di un concetto, possibilmente generale, a partire da evenienze reali e concrete. Rtengo che l'art. 844 risenta di tendenze arcaiche ma ben orientate "politicamente" (fondo, esigenze della produzione....), e che esprima quelle fattispecie concrete solo in modo parziale, ovvero quelle che finora concretamente hanno creato conflitto rilevante nella società.

Ecco il punto: come si sedimenta un Codice (o una legge regionale)? Chi lo sceglie, decide, determina? In base a quale conflitto storico, potremmo dire (veterodogmaticamente) "di classe"? Se non vi é alcun "motore" sociale dietro, rivendicativo e di "spostamento in avanti", l'astrazione dello "ius" si cristallizza in verità assoluta e padrona, fissa e conservatrice dello "statu quo". Non a caso stiamo parlando della sezione del Codice Civile chiamato "Della Proprietà"! A partire dall'inquinamento luminoso, o dalla rivendicazione a non far ammuffire i nostri telescopi, é così impensabile un "aggiornamento dinamico" dello stesso art. 844 CC?

Sul punto 2), eh... ci sto lavorando! Più che altro ci dovremmo far lavorare sopra i giudici, con il cominciare delle battaglie giuridiche nel sostenere che esiste tale diritto. Pensa se si riuscisse ad ottenere un precedente, cioé una sentenza in cui si dicesse che un cittadino ha diritto ad osservare il cielo notturno, e che pertanto intorno alla sua postazione il buio va tutelato adeguatamente in modo da garantirgli l'esercizio di tale diritto. Ci sarebbe solo da stabilire quanto SQM va garantito, altro che leggi regionali e regolamenti!

Non sono un giurista, ma cerco di conoscere ed applicare ciò che credo e penso a tutti gli aspetti della vita pratica, diritto compreso. Il Diritto é qualcosa in divenire, che si fa più con le manifestazioni e le lotte, che con le cattedre universitarie. Ciò che un popolo, od un parte di esso, afferma, desidera e pretende, ciò diventa Legge se sa sostenerlo con tutto il cuore, il sangue e la forza di cui é capace.

Come ti dicevo in mp, la tua condizione é veramente paradigmatica.
E' una condizione che investe milioni di persone in tutt'Italia: gente che abita in contesto urbano od a copertura edilizia non irrilevante, che vuole osservare il cielo notturno con o senza strumenti ma che viene in ciò impedito dal vicino di casa e dalle sue luci.

Il ragionamento che voglio sviluppare va al di là del caso concreto, e deve servire ad offrire una prospettiva di "sviluppo" della posizione degli astrofili: affermare il concetto del diritto a praticare l'osservazione astronomica in ambiente urbano.

Che é molto di più che ridurre l'IL. Sarebbe un'innovazione sostanziale (noché sensazionale), perché inquinanti o no, le luci dovrebbero essere spente comunque, in presenza di cittadini astrofili. O ridotte in maniera talmente sensibile da garantire il nero fondo cielo.

Esistono molti altri diritti già acquisiti e tutelati dall'Ordinamento, che apparentemente contrastano e schiacciano anche solo la possibilità di considerare quanto sopra come un diritto, e quindi la strada é tutta da fare. Ma le leggi anti IL hanno fallito perché non c'é stato e non c'é un blocco sociale di persone in grado di rivendicare un diritto come proprio personale.

Se il tuo vicino ti schizza dell'acqua, hai la Legge dalla tua parte, se un vicino ti schizza della luce o un campo magnetico, non é detto che la Legge sia dalla tua.

Il limite degli astrofili é di non aver coscienza (od intelligenza) giuridica e politica. Non sono classe, non sono categoria, non sono corporazione. Lo sono molto di più gli animalisti, o i birdwatchers, od i ciclisti, i fotografi, gli amanti del tiro a volo, e tanti altri, che sono perfino capaci di farsi fare leggi e leggine pro domo cicero, perché hanno eletto deputati e senatori.

Gli astrofili no, eppure hanno forse più diritto di altri. Come te lo spieghi?

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 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: martedì 5 giugno 2012, 10:30 
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(in attesa di risposte a tale angoscioso interrogativo, v'invito tutti ad intervenire qui, per non farla "seppellire": viewtopic.php?f=3&t=71684. Grazie anticipatamente a tutti coloro che vorranno essere voltairiani e libertari).

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 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: mercoledì 6 giugno 2012, 13:01 
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Per quanto riguarda l'osservazione che hai fatto sugli astrofili, hai pienamente ragione.

Non so darmi una spiegazione completa o una ragione "prevalente" per questa situazione. Tra le diverse motivazioni possiamo trovare le seguenti:

- L'astrofilo medio vive la sua passione in solitaria, senza grandi contatti con i suoi "simili" (a parte quelli online in alcuni casi), cosa che ovviamente non favorisce l'instaurarsi di legami particolarmente stretti e il "cameratismo".

- La complessità dell'argomento e, probabilmente, la sensibilità necessaria per appassionarvisi, fanno sì che mediamente i non addetti ai lavori considerino trascurabile l'astronomia e le questioni ad essa legate, quindi tali temi difficilmente fanno presa sulla gente comune, cosa che ovviamente scoraggia l'astrofilo.

- L'astrofilo più incallito in genere accetta il fatto che le condizioni medie di osservazione siano difficili (inquinamento sì, ma anche seeing eccetera), quindi in cuor suo sa già di doversi spostare in cerca di condizioni migliori, in montagna o cose così, quindi questo può inibire la sua "rabbia" per le pessime condizioni di osservazione cittadine.

-Non dimentichiamoci poi che il tema dell'illuminazione notturna va a toccare una delle paure ancestrali dell'uomo, quella dell'oscurità. Inoltre nell'immaginario collettivo la quantità (e non la qualità) di illuminazione notturna è direttamente proporzionale alla sicurezza di strade, parchi, piazze e abitazioni. Tutti questi argomenti sono difficili da contrastare e temo che anche qualche astrofilo sia soggetto a tali paure e luoghi comuni (quindi probabilmente non tutti gli astrofili sono disposti a battersi fino in fondo).

- La cosa che mi lascia più perplesso sono le associazioni e gli osservatori astronomici. Per quanto ne so, in alcuni casi qualche associazione vuole evitare questioni eccessive con i comuni e probabilmente evitano di fare "la voce grossa". In tanti altri casi credo che vi sia proprio una sorta di ignoranza di fondo e un certo "servilismo fatalistico" all'italiana. Ho amici che stanno in osservatorio 4-5 giorni a settimana e non prendono neanche in considerazione il tema dell'inquinamento luminoso. Quando ho parlato loro della proposta di Cielobuio per la spending review, ad esempio, mi hanno risposto "sì sarebbe interessante, effettivamente anche a noi danno fastidio le luci di Milano in lontananza" ... questo secondo me indica quanto sia superficiale la conoscenza dell'argomento, e come sia vista come una problematica quasi circoscritta e di interesse secondario.



Ovviamente queste considerazioni non sono vere in tutti i casi (e diversi astrofili e associazioni fanno un lavoro di divulgazione egregio), ma probabilmente limitano un po' l'instaurarsi di un movimento "compatto".


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 Oggetto del messaggio: Re: Lotta all'IL: Leggi Regionali
MessaggioInviato: mercoledì 6 giugno 2012, 18:48 
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Algol ha scritto:
Per quanto ne so, in alcuni casi qualche associazione vuole evitare questioni eccessive con i comuni e probabilmente evitano di fare "la voce grossa".
......(omissis.....)
Ovviamente queste considerazioni non sono vere in tutti i casi (e diversi astrofili e associazioni fanno un lavoro di divulgazione egregio), ma probabilmente limitano un po' l'instaurarsi di un movimento "compatto".
Far vivere un'associazione con una sede e materiale comporta dei costi, che in genere si coprono con iniziative pubbliche. Nella maggior parte dei casi tali manifestazioni culturali non sono esattamente gratis et amore deo (anche se la maggior parte di coloro che le realizza concretamente lo fa esattamente così, solo per la passione di mostrare il cielo ad altri...), ma si ricerca espressamente il contributo pubblico (comuni, enti locali, etc...), a copertura dei costi.

E' innegabile che ciò può creare dipendenza psicologica e sudditanza politica: se cominci a dar fastidio sul serio i "padrini" che ti sponsorizzano chiudono subito il rubinetto della spesa.

Ma per lo più gli astrofili sono individualisti ed atomizzati, con un fortissimo senso di acquiescenza al potere dominante ed alle sue istituzioni. Per estrazione sociale, cultura di provenienza e formazione familiare, generalmente non esprimono alcuna carica conflittuale, sia dentro che fuori di sé. O sono degli "aristofili" di classe, ideologicamente affini al regime sociale dominante (e sono quelli più in relazione col mondo accademico e della ricerca, per cui ed intorno a cui sopravvivono e si sostentano, e che occupano i posti chiave della rappresentanza astrofila), o non sono affatto coscienti, o passivamente rassegnati ad essa, della contraddizione che comporta la coazione allo spendere migliaia di euro per attrezzature, a cui manca sempre più la materia prima che ne fa la loro ragion d'essere. (E sono la maggior parte, i comuni astrofili, la cui personale attività prevalente di produzione del proprio reddito vitale magari nulla a che fare con l'astronomia o la scienza in genere).

Si cerca allora di sopperire con altra tecnologia (vedi il ccd e l'astrofotografia) a tale carenza, pur scoperta ed avvertita come bisogno primordiale, e come in un circolo vizioso si alimenta una corsa all'acquisto sempre più vorticosa per incrementi di potenzialità che al comune senso umano sono sempre più negate. Oppure si va di continuo alla ricerca disperata e senza esito della migliore location, si compilano elenchi e riferimenti .kmz, si vantano come prodigiosi degli stacchi SQM di soli pochi punti decimali.

Personalmente pertanto, mi appare sempre più evidente che manca, a coloro che si sono scoperti bisognosi del buio cielo acceso di luci di vita, soprattuto una valida leadership, un coordinamento, un carisma polarizzatore ed un afflato solidale, che faccia loro scoprire questa comune condizione, la sappia raccogliere e sollevare a valore unificante, la sappia esprimere comunicativamente in seno alla società tutta e quindi soprattutto "rappresentare". In una parola, che sappia fare politica astrofila.
http://www.skylive.it/forum5/topic.asp?TOPIC_ID=14712


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