nicopol ha scritto:
Danilo, ho visto che in alcuni mercatini sono disponibili strumenti analoghi al tuo. Per curiosità personale, quale valore aggiunto hanno rispetto ad un apo tipo fsq e/o un Newton con correttore di nuova generazione o ancora rispetto ad un epsilon taka? Questo strumento è sempre stato esotico per me e mi piacerebbe saperne di più.
Fabio, la Flat Field Camera 760mm f/4 della Lichtenknecker Optics (made in Belgio) è un vecchio strumento fotografico
nato sul finire degli anni '80, progettato quindi per lavorare con le pellicole piane fino al formato 10x15cm. Quando è
ben collimata la qualità su tutto il campo corretto è superlativa e non ha rivali!
Impossibile però fare paragoni con strumenti senz'altro più attuali e totalmente diversi (rifrattori APO o riflettori moderni
complessi) per progetti, qualità diversa dei materiali, predisposizioni e.... anzianità.
Ti elenco però pregi e difetti della FFC.
Pro:
- Forte luminosità sul piano focale (f/4);
- Grande correzione delle principali aberrazioni (in primis cromatica, sferica, coma e curvatura di campo) tanto da poter
essere definito: un telescopio aplanatico.
- Sul piano focale potrebbe essere montato un sensore da 6x6cm (!) senza notare, leggera vignettatura a parte, alcuna
delle aberrazioni sopra menzionate.
- Qualità sul piano focale delle immagini stellari imbattibile.
- Barre di Invar che distanziano lo specchio secondario dal primario, quindi ottima tenuta agli sbalzi di temperatura che
rendono praticamente insensibili le variazioni nel tempo della messa a fuoco.
- Lavorazione degli specchi molto accurata.
Contro:
- Forte otturazione centrale dovuta al grande diametro dello specchio secondario equivalente allo 0,45%.
- Nonostante la lunghezza focale sia di 760mm è molto ingombrante e pesante. Con il paraluce
montato il tubo misura più di 1,30m il che costringe ad impiegare montature equatoriali di una certa
consistenza e mole.
- Il sistema di messa a fuoco che a suo tempo era assai efficace, oggi potrebbe essere definito: arcaico.
Si agisce muovendo lo specchio secondario per mezzo di una grossa manopola posta all'interno del tubo
che fa avanzare e indietreggiare la cella con il secondario.
Non ci sono comunque movimenti laterali e ne torsioni pertanto non ho mai avuto problemi di mirror shift.
- Il back focus è di soli e ineccepibili 55mm; davvero pochi per aggiungere, oltre ad una ruota portafiltri e
un comune ccd, altri accessori.
- Il tallone di Achille: la collimazione! Molto, molto complessa da fare in modo perfetto.
- Cella dello specchio primario. Potrebbe essere migliorata.
- Non lo reputo un difetto ma è bene saperlo, non si sa mai: non è uno strumento nato per fare osservazioni
visuali che fra l'altro, con opportuni raccordi, sarebbero anche possibili.
nicopol ha scritto:
... come ultima domanda mi piacerebbe sapere se nel tuo mappare il cielo hai riscontrato discordanze rispetto
ai software commerciali e nei database elettronici.
Ooohh metti il dito nella piaga!!! Ce ne sono una infinità, più di quanto si possa immaginare:
nessun software è esente ed escluso.
Tutti, dai più economici ai più costosi planetari, hanno errori! Il baco però non è tanto nei software planetari di tipo commerciale, bensì nei cataloghi che sono stati redatti negli anni e
che non sono stati aggiornati o corretti e che sono o che vengono inseriti nei database interni dei programmi!
Grazie a te e a Daniele.
Cari saluti,
Danilo Pivato