Giovanni, ribadisco quanto ti ho scritto in privato, stai facendo un lavoro eccellente e degno di nota!!
L'identificazione di una planetaria in questi casi non si fa attraverso uno studio morfologico ma solo con l'analisi spettrale. Un sistema quasi infallibile per determinare o meno se la nebulosa appartiene ad un'antica planetaria è quello di osservare l'intensità delle righe di ricombinazione.
Una nebulosa planetaria in giovane età è investita da una enorme energia ionizzante (dalla sua stella centrale) se ad un certo punto l'energia viene a mancare avrà come risultato un gas dove prevarrà la ricombinazione degli elettroni sulla ionizzazione. Quindi in pratica dovremmo aspettarci una sensibile diminuzione dell'Ha ed aumento di righe quali [NII], [OI], [OII] ecc...
In particolare si usa l'[NII]. Se localmente l'[NII] prevale sull'Ha allora siamo in prevalenza di ricombianzione, in sostanza la nebulosa emette luce solo per fluorescenza poichè non vi è più nessuna sorgente la eccita.
In planetarie molto antiche poi si ha un elevato effetto distorsivo, questo perchè tutte le stelle dalle quali si originano hanno un moto nella galassia. Quando la densità raggiunge livelli molto bassi si inizia a percepire l'effetto di interazione con il mezzo interstellare (l'entità dell'effetto dipende da molti fattori: velocità, densità del mezzo e della planetaria). Insomma, per farla breve, più il tempo passa e più la distorsione è maggiore e nelle regione di attiva interazione la densità del gas aumenta e quindi la planetaria è maggiormente visibile, mentre nelle parti più distanti la densità può scendere al disotto di quella del mezzo per cui la planetaria non è più visibile.
Quello che accade alla RE1738 è proprio questo: le arcate visibili rappresenterebbero il margine relitto di interazione con il mezzo interstellare ed essi non saranno completati da una loro controparte simmetrica per cui risultano aperti e possibilmente anche di forma parabolica (questo in teoria).
Altro aspetto da non sottovalutare è la presenza di una nana bianca associata...da cui prende il nome: RE1738+665.
La scoperta di questo resto gassoso è risultato di una diretta indagine attorno a nane bianche note in modo che se si fosse individuato un resto nebulare questo avrebbe fornito un parametro in più (l'espansione nebulare) per ulteriori valutazioni evolutive. Attualmente infatti ci sono numerosi interrogativi che riguardano le sequenze e le trasformazioni spettrali delle nane bianche nel corso della sequenza di raffreddamento e l'aggiunta di parametri di confronto temporali è di enorme importanza.
Scusate la lungaggine....
