Ciao,
come prima cosa rinnovo quanto detto in un altro post: "
ben vengano nuove tecniche e metodi di elaborazione delle immagini astronomiche, non si finisce mai di imparare per fortuna!"
Detto questo, tenendo presente che, a parte chi utilizza la tecnica in argomento, nessuno ne conosce i dettagli, anzi nemmeno un minimo di procedura, cosa importante è la definizione dei termini ed il loro significato.
Se io dicessi che per eliminare l'apporto termico in un'immagine dovuto alla temperatura di funzionamento del CCD ecc. ecc., moltiplico l'immagine per il dark frame, ovviamente quasi tutto storcerebbero il naso poiché come ben si sa l'apporto termico e additivo, quindi se effettuo un'operazione di moltiplicazione per qualcosa, questo qualcosa non può essere il tradizionale dark frame, ma un altro tipo di frame che dovrei opportunamente nominare per non creare confusione, anche se questo effettivamente andrà ad operare sulla corrente di buio! Lo chiamerò, per esempio, multdark-frame e quando qualcuno mi chiederà ma cos'è il multdark-frame, io sarò pronto a spiegargli che oltre all'usuale tecnica di sottrazione col dark-frame, c'è anche una tecnica di moltiplicazione col multdark-frame de me escogitata (badate bene, al momento non esiste è solamente un esempio

). Multdark-frame che si ottiene così e così, per questo e quel motivo e che opera così e colà per questo e per quel motivo.
Su queste basi si può creare una discussione costruttiva, perché chiedere spiegazioni e motivazioni sull'operato e sui risultati è esattamente il contrario dell'essere dogmatici.
Veniamo al flat field. Per definizione, non l'ho inventato io, senza entrare in inutili dettagli il flat field è ciò che si ottiene illuminando uniformemente il sensore attraverso il treno ottico che ho utilizzato per le riprese. Quest'operazione mi creerà un'immagine che rispecchierà fondamentalmente i difetti dell'ottica, nel senso di vignettatura, polvere, differenza di Q.E. dei vari pixel e così via e nulla può avere a che fare con i gradienti del fondo cielo dovuti all'altezza dell'oggetto sull'orizzonte o all'inquinamento luminoso e questo è ovvio vista la modalità di ripresa del flat field. Ciò ha fatto nascere, e continuerà a far crescere, il disappunto di molti sulla questione, compreso il mio.
La domanda che vi rivolgo, ma per quel che mi riguarda è anche l'ultima poiché senza un'adeguata risposta sarà inutile andare avanti nella discussione, è la seguente:
- nella vostra tecnica di sottrazione del flat field è il flat field che ho appena descritto che andate ad utilizzare, oppure cosa?
Io non sono eccessivamente permaloso, ma trovare scritto che la procedura è troppo complessa per poter essere spiegata ecc. ecc., un po' la mia suscettibilità la tocca. Sicuramente sarò l'ultima ruota del carro in fatto di fotografia astronomica, sicuramente non sarò abbastanza intelligente per capire tecniche avanzate di elaborazione, ma quando decido di acquistare un libro di meccanica quantistica nessuno me lo ha mai negato perché troppo complicato, saranno pure affari miei se dopo una sola pagina letta lo utilizzerò come carta per camino!
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"Viviamo troppo poco per divenire professionisti in qualcosa!" (Calvero - Charlie Chaplin, Luci della Ribalta)
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