Sulle qualità scientifiche di Paul Davies, ovviamente, non ci piove.
Però, io direi: mah!....
Perchè non mi convince il dilemma "coincidenza-progetto divino". Non è possibile ammettere anche la semplice casualità?
E poi, non so il libro, ma dalla sintesi che
sin@psi ha riportato mi pare di intravvedere un barlume di principio antropico e -malgrado la presa di distanza da "preti e filosofi"- un tocco di atto di fede, magari verso una religione laica ma pur sempre religione.
Questo a parte qualche considerazione sul fatto che
Cita:
...secondo Davies, non esistono universi alternativi, ma solo questo, in cui le osservazioni che l'uomo compie oggi potrebbero contribuire a modellare la natura della realtà nel passato remoto. La vita e la coscienza umana non sarebbero casuali sottoprodotti dell'evoluzione cosmica, bensì i suoi attori decisivi.
Qui sarà interessante capire su quali basi Davies esclude l'esistenza di altri universi (ipotizzata da fior di cosmologi), mentre il resto pare (scusate l'impertinenza) piuttosto ovvio -quando afferma che l'uomo con le osservazioni presenti cerca di scoprire il passato: qualcuno ne dubitava?- e magari anche corrivo (verso la fede religiosa) -quando pone l'uomo al centro dell'evoluzione cosmica.
Aria di restaurazione, ragazzi! Non per niente in certe scuole del Nuovo Mondo si torna ad insegnare il creazionismo.
Ma questo non vuole affatto dire che il libro sia da scartare, anzi: è proprio per questo che si deve leggere e cercherò di farlo.
Avrei qualche annotazione all'intervento di
diego, che per comodità farò in un post successivo.
Cordialità.