stevedet ha scritto:
. A mio modesto parere (e come ho già scritto) rompere il buio è una esigenza atavica dell'uomo ed infatti, ovunque si sia sviluppata un po' di modernità e con qualsiasi cultura, si è subito diffusa in abbondanza la luce artificiale. Gli unici che vorrebbero le città ed i paesi al buio come due secoli fa sono gli astrofili. Almeno in teoria, perché poi li vorrei vedere fare per davvero i conti quotidianamente con un ambiante semibuio.
Ti propongo una chiave di lettura diversa.
Probabilmente conoscerai l'astrofisico Francois Roddier, recentemente scomparso. È l'inventore del
'test di Roddier' col quale verifichiamo la qualità degli specchi.
Bene, Roddier non si è cimentato solo nello studio della termodinamica, si è spinto ad applicarne i metodi di analisi alle scienze sociali. Qualche tempo fa un conoscente mi scrisse che aveva tradotto il suo blog (
https://www.francois-roddier.fr/) con un traduttore automatico, si era salvato tutto in un file e l'aveva letto con attenzione. Siccome aveva trovato estremamente interessanti i concetti in esso sviluppati, mi ha girato il file e me lo sono letto pure io. Roddier ha sviluppato la tesi che nell'Universo si generano spontaneamente delle 'strutture dissipative', la cui funzione è massimizzare l'aumento dell'entropia. A titolo di esempio, le stelle sono strutture dissipative che convertono in calore forme di energia di grado superiore (gravitazionale e nucleare) strutturandosi per massimizzare questa conversione. Ovunque si presenti un differenziale energetico la materia, se può, si organizza spontaneamente per massimizzare il degrado delle forme energetiche. La vita è una tipologia di
'struttura dissipativa': la presenza di un flusso energetico (la radiazione solare) attiva modifiche chimiche che, una volta emerse molecole in grado di autoreplicarsi, tendono ad adattarsi in modo da massimizzare i processi trasformativi. Questo si riflette, in estrema sintesi, in un principio di massima che vuole che le strutture, gli organismi, in grado di processare i flussi energetici più in fretta risultino premiati rispetto a quelli orientati a
'fare economia' delle risorse stesse.
L'evoluzione darwiniana è un modello interpretativo che ci mostra come forme organizzate di macromolecole, gli organismi viventi, partecipino a questo sistema di processamento dei potenziali energetici. Fra i viventi, gli individui capaci di effettuare i propri processi biologici con maggior efficienza sono premiati rispetto a quelli meno performanti. I cianobatteri, nel momento in cui sono stati in grado di operare la fotosintesi clorofilliana, si sono riprodotti all'impazzata causando una delle prime vere crisi climatiche del pianeta. Subito dopo sono apparsi i primi 'predatori', che hanno cominciato a banchettare con questi proto-vegetali disponibili in grande numero.
(Come al solito mi sto dilungando, sorry!)
L'evidenza naturale è che l'erbivoro più vorace, il predatore più aggressivo, il singolo individuo in grado di metabolizzare e processare la maggior quantità di nutrienti risulta favorito, nella sopravvivenza e riproduzione, rispetto a quelli che metabolizzano quantità inferiori e meno in fretta. Questo vale anche per le società umane. I gruppi umani aggressivi, che risultano capaci di produrre e consumare risorse più in fretta, sono avvantaggiati rispetto ai gruppi più tranquilli. Pastori ed agricoltori sono risultati avvantaggiati rispetto a cacciatori/raccoglitori, perché la maggior efficienza nella produzione di cibo ha portato ad aggregati umani più numerosi e con un maggior potere militare. un esempio tra tanti è quello dell'impero romano, che in partenza era soltanto un gruppo di tribù più aggressive delle altre, che nel corso dei secoli hanno sconfitto, assorbito ed asservito le popolazioni di mezza Europa, drenando risorse nella capitale imperiale, dove le menti migliori erano all'opera per sviluppare arti, armi e strategie, più in fretta e con maggiore efficienza di quanto potessero fare le tribù barbare.
Al giorno d'oggi il potere militare è stato sostituito dal potere economico, e le
'strutture dissipative' più efficienti sono i processi industriali... ma il principio resta valido. I processi industriali più voraci ed energivori sono in grado di mobilitare risorse, economiche ed intellettuali, più in fretta di quanto possano farlo quelli
'risparmiosi'. Bruciare, consumare e dissipare, per quanto assurdo possa apparire, in questa prospettiva è vantaggioso, per quanto all'interno di un orizzonte temporale che, proprio per l'accelerazione dei consumi, finisce col ridursi progressivamente. Così l'automobile, per fare un esempio, non si è affermata globalmente per una sua presunta superiorità sugli altri mezzi di trasporto, ma semplicemente perché ha rappresentato l'oggetto in grado di consumare la maggior quantità di risorse possibili nel più breve arco di tempo. Lo stesso vale per qualsiasi processo economico si voglia prendere in considerazione: i gestori dei processi energivori ne ottengono indietro un plusvalore economico che viene impiegato per sedurre e convincere (condizionare) le popolazioni ad abbracciare la novità e prendere parte al processo dissipativo. L'illuminazione notturna (e vengo al punto) serve a massimizzare i consumi elettrici. Il fatto che le popolazioni abbiano
'paura del buio' è, in massima parte, un costrutto culturale generato dai mass media (tutti i mezzi di comunicazione sfruttano la paura per catturare la nostra attenzione e renderci ricettivi nei confronti di
'prodotti' in grado di alleviarla).
La politica non può far nulla per ridurre i consumi, perché la sua funzione, in un'economia di mercato, è renderci accettabile ciò che il mercato ci vuol far fare, non certo per contrastarlo.