doduz ha scritto:
Detto così, pare che il cielo buio sia un capriccio degli astrofili che vogliono fare "belle foto", mentre chi fa ricerca seriamente può tranquillamente restare in città.
E questa da dove esce fuori? Da quando stiamo parlando di telescopi
professionali? Ma davvero secondo te quello della bicocca è un telescopio professionale? Prima parlavi che il tuo è un rilioevo da astro
filo e ora tiri in mezzo i telescopi professionali?
Secondo me non hai le idee molto chiare.
doduz ha scritto:
Quanto all'offerta alla cittadinanza, non vedo una gran differenza far vedere le immagini sullo schermo che provengono da 20 metri piuttosto che da 20 (o 200) chilometri.
Tu di tutto il papiello che ho scritto (ho riportato praticamente la "mission" indicata dal rettore dell'università) ti è rimasto in mente solo l'offerta alla cittadinanza?
Se ti è scappato il
perché è stato messo sul tetto di un edificio in piena Milano, riporto quanto scrissi qualche post fa.
Angelo Cutolo ha scritto:
Stai partendo da presupposti che a te piacciono, ma di cui all'università frega meno di niente.
Il progetto è didattico e molto semplificato, il cambio di strumenti al fuoco è operata da parte di un tecnico che sale una scaletta, toglie il primo e mette il secondo e lo collega alla centralina, lì sul momento in base al tema della serata pubblica, inoltre avere lo strumento a una scaletta di distanza e non a Vergate sul Membro e la possibilità di intervenire i 3 minuti, permette la massima flessibilità in caso di improvviso cambio di obiettivo (sempre didattico).
Lo strumento è specificatamente per ambito planetario (il che non impedisce di puntare oggetti deep, ma questa è una possibilità accessoria) quindi il cielo milanese basta e vanza, vi è la possibilità di impiegare in tempo zero, strumentazione preparata nei loro corsi di laboratorio.
In breve gli serve un muletto a distanza pedestre; per avere una strumentazione completamente remota, dovrebbero avere un macchianario per la sostituzione dello strumento al fuoco, ogni nuovo strumento (e nei corsi di laboratorio ne sfornano abbstanza) andrebbe portato in loco montato (togliendone un altro) per la prova con tanto di verifica del sistema di comunicazione, ecc, in pratica una complicazione abnorme per una cosa di cui loro non frega nulla, oltre al fatto che queste complicazioni costano hanno speso per lo strumento, la cupola, la cavetteria e un PC per il pilotaggio, se non sbaglio 68.000 € (strumentazione al fuoco esclusa), la remotizzazione completa è di gran lunga meno flessibile (soprattutto per il cambio strumento al fuoco) e comunque più costosa, soldi che per l'obiettivo dello strumento è del tutto inutile spendere.
Ora, magari si capisce un po meglio il perché preferiranno osservare su uno schermo immagini provenienti da uno strumento distante 20 m e non 20, 200 o 2000 km.