Renzo ha scritto:
Poi sappiamo tutti benissimo che ci saranno sempre delle zone d'ombra che potranno causare anche discussioni, dei punti di confine indefiniti nei quali troveremo qualcosa che sarà, in quel momento, difficilmente classificabile. E dovremo (dovranno) rivedere il tutto.
Ma nel frattempo, perlomeno, un certo termine identificherà qualcosa di meno nebuloso.
Il punto è che la nostra conoscenza deriva dall'esperienza, e la nostra esperienza biologica è limitata a ciò che abbiamo qui sulla Terra. Qui dubbi ne abbiamo ben pochi: se uno (fosse pure un biologo) mi viene a dire che un sasso è vivo (in quanto sasso, non per batteri e licheni che si porta appresso), io gli rispondo che lo so benissimo, perché sono la reincarnazione del nonno di quel sasso ...

Giusto nel caso dei virus possiamo avere dei dubbi sull'attributo di "essere vivente" (io propenderei per un "no"), ma si tratta di una questione circoscritta, sulla quale (come per Plutone) si potrebbe ripiegare su un concetto di "quasi vita".
Ma fuori della Terra, su altri mondi ?
Quand'anche arrivassimo ad una definizione formale e condivisa di "vita", a che servirebbe ?
Tanto, se la troviamo, o la riconosciamo o ci viene il dubbio (e allora sarà il momento di affrontare il problema su basi concrete), e se per caso non la riconoscessimo come tale, allora vuol dire che è talmente aliena che la cosa non farebbe alcuna differenza.
Venendo alla domanda di Fabios "Cosa dobbiamo ricercare ?" io risponderei, beninteso per ragionevole scommessa e non per certezza: "Cerchiamo qualcosa che almeno assomigli a ciò che conosciamo", ovvero composti del carbonio organizzati in strutture macromolecolari. Che poi è pressappoco quello che mi pare facciano gli "astrobiologi", magari solo un po' più allargato come "spettro" ...