fulvio mete ha scritto:
Sapessi quante pubblicazioni scientifiche affermano una cosa ed altre l'opposto....
No, mi dispiace, non è affatto così.
Le pubblicazioni scientifiche non
'affermano', semmai gli studi affermano.
E gli studi riportano una serie di dati, espongono il metodo con cui si sono ricavati, e le conclusioni che da quei dati si possono trarre. Punto.
Non si tratta di opinioni, è un discorso di altro tipo:
- ho cercato di verificare questo fatto
- ho proceduto ai seguenti riscontri con la metodologia indicata
- ho ottenuto questi risultati
- i risultati avvalorano/non avvalorano l'ipotesi iniziale.
E non finisce qui, perché il lavoro viene revisionato da persone che hanno una competenza pari o superiore, che gli
"fanno le pulci": se è sbagliato il metodo, i dati non sono validati e l'articolo non si pubblica.
Cita:
Comunque mi sembra ti sia sfuggito il senso delle mie affermazioni.Non ho affatto discusso la veridicità dell'effetto serra derivante dalle emissioni di CO2, ma ho semplicemente detto che se la capacità dell'uomo di influire sul clima è, diciamo, pari al 10%, quello della nostra stella e degli altri eventi naturali sono il 90%.Tutto qui.Mi sembra che in passato , anche da quando detto in questo topic, si siano verificati riscaldamenti e raffreddamenti globali senza che ci fossero industrie, allevamenti intensivi, deforestazione e quant'altro.
Su questo non sono in disaccordo con te. È chiaro che una fluttuazione significativa della costante solare, o un'eruzione analoga a quella che ha prodotto i
Trappi del Deccan alla fine del Cretacico, o un altro meteorite 'Chicxulub' possono influenzare il clima in maniera drammatica. Il punto non è chi è più forte e chi meno. Il punto è cosa sta succedendo qui e ora.
Per l'estinzione dei dinosauri non possiamo fare più nulla, per quella della macrofauna globale sì (anche se sono convinto che non riusciremo comunque ad evitarla). Non siamo nemmeno in grado di comprendere che l'estinzione di una specie non avviene quando muore l'ultimo individuo, ma quando il pool genetico necessario alla sopravvivenza della specie stessa scende al di sotto di una soglia di alcune
centinaia di individui. Non è la morte dell'ultimo rinoceronte bianco africano a determinare la sua scomparsa, nel momento in cui ne restano poche decine possiamo solo aspettarci pochi anni di rapido declino e poi la scomparsa. Ma le specie sono legate agli habitat. Se distruggiamo gli habitat (e già una popolazione stazionaria non può fare altro, figuriamoci una in crescita esponenziale), distruggiamo le specie adattate a quell'habitat.
E per fare cosa poi? Per produrre cibo con l'agricoltura? Benissimo, ma anche l'agricoltura consuma la fertilità del terreno. Jared Diamond fa giustamente notare che l'agricoltura nasce circa 10.000 anni fa nella mezzaluna fertile collocata tra i fiumi Tigri ed Eufrate. Terra che fertile non è più: 10.000 anni di agricoltura hanno prodotto un deserto. Perché, salta fuori, sono le foreste pluviali a produrre il proprio microclima. Se hai una foresta di latifoglie dove piove ogni santo giorno una enorme quantità d'acqua, togli la foresta e pure l'acqua scompare. Se ne sono accorti in Brasile.
Il cambiamento climatico è una conseguenza dell'antropizzazione del pianeta, che la nostra specie ha innescato con l'invenzione dell'allevamento e dell'agricoltura. Il punto non è fermare il cambiamento climatico. Il punto è fermare l'antropizzazione del pianeta. E su questo non c'è speranza, perché manca la consapevolezza vera di quello che stiamo facendo al nostro pianeta. Stiamo segando il ramo sul quale siamo seduti, dal lato del tronco. Non ce ne renderemo conto finché non si sarà spezzato.