Renzo_Del_Rosso ha scritto:
Per inciso una cosa che si dimostri non corretta non è falsificata ma sbagliata, al limite.
La falsificazione è un'alterazione volontaria di una cosa per farla sembrare diversa da ciò che è.
Newton non ha falsificato niente. I suoi postulati sono corretti tutt'oggi se li consideriamo nei limiti delle approssimazioni matematiche e degli errori di misura che sussistevano prima che venissero esposte teorie più precise.
bene
Mi sono documentato ( su wikipedia, va bè....) e ho scoperto che:
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Il falsificazionismo popperiano
Karl Popper ha quindi elaborato una definizione di metodo scientifico deduttivo basata sul criterio di falsificabilità, anziché su quello induttivo di verificabilità. Gli esperimenti empirici non possono mai, per Popper, "verificare" una teoria, possono al massimo smentirla. Il fatto che una previsione formulata da un'ipotesi si sia realmente verificata, non vuol dire che essa si verificherà sempre. Perché l'induzione sia valida occorrerebbero cioè infiniti casi empirici che la confermino; poiché questo è oggettivamente impossibile, ogni teoria scientifica non può che restare nello status di ipotesi.
Se tuttavia una tale ipotesi resiste ai tentativi di confutarla per via deduttiva tramite esperimenti, noi possiamo (provvisoriamente) ritenerla più valida di un'altra che viceversa non abbia retto alla prova dei fatti. La sperimentazione, dunque, svolge una funzione importante ma unicamente negativa; non potrà mai dare certezze positive, cioè non potrà dire se una tesi è vera, può dire solo se è falsa.
E siccome ciò che noi chiamiamo "osservazione" è già in realtà una sorta di "pregiudizio", secondo Popper la formulazione di una teoria scientifica non deriva necessariamente dall'osservazione o descrizione di un dato fenomeno, poiché non c'è un nesso causale tra la percezione sensoriale e le idee della ragione. La genesi di una teoria non ha importanza: essa scaturisce dalle nostre intuizioni, e può avvenire anche in sogno. Mentre l'osservazione di per sé non offre né costruisce teorie: essa deve avvenire in un momento successivo a quello della formulazione, e serve non a confermare ma a demolire.
Per il metodo popperiano, quindi, ciò che conta di una teoria scientifica non è la sua genesi soggettiva, ma il fatto che essa sia espressa in forma criticabile e falsificabile sul piano oggettivo.
Il falsificazionismo fu suggerito a Popper dall'audacia della teoria della relatività di Albert Einstein, che fu elaborata esclusivamente sulla base di calcoli compiuti a tavolino, con cui il genio tedesco osò sfidare le teorie preesistenti, e persino l'evidenza del senso comune. Popper ne dedusse che una teoria è tanto più scientifica quanto più non teme la falsificazione, ma anzi accetta di misurarsi con essa. Quanto più una teoria sembri a prima vista facilmente falsificabile, tanto più essa rivela la propria forza e coerenza se regge alla prova dei fatti.
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Ne deduco che (vedere parti sottolineate):
1) usare la parola falsificare, nel contesto in cui l'ho usata non era poi tanto scorretto....
2) mi scopro più popperiano di quanto pensassi

...come avevo avuto l'ardire di pensare anche io, la scientificità di una qualche forma di "logia" (ufologia, evoluzionologia, ecc...) si misura nella sua capacità di rimettersi alla prova sperimentale (si leggano i miei post precedenti).
3) mi do ragione da solo
4) queste faccine cominciano a piacermi:D
ps.
GIURO, non ho "copiato" [/i]