L'edizione italiana a cui faccio riferimento
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reca questa data di stampa, il 1965:
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Sicuramente anche allora avevano problemi di tempi ristretti.
Ripeto che la traduzione, al contrario, è curata attentamente, con note interessanti relative alla scelta dei termini più appropriati, con un notevole puntiglio nel riporto di tutti i collegamenti: non ce n'è uno errato, per quel che ho visto io ... e non ci speravo, in tutta franchezza.
Non garantisco che questa cura corrisponda ad una effettiva comprensione dei contenuti, tuttavia traspare una lodevole professionalità nel lavoro di traduzione, senza dubbio.
Purtroppo, I disegni, al contrario, soffrono di una imprecisione da principianti, che forse è indice di una sottovalutazione della loro importanza. Curvilinee usato maldestramente, errori di distrazione, ingenuità che tradiscono palesemente l'assoluta, completa ignoranza del testo e dei concetti.
Nei libri più comuni il testo è tutto, di solito, e le figure sono un accessorio, quasi un orpello estetico.
Qui purtroppo vale il contrario.
Un disegno ben fatto può dare significato a mille parole che, per quanto siano scelte con cura, potrebbero ancora essere interpretate in modo ambiguo. Il disegno è il vero linguaggio universale che può attraversare secoli di storia senza problemi. Mi aspettavo di più, ma, ripeto ancora, sono largo di maniche (soprattutto perché poi ho potuto attingere a fonti diverse).
Questa negligenza è esasperata nella versione
e-book Kindle dei Principia: disegni inesistenti (!) o assolutamente incompleti.
Le versioni elettroniche costano meno perché (spesso) non hanno le figure, che vengono considerate di secondaria importanza. Questo criterio, probabilmente, è stato applicato anche ai Principia. Ma, cavolo, in questo modo si rende il libro completamente inutilizzabile.
Immagino un ragazzo di oggi: "Ho scaricato i Principia, non ci ho capito un'acca!". Eh sì, grazie, ti han dato il mestolo senza il manico.
E Newton potrebbe passare per pazzo, o per personaggio di chissà quali altri tempi, dopo tutta la faticaccia che ha fatto.
Vabbè, speròm en bè.
