@Fabius
Le antenne che sono usate per radioastronomia hanno la stessa identica struttura, strumentazione ed elettronica di quelle usate per telecomunicazioni. Cambia solo la dimensione delle antenne perchè è necessario migliorare il rapporto Segnale/Rumore (S/N).
Quindi non esistono antenne apposite per segnali "naturali" o "artificiali" essendo gli stessi comunque e sempre delle onde elettromagnetiche.
E' l'analisi che si fa DOPO aver captato il segnale che fa la differenza...
Quindi la tua considerazione sul fatto che non ci si possa "sbagliare" e confondersi perchè la strumentazione è "fatta apposta" non ha alcuna base reale...
Uno dei grossi problemi è il posizionamento dell'antenna: ad esempio con le antenne a riflettore (quelle che assomigliano in "grande" alle antenne per la ricezione dei segnali della televisione satellitare) bisogna stare spesso attenti al puntamento; se il guadagno della stessa è molto elevato spesso si corre il rischio di ricevere il segnale da un oggetto che si trova lontano e DIETRO l'antenna. Questi effetti sono generati dalla diffrazione delle onde sul bordo del riflettore e sono spesso molto subdoli.
Giusto per farti capire il discorso: il seguente è il diagramma di radiazione di un'antenna:
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Sidelobes_en.pngIn pratica rappresenta come un'antenna emette o riceve radiazione.
Quella in figura è progettata per trasmettere nella direzione del lobo in rosso. Ma, come ben vedi, i lobi "secondari" in blu non sono trascurabili per cui l'antenna trasmette ANCHE in quelle direzioni. Lo stesso tipo di discorso vale nella ricezione. Le antenne a riflettore hanno il lobo primario molto più "lungo" e sottile di quello nella figura ed i lobi secondari sono molto più piccoli. Questo implica che in ricezione può captare segnali debolissimi (e lontani) dal lobo principale e segnali più forti e vicini da quelli secondari.
E' chiare che se "qualcosa" passa nella zona di un lobo sencondario di un'antenna puntata verso lo spazio (quindi il lobo secondario punta "circa" verso Terra!!!) e questo qualcosa emette un segnale regolare per pochi secondi, se non stai attento rischi di prenderlo per un segnale che viene dallo spazio!!!!
Il sunto del discorso, quindi, è che le strumentazioni usate in radioastronomia non sono per nulla differenti da quelle usate per telecomunicazioni e soffrono degli stessi identici problemi.
E a priori non puoi distinguere un segnale naturale regolare (vedi la pulsar!) di una sorgente mai osservata prima da un segnale regolare artificiale!!!
La differenza la fa l'analisi a posteriori sul segnale che è stato registrato.... che, però, nel 99.99999% (l'ho sparata lì per dire "quasi sempre"

) dei casi ha un rapporto S/N molto basso e richiede un'analisi statistica molto lunga, tant'è che il SETI si avvale di un sistema di elaborazione distruibuita che fa uso di migliaia di computer di volontari sparsi per il mondo...
Quindi se beccano un segnale "regolare" di qualche tipo, prima controllano tutte le possibili sorgenti naturali ed umane... e poi magari... forse arrivano a quelle di civiltà extraterrestri.
Poi, ovviamente, rimane il problema dovuto a che diavolo intendono "gli altri" per un segnale semplice da decifrare!!!
J.