Ciao Giovanni,
gammarayburst ha scritto:
La mia prima curiosità riguardava le differenze tra le metodologie di ripresa ed analisi delle variabili e dei pianeti exstrasolari. In particolare se per le variabili tu segui le indicazioni che ho letto nel libro di Warner (A Practical Guide to Lightcurve Photometry And Analysis, 2006) oppure altre, (se si puoi indicare quali, o al limite descriverle) e per l'analisi dei pianeti exstrasolari se segui le indicazioni del libro di Bruce L. Gary (Exoplanet Observing for Amateurs) o altre (se si puoi indicare quali, o al limite descriverle).
Non ho modo di rispondere dettagliatamente, essendo un un palmare. In linea di principio, non esistono differenze metodologiche cruciali tra i due ambiti. Per i pianeti extrasolari si può dividere il procedimento in due parti: la fase di scoperta e quella di raffinamento dell'effemeride. In entrambi i casi (specie nel primo, quando i transiti non sono perfettamente pianificabili), è fondamentale una lunga sessione fotometrica, mentre nel secondo è bene comunque estendere la copertura di una 40na di minui, prima e dopo il transito previsto.
La riduzione dei dati avviene esattamente come con le variabili. Sovente, non si va oltre la fotometria differenziale (la cui precisione 'interna' può essere strepitosa), ed i dati vengono talvolta calibrati grazie a poche sessioni standard. E' importante - nella fase di scoperta - anche la banda spettrale (per questo, come dicevo altrove, non condidido l'impiego di filtri non fotometrici), tanto che alle volte si osserva contemporaneamenti in più filtri (V e R, ad esempio).
Cita:
Nell'altro post Daniele mi spiegava che per i pianeti exstrasolari bastava misurare la differenza di magnitudine tra una stella terget ed una stella di confronto (con simili luminosità e colore). Poi avendo la misurazione dell'evoluzione della magnitudine strumentale con il cambiamento dell'airmass potevo applicare una correzione. Quest'ultimo passaggio non ho capito come applicarlo. Cortesemente mi potresti dire praticamente come procedere?
Non sempre il colore delle stelle di confronto è noto. Certo, per gli oggetti più noti si puo' far riferimento alle sequenze in letteratura, ma in molti casi si deve fare a meno di questi dettagli, magari limitando i danni con più stelle di confronto, mediante un approccio statistico. L'uso di filtri standard aiuta parecchio nel limitare la dipendenza dall'indice di colore.
Per quanto riguarda l'airmass, nei limiti della fotometria differenziale essa non è cruciale. Capita talvolta (specie con asteroidi in rapido moto, che cambiano campo di continuo) che si debba fare riferimento alla magnitudine strumentale del solo oggetto, senza stelle di riferimento e qui si può tentare la correzione mediante la previsione dell'airmass. In ogni caso, non si scende quasi mai sotto i 30°, dove la dipendenza dalla distanza zenitale diventa alquanto complessa (ma anche qui non vi sono regole rigide, specie in modalità differenziale).
Magari avremo modo di approfondire al mio rientro.
A presto,
Gianluca