Roberto Gorelli ha scritto:
...
Prima di Keplero non ci interessa,
vai al sito dell'autore, credo che il sito della IOP necessiti che vai personalmente nel sito e scarichi il papero (vogliono sapere chi scarica lo stesso).
Riguardo alla magnitudine: Ok, ma Keplero guardava ad occhio nudo l'immagine nella stanza buia, oggi lo possiamo fare con strumenti molto più
sensibili: su Venere non so quanto possa interessare (si vedrebbe solo la falce), ma beccare la macchia rossa (ovviamente in bianco e nero, ma
forse non solo) di Giove in questo modo sarebbe impareggiabile! Naturalmente non servirebbe a niente ma sarebbe una prima mondiale, senza
contare la possibilità di riprendere i satelliti di Giove in pieno giorno.
Ciao.
Roberto Gorelli
Ci sono due limiti contrapposti molto importanti per la dimensione del foro stenopeico.
Se il foro è più grande passa più luce e l'immagine è più luminosa, ma più sfuocata.
Se il foro è più piccolo, l'immagine è più nitida, ma meno luminosa.
E non basta.
Se il foro è molto piccolo intervengono fenomeni di diffrazione delle onde luminose che passano attraverso il foro e l'immagine torna a sfuocarsi pesantemente (oltre che ad essere molto scura).
Il vantaggio che sicuramente non sfuggì a Keplero (ma senz'altro neppure a Leonardo e a Newton) fu di allestire una stanza buia grande che permetteva di ottenere immagini grandi (del Sole) con un foro relativamente grande per non incorrere nella diffrazione.
Modestamente, praticai anch'io da ragazzo un foro nell'anta della mia cameretta per fare esperimenti (non per vedere il Sole, tuttavia).

Per il resto sono del parere di Davide.