fabio_bocci ha scritto:
"Cioè, con un esempio stupido: la velocità di fuga nella zona dei satelliti geostazionari è di circa 4.3 km/s, che è certamente bassa rispetto alla scala di velocità che si riscontrano del sistema solare. Però la mia domanda è: perché non può esistere un asteroide che passi a quella distanza a 4 km/s?"
Quella non è la velocità di fuga, ma la velocità orbitale. Ma non fa nulla, è solo una questione di termini.
No, la velocità che io ho citato è proprio la velocità di fuga a quella distanza. La velocità orbitale è invece circa 3 km/s (v.
https://en.wikipedia.org/wiki/Geostationary_orbit#Orbital_stability). Tra i due valori c'è un fattore pari a sqrt(2).
fabio_bocci ha scritto:
Se un asteroide passasse a quella distanza a 4 km/s vorrebbe dire che è già in orbita geostazionaria!
In condizioni di fly-by tipo questo:
https://en.wikipedia.org/wiki/Gravity_assist#/media/File:GravAssis.gifun corpo minore che si avvicini ad un altro più grande di norma ha un punto di minima distanza, prima e dopo il quale la distanza sarà per definizione maggiore. Quindi nel caso di un asteroide con fly-by a 36000 km dalla superficie terrestre per quasi tutta la sua traiettoria e in ogni punto di essa i "famosi" 4 km/s saranno maggiori della velocità di fuga necessaria in quel medesimo punto.
fabio_bocci ha scritto:
Altrimenti avverebbe anche il contrario, i satelliti in orbita geostazionaria potrebbero schizzare via. Chi glielo impedirebbe? perchè deve valere anche l'inverso.
No, perché i satelliti in generale sono su un'orbita stabile, quindi non possono scappare a meno che non siano dotati di propulsione propria. Quelli in orbita bassa sono penlaizzati dall'attrito atmosferico, me quelli geostazionari possono invece stare in orbita per tempi lunghissimi (decenni di sicuro, probabilmente anche secoli) prima che le perturbazioni esterne gli sottraggano significativa energia.
fabio_bocci ha scritto:
Ovviamente si può fare i calcoli, ma i calcoli mi annoiano e alla fine non fanno necessariamente capire il fenomeno.
Certamente bisogna prima di tutto capire il fenomeno, ma a volte i calcoli possono aiutare a trovare una conferma. Gli esempi pratici sono sempre utili.