In quella discussione ci sono due inesatezze. In un messaggio si dice "
in uno S.C. il campo reale dipende in particolare anche dalle dimensioni dello specchio secondario e del lungo e stretto paraluce dello specchio primario, che strozza il campo, ed entrambi non possono aumentare di diametro".
In altro messaggio si dice "
Riguardo al massimo campo reale disponibile, quello è dovuto al massimo diametro dell'ostruzione presente dietro la culatta dove si attacca il portaoculari (pari a Ø 38 mm salvo variazioni di progetto)"
Entrambe le affermazioni sono sbagliate.
Nel manuale Celestron (ed è probabilmente da qui che nascono queste affermazioni poi diffuse per copia-incolla in rete) è riportato lo schema del telescopio SC:
Allegato:
schema approssimativo SC.jpg [ 21.31 KiB | Osservato 2874 volte ]
In questa immagine si vede il percorso della luce che partendo dallo specchio primario viene riflesso dallo specchio secondario e rimandato parallelamente lungo il paraluce fino alla culatta posteriore e poi al diagonale e all'oculare.
Osservando la figura sembrerebbe che il fascio ottico venga in qualche modo limitato dal diametro del paraluce e da quello del foro d'uscita della culatta. Ma attenzione, questa immagine è stata fornita da Celestron per dare ai suoi clienti neofiti un'idea intuitiva e immediata del funzionamento del suo telescopio, quindi risponde allo scopo. Ma non è formalmente corretta.
L'immagine corretta è questa:
Allegato:
Schema corretto SchmidtCassegrain.jpg [ 56.37 KiB | Osservato 2874 volte ]
Qui si vede che il fascio ottico disegna un cono che va restringendosi al vertice via via che si avvicina all'oculare.
Il paraluce è dimensionato in lunghezza e in diametro seguendo precisi calcoli geometrici in modo da intercettare al 100% il fascio ottico e nel contempo evitare l'ingresso nel percorso ottico di altre luci parassite presenti e riflesse dall'interno del tubo (per questo si chiama paraluce).
Il diametro del foro d'uscita della culatta è ininifluente e risponde solo a standard di compatibilità degli accessori che andranno montati (diagonale, riduttore ecc).
Anche questa immagine non è proporzionalmente corretta, ma geometricamente si. Seguendo il percorso ottico sino al foro della culatta si vede che il cono ottico in quel punto è assai più piccolo del foro, quindi quest'ultimo non può disturbare.
Il punto di fuoco di questo cono di luce (backfocus) va ben oltre la culatta di diversi centimetri.
La vignettatura è data dal fatto che il percorso ottico del diagonale da 1,25" è breve e il suo specchio è piccolo, tanto che lo specchio non copre il cerchio di piena luce del fascio ottico, quindi un arco di cerchio del fascio ottico cade fuori dallo specchio, ed ecco la vignettatura, cioè l'ombra visibile agli angoli dell'immagine.
Il diagonale da 2" ha invece dimensioni maggiori, raccoglie tutto il campo di piena luce e quindi non va incontro a questo problema.
La vignettatura quindi è data solo da una scorretta distanza dal punto di backfocus, che per essere corretta nel C8 dovrebbe essere, se non ricordo male di 100mm dalla culatta (ma non sono sicuro).
Il campo reale invece è si determinato dal paraluce e dal diametro del secondario, ma essi sono già dimensionati geometricamente in modo ottimale (il telescopio non è costruito in modo casuale

). Aumentando le dimensioni del secondario si avrebbe soltanto un'ostruzione maggiore senza peraltro ottenere un campo reale più ampio. Allungando il paraluce si intercetterebbe il fascio ottico restringendo il campo reale, accorciandolo o aumentandone il diametro non si avrebbe un campo più ampio, in compenso le luci parassite entrerebbero nel cono ottico rendendo vana la funzione del paraluce.
Le leggi ottiche non consentono miracoli.
EDIT: la distanza di backfocus (senza riduttore) per il C8 è di 127 mm. Per il C 9,25 è di 139 mm.