M'è cambiata la filosofia.
Adoro la piattaforma equatoriale. Da sempre.
Usare gli assi di ascensione retta e declinazione per trovare gli oggetti del profondo cielo, tracciando linee sul cielo seguendo le coordinate equatoriali (e senza goto), mi è sempre piaciuto. (Tant'è vero che il titolo del mio sito è dedicato a questi due assi:
Ar-Dec.net).
Ma nel settembre 2006 qualcosa è cambiato.
Una notte sul Pollino, decido di dedicarmi all'osservazione di oggetti che si scostano dall'osservazione classica dei Messier e di tutti gli NGC più luminosi.
Era con me il fido C8: 200mm per raccogliere luce le galassie del profondo sud (Balena, Scultore, Eridano).
Incominciavo a gustare, nel posto forse più buio d'Italia, il deepsky più tosto.
Diagonale da 31.8, oculari Plossl (alcuni buoni altri decisamente no) sempre da 31.8.
Il bisogno di comodità di osservazione gridava vendetta: volevo
vedere di più.
Non potendomi ancora permettere un cambio di telescopio ho deciso di incominciare con gli oculari.
E allora via col 2 pollici! E, ovviamente, con il grande campo.
Ma non bastava. Dopo un anno dedicato alla fotografia, a capire l'autoguida, i principi di elaborazione e buttare ancora il mio tempo con la webcam è arrivata la svolta.
Il 5 dicembre 2007, mentre la mia eq6 trottava con in groppa il Takahashi che fotografava indisturbato la Rosetta, facevo un salto da un amico con un telescopio da 25cm.
E la particolarità era che questo 25cm poggiava su una base altazimutale. Era un dobson.
Il prurito alle mani era tanto, e la voglia di provare ad usare quel "coso" era tanta. Avevo già osservato con un dobson, ma mai da solo, in maniera totalmente indipendente: non ci avevo mai puntato nulla.
La prima paura, infatti, fu l'incognita dell'approccio al puntamento altazimutale.
Sarei riuscito a passare dall'amato puntamento Ar-Dec a quello sui due assi "orizzontale-verticale"?
Trovare gli oggetti sarebbe stato così semplice, visto che finora avevo usato le manopole micrometriche?
La risposta arrivò proprio in quella notte, mentre la Canon raccoglieva i fotoni della Rosetta.
Il proprietario del dobson (korgolo) doveva andare a casa neanche a metà nottata. Gli chiesi di lasciarmi il suo telescopio in prova.
Semplicemente con il red-dot e qualche oculare trovai agevolmente una marea di oggetti. E vederli con soli 5cm in più del C8 era già diverso. Il cielo cominciava ad avere un sapore più condito, più gustoso.
Era facile spostarsi da una parte all'altra del cielo.
Grazie a una mappa stellare si poteva identificare tutto. E scoprì che il puntamento altazimutale era una grande cavolata.
Fu quello il momento in cui decisi che sarei passato a un dobson! Diametro ? Almeno 30cm.
L'11 gennaio 2008, infatti, arriva lui a casa: il Lightbridge.
Ero contento come un bambino con il suo nuovo giocattolo. E che giocattolo!!!
Ma non sapevo ancora cosa mi aspettava.
Tante incognite: passare da roba costruita in una certa maniera a un tubo aperto, con due specchi, un focheggiatore, un cercatore e un oculare...era la scelta giusta?
Non sapevo ancora che la risposta sarebbe stata un SI.
Da quel giorno ad oggi avrò osservato centinaia di oggetti, molti di più di quanti ne ho osservati in 9 anni di onorata carriera di astrofilo. 4 anni con un riflettore 150mm e 4 anni con il C8 (il primo lo togliamo, visto che ero con il 60mm).
Tutti questi oggetti (e dico davvero tutti) hanno avuto il loro fascino particolare nel cercarli e poi vederli comparire nel campo dell'oculare. E a tutti, con un 30cm, bisogna dedicargli uno sguardo speciale, quello sguardo in più che puoi dare con un maggiore diametro. Sguardo che puoi dare grazie agli alti ingrandimenti che puoi raggiungere..
E la filosofia è cambiata.
Ora mentre aspetto di potermi permettere di più in termini di diametro so che ho un gran bel daffare tra osservare quello tutto che posso vedere con un 30cm e fotografare tutto quello che posso fotografare con il piccolo Taka.
....sempre che mi vada di fotografare

Grazie John Dobson.
(preso da: http://davidem27.wordpress.com/)