L'idea di questo thread viene da alcune osservazioni emerse nel thread "piccolo è bello?"... si ... insomma... "a volte è meglio piccolo?"...
http://forum.astrofili.org/viewtopic.php?t=30786Una delle questioni che sono state sollevate riguarda i dati di Blackwell e l'eventuale possibilità di verificarli.
Blackwell, per chi è pigro e non vuole rileggere il thread, è uno studioso che ha determinato le condizioni di contrasto necessarie perchè un oggetto di una certa dimensione e a un certo livello di luminosità della scena sia visibile (Figura A di questo link
http://www.clarkvision.com/visastro/omva1/index.html).
Quello che Blackwell ha trovato è che l'occhio ha una sensibilità minore al contrasto se i dettagli sono fini e/o se la scena è buia.
In altre parole, a parità di contrasto, un oggetto può essere invisibile se ingrandito troppo poco e diventare visibile se ingrandito maggiormente
anche se, ingrandendo, la scena diventa più buia (pare fin troppo ovvio ma era stato messo in discussione nel thread precedente).
Mi sono ad un certo punto ricordato di un altro metodo per misurare la sensibilità al contrasto. Per fare la storia molto breve, esiste un software che può essere scaricato gratis e (attenzione a fare le regolazioni raccomandate sul monitor) può essere usato per misurare la propria curva di sensibilità al contrasto.
Si chiama Gabori Attack e si scarica da qua:
http://neurovision.berkeley.edu/Demonst ... tml#GaboriE questo è il mio test (in condizioni di luminosità massima del monitor, poi dirò quali).

Che cosa mostra la figura? Mostra la mia sensibilità al contrasto in funzione della frequenza spaziale.
Per esempio il punto alla estrema destra corrisponde alla frequenza spaziale di 10 cicli per grado (signfica alternarsi di linee chiare e scure ciascuna della dimensione apparente di 1/20 di grado cioè di 3' d'arco). Per dettagli così piccoli la mia sensibilità al contrasto è 2. Che cosa è la sensibilità al contrasto? E' l'inverso del contrasto necessario perchè il dettaglio sia percepito. Significa che mi serve un contrasto almeno del 50% per vedere dettagli così fini.
Alla frequenza spaziale di circa 1 ciclo per grado (linee della dimensione apparente della luna) la mia sensibilità è massima e vale circa 80. Significa che riesco a percepire lineee larghe mezzo grado anche se sono differenti di intensità di solo una parte su 80 (circa l1'25%).
Se invece andiamo a considerare oggetti ancora più grandi l'occhio (non solo mio) per motivi legati alla elaborazione del segnale nel cervello, non è più tanto bravo a riconoscre differenze di contrasto. Per esempio a 0.07 cicli per grado (il punti più a sinistra) che significa righe che appaiono larghe 7°, la sensibilità scende a circa 7. Vakle a dire che è necessario un contrasto di una parte su 7 (14%) perchè le righe siano riconosciute.
L'osservazione finale è che c'è una dimensione ottimale, intorno a un ciclo per grado (la coppia di line è complessivamente 1° apparente) per la quale si ha la massima sensibilità e si riesce a distingure le più mine differenze di contrasto. Le bande di Giove, le spirali di M51 si percepiscono meglio se appaiono di quella dimensione. e molto più piccole o molto più grandi potrebbero non essere viste affatto.
E mi fermo per il momento qua. La prossima puntata sarà dedicata a come cambia la sensibilità cambiando la luminosità della scena.
A questo punto immagino che qualche curioso vorrà provare la sua sensibilità (la mia curva è abbastanza nella media).
tutto questo è molto interessante, mi scarico subito il programmillo.
Se ho capito il software permette di ottenere una sorta di mtf del proprio occhio, giusto?