Starvalez ha scritto:
Mi manca però "una" nozione di base. Gli Adu.
Se non sbaglio, l'Adu non è altro che l'indicatore della luminosità di un pixel.
In Astroart, nella barra inferiore della finestra dell'immagine c'è un valore
che indica la soglia minima e quella massima.
http://forum.astrofili.org/userpix/2668_Astroart_1.jpgTale soglia è determinata dal sensore che riprende? Provo a formulare meglio. Riprendendo con la Canon 350d il valore differisce da una ripresa fatta con un altro CCD?
Gli ADU sono il valore numerico assegnato ad ogni singolo pixel dell'immagine. Nel caso di immagini a colori ogni pixel ha tre canali (R, G e B) ciascuno con il proprio valore ADU.
Nel caso che hai riportato in basso si legge:
R=0:65535 B=2534 V=2389:3864 LogI primi valori (R) sono ripettivamente il valore ADU del pixel più scuro e di quello più chiaro dell'immagine. Nel tuo caso evidentemente si tratta di un'immagine scalata a 16 bit (2^16=65536) moltiplicando i valori ADU della tua 350D (che nativamente riprende a 12 bit) per 16 (2^12=4096, 4096*16=65536). Il valore B è quello calcolato da AstroArt per il fondocielo. I valori V indicano le soglie di visualizzazione attuali: nel tuo esempio tutti i pixel con valore inferiore a 2389 vengono mostrati come neri, mentre tutti quelli con valore superiore a 3864 come bianchi. I toni intermedi vengono distribuiti ai pixel con valore ADU compreso tra queste due soglie in modo non lineare ma logaritmico (indicato dalla scritta Log), ovvero schiarendo i toni intermedi.
Starvalez ha scritto:
Infine, ho guardato come fare i flat. Sul librino della biblioteca di Orione, dice di tenere la saturazione al 50 max 75%.
In questo forum qualcuno di voi dice che è meglio stare poco sotto al 50%.
Qual'è la teoria giusta? Ma soprattutto, devo utilizzare l'istogramma interno alla Canon, l'istogramma di Zoom Browser EX (programma su pc della canon) o l'istogramma di Astroart?
Dovresti stare tra il 50% ed il 75% del livelo di saturazione con i pixel più luminosi ed in nessun caso arrivare al 100%. In pratica nel tuo caso il livello di saturazione è 65535 e quindi un buon valore è tra 32000 e 40000. Questo valore lo dovrai leggere nella seconda cifra di R, laddove nell'immagine che hai inviato ora c'è 65535. Non usare l'istogramma per valutare la saturazione in quanto ti evidenzia il valore medio, mentre è importante valutare quello massimo.
Starvalez ha scritto:
P.s.: relativamente all'immagine postata, come mai la vedo così "bruttamente" arrossata?
Perché le componenti R, G e B dell'immagine non sono state ancora bilanciate. Puoi chiedere ad AA4 di farlo in automatico all'apertura delle immagini RAW oppure di basarsi sulle impostazioni della camera, oppure ancora di non intervenire per avere l'opportunità di bilanciare manualmente in seguito.
Starvalez ha scritto:
Come dicevo nel mio precedente messaggio sto leggendomi la guida ad Astroart. Parla sempre di elaborazione di file FIT. Però non ho capito proprio bene che file sono. O meglio, ho capito che sono file ad alta interscambiabilità, che possono contenere molteplici informazioni aventi anche un "peso" minore. Ma come faccio a ricavarli?
Quando fotografo ho dei file RAW (quelli della Canon). Devo quindi aprire i miei file Raw e salvarli come FIT?
Quando elaboro, devo elaborare con i fit o con i raw?
Il formato FITS (estensione *.fit) è stato progettato dalla NASA per archiviare dati ed immagini. È (nella versione originale) un formato non compresso con cui si possono conservare immagini solo monocromatiche. AstroArt ed altri programmi (mi viene in mente MaxIm DL, ad esempio) usano un piccolo trucco per salvare FITS anche a colori con un campionamento che può andare da 8 bit per canale a 32 bit per canale. I file FITS sono in genere piuttosto pesanti, proprio perché non compressi, ma hanno il vantaggio di poter conservare nell'intestazione una gran quantità di dati (ad esempio dati sulla ripresa, sulle elaborazioni efettuate, la riduzione astrofotometrica, ma anche qualunque altro valore in chiavi definite dall'utente).
Io ti consiglio di usare il formato FITS sia nei passaggi intermedi dell'elaborazione che per l'archiviazione sia per sfruttare tutta la qualità del campionamento a 96 bit che per conservare tutti i dati di ripresa (ovviamente se hai la pazienza di inserirli). Il formato FITS è anche un ottimo formato d'interscambio in quanto tutti i più importanti software astronomici ne fanno uso (anche se alcuni in modo parziale).