beh, lo avevo detto che semplificavo molto!
e l'ho fatto proprio nella speranza che, partendo da un discorso molto semplice e teorico (quando dico "data per scontata la pari qualità" so che sto facendo una ipotesi azzardata, pero' davo per scontata la perefetta "apocromaticità"

) il discorso potesse evolvere ed entare anche nei casi reali.
per quanto riguarda, invece, il discorso "arcosecondi/pixel" l'ho volutamente trascurato, e cio' per due motivi:
1 perchè ne avevo già parlato in un post di qualche tempo fa (almeno cosi' mi ricordo ma ora mi viene il dubbio

)
2 perchè mi interessava mettere in evidenza soprattutto il discorso "formazione dell'immagine"
in ogni caso mi pare che le risposte ricevute vadano proprio nella direzione "giusta".
per esempio il discorso dell'immagine che "si spalma" di più su telescopi "reali" piu' veloci andrebbe approfondita meglio, nel senso che è sicuramente ben posta ma mi piacerebbe poter scrivere anche qualche formuletta.
in piu' vorrei anche fare un passo in avanti e vedere cosa accade se modifichiamo l'apertura dell'obiettivo.
infatti io ho detto all'inizio
"il contenuto energetico che arriva sul sensore è determinato solo dall'apertura della lente e, quindi, è costante nei due casi (diciamo che sia pari a E)."
tale affermazione, tuttavia, puo' essere considerata corretta nell'ipotesi di partenza e, cioe', a parita di apertura.
se, invece, consideriamo due obiettivi con apertura D1 e D2 per esempio, cosa accade?
in tal caso occorre considerare il fatto che, in prima approssimazione, puo' essere ritenuta costante non l'energia raccolta ma quella emessa dalla stella.
se la stella emette "energia" T per unità di tempo è naturale pensare che il flusso F di tale energia si mantenga costante (possiamo certamente affermare che l'energia si diffonde secondo una simmetria sferica e, pertanto, od ogi distanza r dalla stella il flusso (F) di energia sarà proporzionale a T su r quadro.
poichè i nostri due telescopi di guida sono entrambi alla stessa distanza dalla stella possiamo senz'altro ritenere costante il flusso di energia in ingresso agli obiettivi.
nel telescopio D1, allora "entrera' l'energia" F*D1^2 (a meno di qualche costante che non scrivo perche' e' un casino non avendo un editor di formule

).
nel secondo obiettivo entra energia proporzionale a F*D2^2.
questa energia verra' ora distribuita, come visto prima, nel disco di airy (non tutta, ovviamente, circa l'85% in realta', ma possiamo fregarcene

).
ma il diametro (d) del disco di airy dipende da D, infatti
d=2.44*lambda*F/D
e d è tanto minore quanto piu' grande è D.
ma d piccolo significa concentrare meglio la luce e, quindi, "farla vedere meglio" al nostro sensore di guida.
nello stesso verso va la quantità di energia raccolta, è tanto maggiore quanto piu' grande è D.
si conclude, allora, che (fissata la focale) è preferibile scegliere una apertura piu' generosa

(e qua prendero' il nobel per l'astrofilia, ho detto una cosa che non sapeva nessuno).
a questo punto sarebbe interessante preparare una semplice tabella in cui inserire alcune configarazioni std (intendo una tabella in cui inserire vari valori di D e vari valori di F) e verificare quale combinazione, almeno teoricamente e nelle ipotesi fatte (siamo ancora nell'ipotesi di perfetta "apocromaticità"), possa ritenersi la migliore per questi scopi.
ma, soprattutto, sarà ora interessante cominciare a ragionare anche di correzioni al semplicissimo modello che tengano conto di lenti reali.
antonio