Ciao Eros !
Non è che l'f/15 sia un numero magico...

f/15 può essere o no sufficiente: dipende dal diametro dell'obiettivo (a lenti) ovviamente. Detto questo, come è già stato menzionato, allungando la focale si hanno vantaggi anche con i riflettori, ma non è necessario andare così lunghi dato che non c'è aberrazione cromatica da correggere.
Allungando la focale hai, come ricordavi, una maggior facilità ad ottenere una figura a correzione elevata, un campo più piano, un miglior controllo del coma e, in virtù della minore ostruzione, una maggiore insensibilità alla turbolenza, maggior contrasto e quindi, tutto considerato, maggior possibilità di sfruttare il potere risolutivo teorico dell'obiettivo.
Ma, come ricordavo in un post del "Superplanetary Achro vs Apo", così facendo ci si imbarca nella costruzione di strumenti assai meno tolleranti di un equivalente strumento a lenti (di costo analogo, se non inferiore)...
Non più tardi di ieri, stavo calcolando a quattro mani un Newton planetario che — nelle famose cinque sere l'anno — staccasse il Leviatano. E' quanto segue.
Newton 14"-16", f/8, specchi lavorati a lambda/100 (non ho messo uno zero in più, è lambda/100: se va tutto OK, in un sistema Newton ti arriva sul piano focale l'equivalente di un lambda/12 a lente...), ostruzione secondario 0.10, tubo diaframmato e almeno 10cm più largo del primario, ventilazione forzata interna... scartata la finestra in vetro ottico pianoparallelo per ragioni di difficoltà e omogeneità costruttiva (per tacer del costo), si è optato per razze curve antidiffrazione e chiusura con turbofilm baader... poi c'è la meccanica per mantenere collimato tutto ciò... Allora, questo mostro largo mezzo metro e lungo, nella versione 16", tre metri tondi, pesa un'enormità e viene a costare più del Leviatano, e ti costringe, per poter spremere a fondo il cielo una settimana o due l'anno, a passare il tuo tempo in piccionaia... Accludo qui sotto la famosa foto di Clarence P. Custer letteralmente "appiccionato" al fuoco Newton del suo riflettore 12.5" f/8... Mi pare si commenti da sola...
http://forum.astrofili.org/userpix/1995_1969_ComeSiOsservaIlCielo_3_1.jpg
E questo è sui Newton (che rimangono, parere personale, la soluzione più semplice e versatile).
Altrimenti ci si può buttare su un Cassegrain puro, primario f/4 e secondario 4-6x. L'ostruzione è maggiore, ma non si sta in piccionaia.
Questi sono tutti eccellenti strumenti in virtù appunto, come dicevi, dell'allungamento della focale. Che, se e quando costruiti a mano con cura certosina, danno prestazioni letteralmente straordinarie.
Poi c'è, come giustamente sottolineava Daniela, l'Herscheliano nella sua variante Trischiefspiegler (ossia "a tre specchi piegati"; ma ci sono anche "Tetra-Trischiefspiegler", "Tetra-Gregory" o, semplicemente, il Newton a fasci inclinati quindi senza ostruzione). Qui, la lunga focale, permette di lavorare lo specchio in forma sferica invece che parabolica.
Per raggiungere uno Strhel 0.8 (quindi essere "diffraction limited"), un 6" sferico deve essere < f/8. Per un uso planetario, però, necessita per lo meno di essere lambda/16 (equivalente a lambda/4 per una lente). Ecco che, per raggiungere tale correzione, lo specchio sferico deve essere lavorato con un rapporto focale f/32.5...! Ed ecco che siamo tornati a rapporti focali equivalenti agli acromatici a lungo fuoco le cui lenti sono, appunto, sferiche.
Adesso, mentre osservare in un rifrattore 6" f/32 richiede una supermontatura e un'alta colonna, il riflettore 6" f/32 richiederebbe (oltre alla supermontatura), un osservatore pronto ad "appiccionarsi" a ca. 5 metri dal suolo... da cui, appunto, lo sviluppo del Trischiefspiegler per evitare che le genti astrofile fossero decimate in giovane età e tenessero conferenze astronomiche nelle corsie degli ospedali traumatologici...
Quindi il Trischiefspiegler, nella sua variante a tre o quattro specchi, permette di utilizzare uno specchio sferico, lavorato accuratamente in uno strumento che, pur essendo f/32, risulta — a seconda della progettazione — lungo come un Newton f/6-8.
Però, però... ti trovi a dover lavorare anche gli specchi piani... ti trovi a dover lavorare tutto il sistema non a lambda/16, ma ben di più, visto che ad ogni riflessione l'errore ti si raddoppia... ti trovi a dover mantenere questi rinvii immacolatamente collimati (non parliamo di un secondario, ma di tre o quattro... buon divertimento...)... ti trovi ad utilizzare rivestimenti dielettrici al 99% dappertutto per evitare che, dopo tre/quattro riflessioni, ti arrivi all'oculare il 60-70% della radiazione luminosa...
Dai uno sguardo alla complessità di un Trischiefspiegler nella variante truss che ti permette di vedere cosa succede dentro e quante cose possono andare non per il verso giusto...
http://forum.astrofili.org/userpix/1995_site1_1.jpg
http://forum.astrofili.org/userpix/1995_site1002_1.jpg
Alla fine di tutto questo gioco di rinvii, ti trovi uno strumento che, nonostante si avvantaggi del lungo fuoco e sia non ostruito, non ti lavora come un semplice rifrattore acromatico perché:
a) è meno corretto (parlo qui solo della correzione teorica al piano focale, dando per scontata una collimazione immacolata (ancorché non evidente));
b) ha il fascio luminoso che — come è stato giustamente già ricordato — invece di staccarsi immediatamente dalle pareti del tubo ed andare giù dritto a cono verso il piano focale (come accade per il rifrattore puro, non-folded), continua ad attraversare il tubo in tutte le direzioni senza mai staccarsene e risentendo quindi di ogni pur minima variazione di temperatura;
c) è un sistema a riflessione.
E qui ritorno a quanto diceva Daniela sulla diaframmatura del Newton: no, non è uguale. Fai la prova col tuo newton (o con qualunque altro). Diaframmalo e mettici accanto un rifrattore dello stesso diametro. Guardaci dentro e dimmi se è uguale.
Hai il 395 Meade (90 f/11), giusto? Che non si può certo definire il vertice della perfezione ottica. Diaframmalo a 60mm. Ottieni un 60 f/16.6 che dovrebbe essere sufficientemente forgiving delle manacce dei subcontractors Meade. Ora prendi il tuo Newton 130/1050. Mettici un diaframma a 60mm. Ottieni un Newton non ostruito f/17.5.
Guarda dentro entrambi. Hai una risoluzione di 2 secondi d'arco, quindi la turbolenza atmosferica gioca un ruolo molto basso.
Guarda la Luna (con strutture ad alto contrasto). Guarda Giove (con strutture a basso contrasto).
Guarda se c'è differenza. Sarà minima, visto il minimo diametro, ma ci sarà.
Immagina che succede utilizzando diametri più grandi (in cui la turbolenza gioca) e lenti a correzione elevata.
Chiunque può fare lo stesso esperimento diaframmando il C8 a 70mm (avendo così uno specchio 70 f/30 non ostruito) e mettendoci accanto un buon 80/1200 (ahimé ormai non se ne trovano più... [...a meno di non trovare qualche Jaegers 83/1219... non è vero Daniela...?!?!;-) ) oppure qualunque cinesaccio a 1200 di focale che venga diaframmato a 70mm. Nonostante il rifrattore parta svantaggiato (f/17 vs f/30), l'immagine sarà — anche se di poco, visto il minimo diametro — più secca, più tridimensionale, più plastica, più tranquilla.
Non è un miracolo. E' fisica. E' ottica ondulatoria.
Concludendo, dato per scontato che il lungo fuoco aiuta sempre, dal punto di vista teorico, quando poi si costruiscono strumenti che devono funzionare sotto il cielo reale, ci sono sistemi in cui aiuta di più e altri in cui, per dirla alla romana, aiuta per la discesa...
Buona giornata a tutti !
Massimiliano