Per la teoria, si può scaricare il paper dei Roddier oppure, più semplice, dare un'occhiata a questo sito (è in francese):
http://www.astrosurf.com/tests/roddier/roddier.htmPer usare il software praticamente, conviene fare riferimento al Manuale di W. Van Arsdale (
http://www.compubuild.com/astro/download/New_WinRoddier_User_Manual.pdf). Qui viene spiegato passo passo come procedere. Sono poi utili altri due programmini chiamati WRCALC e WRFITS, che si dovrebbero trovare in rete facilmente. Il primo calcola il defocus da usare in funzione del setup (camera, focale, lunghezza d'onda eccetera) in modo da stare nel range giusto per il software, l'altro fa la conversione in FITS che è l'unico formato accettato da WinRoddier.
In soldoni, si attende una notte di buon seeing e si riprendono due video in EF/IF, sommando poi qualche centinaio dei migliori frames con Autostakkert!. Attenzione perché il programma gradisce solo un certo intervallo di defocus (da 15 a 30 waves, all'incirca) e le due stelle devono avere lo stesso diametro, con una tolleranza di 1 o 2 pixel al massimo (condizioni queste non sempre rispettate nei test che ho visto in rete, i cui risultati vanno presi con riserva). Fatto ciò si caricano le immagini e si attende che il software ricostruisca per noi il fronte d'onda, calcolando lo Strehl del nostro strumento. Ricordiamo che lo Strehl ratio di un sistema ottico composto è dato dal fattoriale degli Strehl dei componenti, tenendo conto dell'ostruzione a causa della quale lo SR non può essere uguale ad 1. Il Roddier calcola lo Strehl relativo a questo valore massimo Smax. Se ad esempio per il mio Newton ostruito al tot% Smax=0.90, e il programma calcola uno Strehl ratio S=0.85, allora il valore effettivo sarà S/Smax=0.85/0.90=0.94; questo 0.94 sarà a sua volta il prodotto dello Strehl ratio del primario e del secondario.
Il software spesso non dà risultati perfettamente ripetibili, e cambiando le condizioni al contorno il risultato può cambiare anche di più di 5 centesimi. E' molto meglio quindi eseguire diversi test con differenti defocus e fare poi una media, ed è consigliabile non prendere troppo seriamente la seconda cifra decimale.
In definitiva, il software è utile ma può non risultare semplicissimo da usare, soprattutto per un visualista. Gli SCT presentano la difficoltà addizionale che lo spacing tra i due specchi non dovrebbe cambiare durante il test (quindi ci vuole un focheggiatore esterno) e inoltre sarebbe meglio lavorare al backfocus di progetto o lì vicino, soprattutto per gli HD.