Il tanto atteso transito di Mercurio dello scorso 11 novembre è stato purtroppo, per noi italiani, un evento deludente, che ha visto la maggior parte della penisola coperta da nuvole e pioggia. E’ del tutto lecita la frustrazione di chi ha preso ferie e preparato meticolosamente la strumentazione restando con un palmo di naso; ma credo che leggere la storia di Guillaume de Gentil, oltre che per cultura personale, possa servire anche ad attribuire le giuste proporzioni al concetto di "sfortuna" in astronomia. Restiamo in tema perché, anche in questo caso, il protagonista è un transito, non di Mercurio ma di Venere.
Racconto la vicenda di seguito, così come l'ho ricostruita dalla consultazione di diverse fonti, e auguro buona lettura.
Correva l’anno 1760, e Guillaume Joseph Hyacinthe Jean-Baptiste Le Gentil de la Galaisière (questo il suo nome completo) era uno dei migliori astronomi di cui la Francia disponesse. Tanto che l’
Académie Royale des Sciences lo incaricò di andare a Pondicherry, sulla costa orientale dell’India, per studiare il transito di Venere previsto per il 6 giugno del 1761. L’incarico era importante, perché dalle misurazioni della traiettoria del pianeta sul Sole si poteva dedurre -secondo un metodo suggerito poco tempo prima da Halley- la distanza Terra-Sole, ossia l'unità astronomica. L’esito positivo della missione significava sicura fama, un sentimento molto terreno ma capace di lusingare anche l’anima di un astronomo.
Il buon esito dell’impresa richiedeva che il transito fosse osservato da punti il più distanti possibile sul globo terrestre, rendendo inevitabili lunghi viaggi per mare. La traversata, per Le Gentil, si rivelò purtroppo da subito ardua. Francia ed Inghilterra erano di nuovo in guerra, e Le Gentil rimase bloccato ad île de France, la Mauritius odierna, per più di 6 mesi. Navigare ulteriormente verso Est poteva voler dire, infatti, essere cannoneggiati dai velieri britannici. Quando finalmente la nave poté riprendere il mare, a metà strada si apprese che Pondicherry era caduta in mano agli Inglesi, cosicché il capitano non poté far altro che ordinare il ritorno a île de France. Intanto il 6 giugno era arrivato, e con esso i monsoni tipici di quella stagione. Le Gentil fu costretto ad osservare il transito sul traballante ponte di coperta della nave, che scarrocciava in preda ai venti capricciosi, e le misurazioni che ottenne risultarono inutilizzabili.
Il successivo transito di Venere sul Sole era previsto dopo 8 anni, il 4 giugno del 1769, e sarebbe stato l’ultimo a cui Le Gentil avrebbe potuto assistere. I transiti di questo pianeta infatti avvengono in coppie a distanza di 8 anni, ma tra una coppia e l’altra intercorrono più di 100 anni. Ben lo sanno gli astrofili di vecchia data che hanno assistito al passaggio di Venere nel 2004 e nel 2012, mentre il prossimo ci sarà nel 2117.
Il tenace astronomo era ben conscio di tutto ciò, e decise di non ritornare in patria ma di restare in Oceano Indiano, dove condusse studi su molteplici discipline come la geografia, la storia naturale, i venti e le maree, che affiancarono quelli astronomici. Le sue ricerche lo portarono alla conclusione che era Manila, più che Pondicherry, il sito d’elezione per l’osservazione del transito, e partì dunque alla volta della città giungendovi nell'agosto del 1766. Purtroppo però sull' isola trovò un’atteggiamento poco amichevole da parte del governatore spagnolo, che lo aveva scambiato per una spia. Confortato anche dalla notizia che nel frattempo, con il trattato di Parigi (1763) Pondicherry era tornata in mani francesi, si convinse a fuggire per tornare, finalmente, alla sua meta iniziale: Pondicherry, appunto. Mancava più di un anno al transito, e Le Gentil impiegò in modo proficuo questo tempo, costruendo un osservatorio e studiando l’antica astronomia indiana.
Le premesse erano buone, anzi ottime: il clima di Pondicherry si rivelò anche migliore del previsto. Le Gentil annotò sul suo diario che il cielo si mantenne praticamente sempre sereno per 3 mesi, fino alla vigilia dell’evento. La notte del 3 la trascorse mostrando al governatore i satelliti medicei al suo telescopio. Possiamo solo immaginare l’ansia che doveva attanagliare l’astronomo francese, giunto ormai faccia a faccia con l'evento che inseguiva da quasi 10 anni, e per il quale aveva percorso mezzo mondo. Non riuscì a chiudere occhio, e affacciandosi nervosamente alla finestra, non poté fare a meno di constatare l’amara verità: il cielo, incredibilmente, si era coperto!
Così, un destino beffardo materializzò letteralmente dal nulla uno spesso banco di nuvole, e lo spinse sul Sole proprio tra le 7 e le 7 e 30, in diabolica corrispondenza con il transito di Venere. Poco dopo, le nuvole sparirono, e il cielo ritornò chiaro come prima. Per colmo di sfortuna, Le Gentil venne più tardi a sapere che quel giorno il cielo di Manila era stato sempre sereno.
Assalito da comprensibile disperazione, così scrisse sul suo diario:
"
Questo è il destino che spesso attende gli astronomi. Avevo percorso più di diecimila leghe; sembrava che avessi attraversato una così grande distesa di mari, esiliandomi dalla mia terra natia, solo per essere spettatore di una nuvola fatale che è venuta a posizionarsi davanti al Sole nel preciso momento della mia osservazione, per privarmi dei frutti delle mie pene e delle mie fatiche ..."
Era ormai tempo di abbandonare il suo progetto, che era diventato per lui ormai una sorta di ossessione. Ritornò non senza tribolazioni in Francia, l’8 ottobre 1771, dopo essere scampato ad un naufragio e ad un attacco di dissenteria: erano trascorsi esattamente 11 anni, 6 mesi e 13 giorni dalla partenza carica di speranze dal porto di Lorient, nella verde Bretagna.
A casa apprese che i suoi eredi, credendolo ormai disperso, se ne stavano contendendo le sostanze, la moglie si era risposata, e perfino l’
Académie des Sciences, credendolo scomparso, lo aveva rimpiazzato. Riuscì comunque a recuperare, grazie all’intervento del Re, la sua posizione presso l’Accademia; si risposò ed ebbe una figlia, trascorrendo i venti anni che gli restavano da vivere all’
Observatoire Royal.
E' davvero il caso di rammaricarsi più di tanto per un mancato transito di Mercurio, avvenuto peraltro in uno dei mesi più piovosi dell'anno?