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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 14:33 
dedo ha scritto:

...Se il seeing però scende quella al di sopra avrà un vantaggio più netto su quella al limite poiché l'errore introdotto ora dal seeing avrà abbassato la correzione di entrambe le ottiche e quella che prima era al limite ora non sarà più dl mentre l'altra si. Stiamo estremizzando ovviamente.

Questa è nuova! La correzione ottica di un telescopio, che sia un rifrattore o un riflettore, è data da due elementi: la qualità e il tipo di vetro e il raggio di curvatura (o la somma o la differenza dei raggi di curvatura dei diversi elementi) delle lavorazioni. Che piova o che ci sia vento il raggio di curvatura non cambia e la correzione ottica è sempre la stessa. A meno che con il cattivo seeing la tua automobile non cambi la forma dei parafanghi.. :rotfl:


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 14:47 
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Iscritto il: martedì 3 gennaio 2012, 5:56
Messaggi: 720
Località: Roma
Tipo di Astrofilo: Visualista
Si parla di tutto il sistema ottico.
Il consumo medio della tua macchina o le sue prestazioni sono calcolate su percorsi standard o su carichi standard della macchina, ad esempio con il solo guidatore. Se tu vai in salita o se viaggi con il vento contrario i consumi si discosteranno da quelli previsti. Hai il vento contrario? E' come se viaggiassi in 5.
Quando fai un test interferometrico per rilevare la qualità del treno ottico lo fai in ambiente controllato in assenza del seeing.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 15:09 
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Iscritto il: mercoledì 15 ottobre 2008, 17:01
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Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
La differenza di qualità di un'ottica si apprezza tanto più quanto più ci si avvicina agli ingrandimenti massimi che può sostenere. Quello determinati dalla "formula che non conoscevo" vanno benissimo. Si capisce che se il seeing non sostiene quegli ingrandimenti allora le prestazioni rimangono livellate e non si vede nessuna differenza tra uno strumento eccelso ed uno mediocre dello stesso diametro.

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Ciò che non ha termine non ha figura alcunaLeonardo da Vinci


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 16:45 
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Iscritto il: lunedì 6 luglio 2009, 19:38
Messaggi: 3766
Località: via stella Anzio
Metto una foto dello schermo perché lo screenshot è troppo grande
Comunque si parla dei pianeti non doppie


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e ho visto i raggi b balenare nel buio
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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 17:25 
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Iscritto il: mercoledì 15 ottobre 2008, 17:01
Messaggi: 20265
Località: Firenze
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Mah, pensavo che ti ti riferissi a questo, tratto da "L'utilità degli strumenti ottici":
Prendiamo un telescopio da 120mm di diametro, il cui potere risolutivo teorico si può calcolare anche con un'altra formula, oltre quella di Rayleigh. detta formula di Dawes (PR =115/D) per la luce visibile; esso è circa uguale ad 1". e questo rappresenta la separazione minima tra due dettagli. Affinchè il mio occhio sia in grado di vedere tutto il potere risolutivo, è necessario ingrandire l'immagine di almeno 180 volte; questo è il valore per "trasformare" 1" nei 180" necessari all'occhio umano. Per avere una visione ottimale è meglio raddoppiare questo valore, portandolo a 360 volte, cioè circa 3 volte il diametro dello strumento, espresso in mm. A questo ingrandimento sono capace di vedere bene dettagli da 1", che essendo al limite di risoluzione, si mostreranno con gli anelli di diffrazione; le stelle in particolare mostreranno il disco di Airy.
Se continuo ad ingrandire non otterrò un miglioramento della risoluzione perché l'ho già sfruttata tutta al massimo; ingrandendo l'unica cosa che ottengo è un allargamento del disco di Airy, il quale mantiene sempre la stessa forma e lo stesso diametro angolare, ma la cui luce si sparpaglia ora su una maggiore superficie.
Siccome l'energia che ci giunge dalla stella, e che viene poi raccolta dal telescopio, è la stessa, ma la superficie del disco di Airy cresce a causa dell'ingrandimento eccessivo, ne consegue che la luminosità globale cala perché ora la stessa quantità di luce si sparpaglia su una superficie molto maggiore. Oltre ad un brusco calo di luminosità, si osserva anche una sfocatura dell'immagine, causata dal fatto che il più piccolo dettaglio che può mostrarci lo strumento è molto più grande del più piccolo dettaglio percepibile dall'occhio. L'effetto è del tutto simile a quando si visualizza un'immagine sul computer: se cominciamo ad ingrandire, la vedremo nitida fino a quando le dimensioni del più piccolo dettaglio visibile non diventano almeno 3 volte maggiori (angolarmente) della risoluzione del nostro occhio. La risoluzione dell'immagine non varia, ma varia la nostra percezione, che si fa sfocata.
Di Daniele Gasparri.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 19:29 
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Personalmente non so che farmene della formula proposta, quando dovrei applicarla? Legare il massimo ingrandimento alla radice del diametro non ha basi fisiche. Se derivasse dal seeing dovrebbe comparire nella formula .. Ma non c'é nella formula c'è solo il diametro .. Rsta solo da immaginare che le costanti numeriche siano relative ad un certo seeing medio o massimo di un certo luogo .. Ma a che mi serve? Ogniuno ha il proprio seeing, gli riconoscerei un valore se fosse calibrata sul seeing medio degli osservatori professionali, in questo caso indicherebbe il meglio al mondo per diametro, ma non é così visto che io da casa spesso e volentieri spremo il mio c8 e non é certo un sito al top mentre la fofmula penalizza già un 20cm .. Quindi che rappresenta? Bhooo .. Tanto piu che il max ingrandimento utile é soggettivo .. Per alcuni é 1.5x il diametro per altri 2.5x restando sul planetario per non parlare delle stelle doppie dove si sale ancora.

A me basta ed avanza l'indicazione generica di Imax=2xD sapendo che se va male l'ultima parola é quella del seeing.

Buon seeing a tutti

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Alessio Carlini - Garlasco PV
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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 19:53 
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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 20:16 
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dedo ha scritto:
Angelo Cutolo ha scritto:
applichiamo il tutto ad un telescopio come il TEC 140 la cui correzione globale sul fronte d'onda è almeno λ/36 RMS (strehl ratio = 97,00%) ci aggiungi un "errore del seeing" di λ/4 RMS (strehl ratio = 8,48%) la somma viene sempre λ/4 RMS meno qualcosina (strehl ratio = 8,23%);


????

La somma viene semmai λ/32

Il resto del calcolo è sbagliato di conseguenza.

Oh bella! E questo calcolo da dove viene? E soprattutto vorresti dirmi da quale testo hai preso la metodologia per un simile calcolo e dirmi che ho sbagliato i calcoli?

Io i miei li ho fatti utilizzando le formule per il calcolo dello strehl ratio presenti in questo testo http://www.willbell.com/tm/tm5.htm se non sei d'accordo scrivi una lettera ad Harold Richard Suiter. :mrgreen:

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 20:53 
dedo ha scritto:
Si parla di tutto il sistema ottico.
...Quando fai un test interferometrico per rilevare la qualità del treno ottico lo fai in ambiente controllato in assenza del seeing.

Mica vero, questo per esempio è il test Roddier del mio rifrattore, fatto su Arturo con seeing buono, ma non eccezionale.
...guarda lo strehl...
Allegato:
roddier apo.JPG
roddier apo.JPG [ 139.74 KiB | Osservato 2225 volte ]


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: mercoledì 12 ottobre 2016, 20:58 
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Bene Angelo, allora spiegami come fa λ/36 RMS più λ/4 RMS del seeing a fare λ/4 RMS meno qualcosina... :mrgreen:

Nel frattempo puoi leggere questo:
http://www.oa-roma.inaf.it/licausi/Tesi/Capitolo1b.htm

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