xenomorfo ha scritto:
franciskhan ha scritto:
Fin qui i conti di Xenoformo sono stati fatti senza l'oste.... e cioè senza considerare la vista umana. È infatti con quella che vediamo attraverso il telescopio che ne è un semplice potenziatore.
No affatto. Se invece di parlare in base a ciò che credi avessi l'umiltà di cercare di capire un po' di ottica forse eviteremmo quest infinite discussioni sul concetti errati.
Il telescopio non è un "potenziatole" della vista. Se così fosse un ipotetico alieno con una vista 100 volte più acuta dell'uomo usando un APO da 140 mm dovrebbe vedere dettali di 0.008" (posto che per l'uomo siano 0.8").
Invece no. L'alieno vedrà esattamente 0.8. Avrà solo bisogno di meno ingrandimenti.
Se fose come dici tu, perché allora non guardare dentro al telescopio usando un binocolo? Se guardando a occhio nudo dento il telescopio la vista si potenzia fino a vedere 0.8", guardando dentro con un binocolo (che potenzia la vista dell'uomo da 80" a 8" dovremmo vedere dieci volte meglio no?
Se ti prendessi la briga di aprire un testo qualsiasi di ottica capiresti (ma tu non vuoi capire). Il Suiter, per esempio esordisce con "I telescopi sono filtri ottici".
la parola "filtro" sta a indicare che l'0immahgine in ingresso al telescopio è "filtrata". Cioè non è la stessa immagine di partenza. Prima della lente del telescopio nella immagine che arriva da Saturno il dettaglio della divisione di Encke c'è. C'è pure la divisione di Keeler e c'è pure l'impronta dell'alieno su Titano.
Ma siccome il telescopio ha una apertura finita, e siccome siete la diffrazione nel piano focale del telescopi quelle cose non ci sono più. Puoi avere la vista che vuoi ma non puoi recuperare l'informazione che è stata persa nel passaggio attraverso l'apertura finita del telescopio.
Magari mi sarò espresso male ma fino qui ci arrivo, per potenziamento intendo che puoi vedere ad una risoluzione e definizione maggiore data dallo strumento e connessa col suo diametro (al netto di differenze di lavorazione, ostruzione, etc.).. Inoltre la capacità della vista di percepire un dettaglio rilevato dallo strumento a più bassi ingrandimenti rispetto ad altri non è di poco conto perché a più alti ingrandimenti e più bassa luminosità il contrasto potrebbe non essere più sufficiente per percepirlo. Quindi anche la vista e soprattutto il minimo visibile conta. Anche in una foto benché abbia una risoluzione intrinseca qualcuno potrebbe percepire meglio o peggio certi dettagli o sfumature che se troppo ingranditi perderebbero di definizione.
Ma la mia domanda è più semplice:
quanto è in secondi d'arco il minimo visibile in un rifrattore APO da 152mm nel caso di un dettaglio filiforme isolato su sfondo contrastato e nel caso dello stesso dettaglio a distanza 10 volte il suo spessore da un bordo scuro?
Nel caso del potere risolutivo sappiamo che esso varia tra 0,8 e 0,5 secondi di separazione di due punti sufficientemente contrastati, contro i 60" medi dell'occhio. Il minimo visibile dell'occhio può arrivare ad essere di 3"-1" di un dettaglio filiforme isolato e magari raddoppiare o più se associato ad un bordo vicino.....invece quello di un APO 152? Qualcuno lo sa dire?
L'altra domanda a cui non è stata data risposta è: come è possibile che un'illusione ottica si manifesti nello stesso soggetto e per lo stesso oggetto di osservazione solo in occasioni eccezionali o magari in una sola occasione rispetto a decine se non centinaia di osservazioni effettuate e sempre in relazione ad un seeing eccezionale?
Resto in attesa di risposte chiare, se le avete....
