non riesco a capire come mai si dicano SEMPRE LE STESSE COSE.
Ho una sensazione: quella che vi affannate a dare giustificazione del costo di un prodotto artigianale o poco più paragonandolo a quello di uno industriale.
Sia le AP che le Takahashi, che le Bellincioni, o le mountain instruments o le Micron e simili sono prodotti, nella migliore delle ipotesi, poco più che artigianali e seguono le logiche di prezzo, distribuzione, aggiornamento, marketing e assistenza di un prodotto fondamentalmente artigianale.
Non ha senso cavillare sulla adeguatezza del prezzo in rapporto a ciò che il prodotto è o vale. Nella logica artigianale il controllo dei prezzi non lo fa il mercato globale cui siamo soliti confrontarci (largo consumo: dalle automobili al tetrapack del latte) ma quello di nicchia cui il prodotto si rivolge.
La EQ6 costa poco perché è prodotta in un numero enorme di esemplari non solo perché vale meno di una ... "Bellincioni"
Quindi è inutile che continuiamo a rimuginare sul fatto che i nostri artigiani sono cari, sono lenti, non consegnano mai (così come lo fanno gli artigiani della Astro-physics daltronde): sono ARTIGIANI, ovverosia persone che, o con le loro manine, o attraverso l'aiuto di tre o quattro manine altrui fabbricano un prodotto che poi vendono.
E' come lagnarsi per il fatto che, ordinando una PAGANI ZONDA (per chi ha dimestichezza con il mondo delle quattroruote) ci vengano chiesti 600.000,00 euro e tre anni di attesa.....eppure una banale porsche va altrettanto forte e costa un sesto e ce la danno in due mesi...
Uno è un prodotto artigianale, l'altro è un prodotto industriale.
Bisogna mettersi in testa che, nel campo dell'astronomia amatoriale, se si escludono Meade, celestron e forse uno o due altri produttori (non so neanche io quali citare) di INDUSTRIE non ne esistono. Buttate sempre pezzi di carta igienica sull'unica vera industria astronomica che esista al mondo: la Meade.
Gli altri sono poco più che artigianelli ai quali si può chiedere ciò che gli artigiani sanno fare: un prodotto di nicchia a un prezzo alto e con assistenza, distribuzione e forza produttrice bassa.
Tale prodotto è adeguato all'attuale mercato dell'astronomia amatoriale: un mercato piccolo, povero, poco incentivato, poco pubblicizzato e governato da campanilismo, ignoranza e avversato da una politica territoriale non amica (mancanza distrutture, fondi - abbondanza di inquinamento luminoso). L'Italia, perdipiù, è estremamente carente anche in campo professionale perché se è vero che le agenzie private che operano nel settore areospaziale sono ai vertici o quasi del panorama internazionale per tecnologia e produttività è altrettanto vero che, in campo pubblico, i finanziamenti sono pochi e mal distribuiti e le politiche di sviluppo non esistono se non a livello comunale.
Questa è una realtà che rende, chiunque di noi si dedichi all'astromina amatoriale per puro diletto osservativo o per intraprendenza microimprenditoriale, una goccia d'acqua nel deserto.
Noi abbiamo tanto a cuore i nostri strumenti, il nostro forum e le nostre stelle ma noi, a livello numerico, valiamo meno del due di picche quando briscola è cuori. Dell'astronomia non frega una beata fava al 99% della popolazione. Le uniche domande su cui tutti i concorrenti di "chi vuol essere milionario" cadono sono quelle di cultura astronomica... il che significa che al "resto del mondo" non gli frega un piffero se le montature Bellincioni sono care o meno mentre invece conosce vita morte e miracoli del ginocchio sinistro di Ronaldo (sempre che non fosse il destro).
Non crediate poi che i nostri artigiani siano delle "cime" di acume imprenditoriale o culturale. Molti sono dei bravi "manovali" dell'ottica e della meccanica. Da qui ad essere "industriali" passano i parsec.
Paolo
Paolo
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