Alessandro76 ha scritto:
Lavorare un tripletto significa lavorare sei superfici e lucidarle. Non è affatto facile, sopratutto una lucidatura fatta bene incide sul risultato finale e sui costi. Sono caratteristiche costruttive i cui costi non abbatti con economie di scala:se voglio fare uno strumento ben fatto e aumento di dieci volte le vendite, devo assumere altri ottici che sappiano rifinire e controllare le lenti.
Non sono daccordo, le attuali macchine di lavorazione otticha sono di precisione altissima, questi "apo" cinesi hanno solo una lucidatura di base, niente a che vedere con "superlucidature" e simili dei vari TEC Taka e compagnia, quindi l'economia di scala c'è eccome visto che con tale metodologia risparmiano ore/macchina e tecnici che fanno controlli inter-lavorazione ogni 10 minuti, ma solo il tecnico di controllo macchina.
Alessandro76 ha scritto:
Quello che voglio dire è che se vendi uno strumento del genere, lo definisci "apo", ne lodi le capacità, minimo mi aspetto che sia corretto entro i limiti di difrazione. Se mi dai uno strumento che ha uno strehl policromarico di 0,6...insomma.
Parti da presupposti che i cinesi nemmeno sanno che esistono, il problema dello strehl a 0,6 non deriva ne dal progetto ne dalla lavorazione, ma dall'assemblaggio, sempre parlando di economie di scala, i tecnici che assemblano sti cosi vanno pagati e più perdono ore per i controlli qualità e più costano, quindi (sempre per le economie di scala) preferiscono che il "controllo qualità" lo faccia il cliente o il distributore (che non gli costa nulla) tranne che la rispedizione (per sostituzione, mica per riparazione) che per inciso costa meno del dipendente per il controllo di produzione.
Per inciso l'assemblaggio interviene sulla correzione ottica molto più della lavorazione, ricordo il test fatto su di un tripletto Lomo 80 f/6 da parte della rivista Ciel et Espace, venne fuori uno strehl di 0,86 da "storto" (era fuori collimazione), ripetuto il test (stesso tripletto) dopo essere stato messo a posto, risultato strehl 0,996.
Test fatto non da un rohr qualsiasi con interferometro da cantina, ma da Guillaume Blanchard della Liégeoise Amos.
Alessandro76 ha scritto:
Sul forum Tec ogni tanto c'è qualcuno che vorrebbe cambiare il suo 160 per il 180 o è indeciso su quale dei due scegliere.
20 mm di differenza si vedono benissimo, non solo sulla risoluzione, ma sul contrasto, sulla saturazione dei colori e sulla comodità d'immagine (a parità d'ingrandimento una P.U. un po maggiore).
Se si potessero raggiungere qualità altissime lavorando un vetro in automatico uscirebbero solo strumento di altissima qualità. Ma non mi pare sia così.
Al di là che una discriminante è data anche dalla qualità dei vetri di partenza e, come dici, dalla realizzazione meccanica dello strumento, altro costo per una realizzazione di qualità. Infatti come ce ne facciamo di una lavorazione di 1/100 rms se le lenti ballano nella cella?
Perdonami, ma dove sta scritto che l'acquirente deve fare il controllo di qualità? Praticamente pago migliaia di euro, mi arriva lo strumento fatto male perché chi li produce se ne frega, e sono io che devo verificarlo? Per me chi lavora così prima fallisce e meglio è.
Ci sono produttori cinesi che danno almeno una qualità discreta, ovvero rispettano minimamente l'utilizzatore finale.
Per finire sul discorso del 160vs180.
Come ripeto se ne discusse molto sul forum Tec. Non volevo dire che non ci sia nessuna differenza, al di là della battuta di Yuri Petrunin, ma che non sia così grande. Fondamentalmente hai un pó più di luce e di risoluzione, ma la differenza di costo è quella che è Ovvio che se uno può...