> D) Mi viene da pensare che sia molto più importante l'ortogonalità e il centraggio della lastra correttrice con il primario e il secondario del telescopio, ai fini del contenimento della sferica.
Il punto è proprio questo. In genere è corretto dire - come riporta Paolo - che qualità ottica e meccanica di solito procedono di pari passo ma in caso di strumenti fortemente industrializzati capita spesso di trovarsi di fronte a ottiche più che decorose accompagnate da meccaniche fatte un po un tot al chilo e le numerose parti ottenute per fusione presenti negli SCT non fanno eccezione. Ho letto anch'io si vecchi depliant Meade che la lastra viene ruotata e "accordata" in sede di assemblaggio (quello che ha tradotto il depliant forse era un chitarrista o un liutaio, vallo a sapere...

), probabilmente sarà anche vero ma verosimilmente il fine può essere proprio di tamponare delle tolleranze di montaggio un po' troppo permissive
> In conclusione, a mio modesto parere, ruotare la lastra correttrice per cercare chissà quale incremento delle prestazioni dovrebbe essere inutile (ma forse mi sbaglio, e mi piacerebbe che qualcuno mi facesse notare se e dove sbaglio nel ragionamento).
Il ragionamento non è sbagliato se si parte dal fatto che le ottiche sono perfette, ma dal momento in cui hanno una tolleranza di lavorazione non è impossibile che ruotando uno degli elementi si può ottenere un cambiamento (meglio o peggio) partendo da una posizione iniziale.
Si sta parlando comunque di un'inezia.
Poi c'è l'effetto placebo, leggi "ho messo la lastra rispettando il segno = il telescopio va bene a prescindere"
