Renzo ha scritto:
Fare magazzino comporta immobilizzare soldi. Richiede una gestione dello stesso (che costa). E spesso negozi "familiari" cioè dove vi è solo il titolare magari aiutato dalla moglie non si possono permettere di investire in tutto ciò.
E' vero che se non si investe non si cresce ma ogni commerciante sa bene se, come, quanto e quando investire (specie se questo commerciante sa come operare)
Purtroppo le grandi case preferiscono avere a che fare con un unico distributore il quale poi, a sua volta, vende i prodotti ai vario negozianti.
Ma anche in questo caso, visto che molto spesso si cambia solo il colore del prodotto dando un nuovo nome e si fa credere che sia un prodotto aggiornato, fare magazzino diventa un rischio. E cosa si fa?
Si ordina una volta al mese. Si fa spedizione via mare invece di quella aerea per risparmiare. E se poi il cliente deve aspettare ... aspetterà.
Giuliano ha esposto in modo molto sintetico come sia la gestione di un acquisto dall'estero se si importa direttamente in piccole quantità.
In grosse quantità il problema è anche maggiore perché si deve sapere se un prodotto andrà o meno? Altrimenti il piccolo margine che c'è se lo prendono le banche per gli interessi visto che devi anticipare i soldi per mesi.
L'ho detto molte volte e lo ripeto. Non si possono fare paragoni fra una realtà italiana e una americana. Sono situazioni troppo diverse. Sia da un punto di vista organizzativo sia da un punto di vista sociale sia da un punto di vista fiscale.
Non per questo voglio difendere i commercianti italiani. Ve ne sono alcuni che vorrei veder sparire dal settore senza alcun rimpianto. Ma se devo fare un ragionamento oggettivo non posso criminalizzarli tout court
Renzo all'università ho studiato il rischio economico finanziario d'impresa e proprio per questo faccio una valutazione oggettiva.
L'immobilizzazione del capitale di magazzino comporta il blocco della liquidità ma fa parte del gioco. Se si vuole essere in un mercato dove si " vende il ferro " bisogna rischiare altrimenti meglio fare i consulenti e vendere i propri servizi.
Dal 1999 al 2003 tra le mie attività avevo un cash&carry di prodotti informatici all'ingrosso, prodotti con una marginalità media del 2% e con un esposizione finanziaria ENORME poichè con un margine così basso devi inevitabilmente andare sui volumi ( elementare ). La valorizzazione del magazzino era un'arte scientifica e se non applicavi la regola del FiFo ( First In First Out ) ti ritrovavi a vendere materiale alla metà del prezzo d'acquisto!
Nell'astronomia non vedo tutta questa obsolescenza! Non voglio peccare di presunzione perchè non vendo materiale astronomico ma chi è nel " mestiere " delle vendite qualcosa ne sa.
Ovviamente la conduzione di un negozio che sia una società di capitali o una piccola ditta individuale è a discrezione del titolare, io sto solo analizzando la NON regola che gli States sono un Eldorado e che spesso ci pronunciamo affrettatamente indicando sempre il nostro paese come il più sfigato. Intanto la benzina sta €2,00 al litro e il GRA è sempre intasato, l'Area C a Milano costa €5,00 e nei bastioni c'è sempre traffico, beh tutta sta miseria che si racconta, in giro non la vedo! In Italia si continua a costruire e le case si acquistano ancora! Dai raga non ci dipingiamo sempre come il paese dei peracottari
L'astrofilia non è un Mass Market ne qui ne negli States e convengo che il potere d'acquisto di un'impresa statunitense è maggiore di quello Italiano...ma anche il rischio!
Diciamo che pian piano stiamo arrivando alla deduzione del motivo di questo gap differenziale così ampio tra USA vs Italia, l'impresa Italiana oggi soffre di bassa movimentazione di magazzino e perciò è costretta a mettersi in lista d'attesa poichè i quantitativi d'aquisto sono molto poveri e perciò il loro posizionamento nella scala della scontistica è molto basso.
Bene se così fosse allora continua a mancarmi un tassello, le vendite sono basse e i margini miseri...c'è qualcosa che non mi quadra, dove sta la convenienza?
Ricordiamoci che stiamo parlando di mondo imprenditoriale perciò bisogna necessariamente accettare che la ragione di qualsivoglia attività va fatta a scopo di lucro, non ci scandalizziamo puntualmente se un impresa guadagna! MAGARI! Solo così si può risollevare la cultura Italiana relativa all'imprenditoria e cominciare ad abbandonare la radicata cultura del posto fisso.
Io non discuto sui margini che applicano i rivenditori, mica devono fare beneficenza, io discuto solo per capire, quando acquisto in Italia ho il diritto di sapere dove vanno a finire i miei soldi?
Se l'intasca l'imprenditore sono felice per lui perchè capisco cosa si rischia ogni giorno e se i guadagni aumentano magari dopo un anno può permettersi anchè un collaboratore e nasce un posto di lavoro in più ma se finiscono nelle tasche solo di Thomas Baader la cosa mi piace meno...e tanto vale comprare fuori perchè il giro di soldi in Italia a questo punto resterebbe marginale
Ciao