Paolo,
Scusa il lungo tempo di reazione: il periodo è quello che è e le giornate volano via...
Leggo con interesse la tua soluzione per la rigidità. Ne ho su carta altre tre. Fammi andare avanti coi calcoli e poi - a fronte di un prototipo - ti faccio sapere quale adotterò. Sono su pesi inferiori, in qualunque caso. La AP1200 reggerà (anche se ho un backup plan con qualcosina di più robusto, ancorché meno raffinato...;–)
Sugli specchi di grande diametro sui pianeti io ho esperienze similari ma con un profondo distinguo. Ho avuto per molto tempo la possibilità di osservare fianco a fianco — e così va fatto, a mio parere: fianco a fianco, stessa serata; non luoghi, sere e strumenti diversi — con un 7" f/9 APO e un Maksutov planetario f/20 con il secondario a 0,20. Bene, è corretto dire che nelle serate eccezionali c'erano momenti in cui il Mak risolveva un pelo di più, senza discussione. E la quantità di luce permetteva di percepire un'immagine più colorata (che potrebbe essere letta come "migliore") Ma... mai — *mai* — il contrasto, la secchezza, la tridimensionalità dell'immagine del Mak si avvicinavano a quella del rifrattore. Nemmeno in quelle serate eccezionali. Quello che succedeva, inoltre è che anche in quelle serate, la variazione della temperatura esterna durante la notte e un anche lieve temporaneo "peggioramente" della stabilità atmosferica (parliamo di un passaggio da 9/10 a 8/10) facevano riandare i due strumenti spalla a spalla con l'APO che si riprendeva un petto intero per lunghi quarti d'ora.
Hai queste esperienze osservative e quindi sai bene cosa succede. E questo nelle serate magiche.
Nelle serate 8/10 e 7/10 ho fatto delle signore osservazioni astronomiche passando ore dietro al rifrattore a godermi e registrare un'immagine pulita, stabile e tridimensionale dato che m'ero stancato di osservare il seguente nel Mak: "immagine, si vede <snip>... leggera ribollitura... ritento il fuoco... immagine, si vede... no... ora sì... si vede <snip>... batuffolo... aspetto... immagine di nuovo... eccola che si allunga... ora ribolle... stabile... immagine, si vede <snip>... batuffolo..." etc. etc. etc. Ecco quanto riportava il registratore; un'esperienza ilare a riascoltarla. Poi senti i due tre malcapitati che parlottano e si risolvono a mettere mano all'apo, e lì il fedele registratore riporta: Ooohhhh, e finalmente...!! Oddio, è un pelino pelino meno... sì ma oh, vuoi mettere...?!?! Eh! Echemmiseria...!" E la nottata continuava fino al'alba...;–)>
Adesso, questo accadeva con un Mak planetario. Mi è davvero difficile credere che un C11 o un C14 ti possano far rimpiangere il tuo TMB. Io ho — sacrilegio ! ;—)>>> — uno splendido C9 a 1/8 di lambda che uso spessissimo e che si è fatto beffe dei C11, ma che non si è mai avvicinato in dieci anni di osservazioni ad un APO 6" ed è stato spesso e volentieri dietro un APO da 5"... Lo stesso che succedeva al Mak 250 rispetto all'adiacente 7 f/9 e 6 f/12. E non ho le classifiche sul muro. Ti dico semplicemente che quasi ogni volta che si osservava c'èra gente che non aveva mai usato un telescopio prima in vita sua, non era lì per comprarlo e doveva solo godersi una serata osservativa. Persone diverse, sessi diversi, professioni diverse, età diverse. Tu pensi che dopo aver fatto il giro degli strumenti qualcuno di loro abbia mai mollato i rifrattori?!?! Io mi trovavo sistematicamente a passare la notte dietro uno specchio dando indicazioni su cosa si vedeva e sentivo i commenti entustiasti di quanti descrivevano le stesse cose mentre io con la smorfia amara alla bocca aspettavo che il batuffolo ridiventasse immagine... lasciamo perdere...!
Comunque, torniamo a noi. Vogliamo dire che è più facile fare le riprese CCD perché c'è più luce? Sì, ovviamente è così. Vogliamo dire che le riprese fatte side-by-side dala Mak e dall'Apo erano migliori nel Mak? No, assolutamente no. Oddio, se reperisci quei venti-trenta secondi in cui è passato un angelo e l'aria è rimasta immobile, estrai i fotogrammi e li elabori sparando sul contrasto, la saturazione e la maschera di contrasto, alla fine in una serata eccezionale forse qualcosa di meglio potrà pure venirti fuori ma, in tutta sincerità, questa è astronomia da tavolino che *a me* interessa meno della diretta esperienza osservativa.
Per ritornare ad una metafora velica che ho già adottato, se nel momento in cui il mare è liscio come l'olio c'è qualcuno che con un motoscafo da 4 metri ti schizza accanto veloce come se volasse e tiene quest'andatura per mezzo minuto, salvo poi a ritornare sottocosta appena cè una raffica di vento, vuol dire che quel motoscafo "va meglio" della tua barca a vela da 12mt che rimarà dietro quando il mare è liscio come l'olio, ma che attraversa veloce e sicura il Mediterraneo quando c'è un vento che sconsiglia al motoscafo summenzionato anche solo di lasciare il molo...?!?! Quale di queste due barche ti fa conoscere meglio il mare...?! Navigare non vuol dire (solo) fare a chi va più veloce...
La metafora — come ogni metafora — non è calzante al 100%, ma ti veicola senz'altro l'idea.
Durante la scorsa eclisse di sole, ho ripreso una serie di foto che, debitamente compositate ed elaborate, hanno dato vita all'immagine che, al 25% della risoluzione originale, puoi trovare a
http://www.massimilianolattanzi.com/ASTRO/tse-2006/ che, mi concederai, schifo schifo non fa. Quei getti coronali, per quanto dettagliati, non rivaleggiano con la pura tridimensionalità del velo di energia che ho osservato. Sono due cose diverse. Quando chiudo gli occhi — ed è così per ogni eclisse — non rivedo davanti a me il risultato della convoluzione Kernel, ma quanto ho osservato per alcuni secondi al binocolo oppure con lo stesso telescopio atraverso il vetrino ad immagine aerea.
In breve, sono senz'altro d'accordo che in determinate condizioni la ripresa CCD fatta attraverso un riflettore di grandi dimensioni possa rivaleggiare (ed a volte anche superare) quanto fatto attraverso una lente che raccoglie 1/3 della luce (penso al C14 contro l'8"). Ma questa è solo una parte della storia. L'esperienza osservativa della lente è inavvicinabile. E questo, se mi permetti, è astronomia tanto quanto l'altra e mantiene tutto il suo valore. E se devo scelgliere se rinunciare ad una frazione di secondo d'arco in cinque sere all'anno per godermi i pianeti le altre 360 sere, beh, la mia scelta è facile.
E poi, parliamoci chiaro, il C14 sta sotto casa e si può acquistare, anche di qualità controllata. E il Mak planetario quello è di qualità superba. Se tu hai un rifrattore da 8" e io ho lasciato il Mak per fare lo stesso, forse saremo una rara specie di sconsiderati... ma forse no...! Il C14, del resto, si può sempre aggiungere, no? Perché non lo fai? Io, quando ho avuto la possibilità di farlo ho deciso invece per un Coronado 90 da anteporre al rifrattore. E a tutt'oggi non credo di aver fatto una stupidaggine. Gusto mio, ovviamente...
Buone osservazioni. In questi giorni c'è di che godersela...;—)
Max