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MessaggioInviato: martedì 21 giugno 2016, 14:56 
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Iscritto il: martedì 3 gennaio 2012, 5:56
Messaggi: 721
Località: Roma
Tipo di Astrofilo: Visualista
kappotto ha scritto:
Onestamente non penso sia una prerogativa solo dello schema ottico.


No, certamente no. Intendevo che se vero quanto riportato nel documento i rifrattori che generalmente viaggiano a pupille di uscita più basse "potrebbero" avere un vantaggio, ma è tutto da vedere.

franciskhan ha scritto:
Qualcuno ha detto di avere una vista di 10/10 forse ignorando che questa è una misura media che può essere abbondantemente superata.
Prima di qualificare la potenza del proprio strumento andrebbe qualificata quella della propria vista...


I decimi di visus possono essere compensati tramite l'azione del fuocheggiatore. L'acuità visiva credo sia altro. Il concetto comunque è chiaro.

stevedet ha scritto:
Non dimentichiamo anche che un conto è scoprire un nuovo dettaglio, oggetto o quant'altro sconosciuto. Altra cosa è avere la sensazione di percepire, intuire o vedere (a seconda dei casi) più o meno nettamente, una cosa di cui si conosce l'esistenza.


Vero. Nel mio caso però non mi aspettavo veramente di vederla tanto che inizialmente non sono stato in grado di comprendere cosa osservavo e sono dovuto ricorrere ad una foto per identificarla. In pratica non sapevo si trovassse lì, per me era effettivamente un oggetto sconosciuto.

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MessaggioInviato: martedì 21 giugno 2016, 15:43 
kappotto ha scritto:
Allego uno studio di De Mottoni sul potere risolutivo quando si parla di Pianeti.

Però De Mottoni, il cui studio tendeva a dimostrare l'utilità dell'uso del diaframma nelle grandi aperture, fino ad allora criticato, (ed oggi sappiamo quanto sia utile in caso di cattivo seeing) specifica che il suo studio è limitato agli oggetti ad alto contrasto e ad alta luminosità, come la superficie di Marte, mentre per oggetti poco contrastati specifica che è indispensabile la raccolta di luce e quindi la grande apertura:
"Potrà invece risentirsi uno svantaggio quando si studino dettagli poco contrastati o colorazioni tenui che richiedono tutta la luminosità della piena apertura"
E' appunto il caso della divisione di Encke che è a basso contrasto.


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MessaggioInviato: martedì 21 giugno 2016, 15:55 
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Iscritto il: giovedì 10 agosto 2006, 10:11
Messaggi: 11625
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Tipo di Astrofilo: Visualista
Ma certo, infatti limita la disserzione iniziale sulle stelle di magnitudine 8va, mica arriva alla 20ma.

In tutti i casi, è interessante sapere che il potere risolutivo dipende non solo dal diametro del telescopio e che il limite di Dawes non può essere usato per confutare la stessa scoperta di Dawes :D

Riguardo al fatto che la divisione di Encke sia un dettaglio a basso contrasto, io non ne sono così convinto. L'anello A è luminoso più della luminosità media del globo. Io gli assegno di solito intensità 2,5. Quindi secondo me rimane un dettaglio a contrasto molto elevato. Poi ti dico tranquillamente che non l'ho mai visto :D

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MessaggioInviato: martedì 21 giugno 2016, 16:07 
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Iscritto il: venerdì 26 settembre 2008, 9:11
Messaggi: 1405
Località: Veneto
In realtà Dawes ha scritto di avere avuto l'impressione di scorgere un tratto di linea vicino al bordo dell'anello A . Con le "impressioni" chiunque di noi potrebbe scrivere intere enciclopedie! Sapeste quante volte ho avuto l'impressione di osservare una certa nebulosa molto debole. Il problema dell'osservazione di Dawes è quel "vicino al bordo", e ora sappiamo che quel "vicino ", nel caso della vera divisione di Encke, vale 0,5" (mezzo secondo d'arco). Dunque il suo rifrattore da 160mm con la sua vista ultra -acuta sarebbe stato capace di vedere a) quel gap chiaro di 0,5" tra divisione e bordo nero del cielo. b) un tratto (sottolineo "tratto" perchè gli anelli erano poco inclinati) della Encke che ora sappiamo misuri 0,05" !!

Mah...io resto scettico . Penso che sia più probabile che Dawes e altri, abbiano visto qualcosa ma che quel qualcosa non era la vera divisione di Encke... D'altronde è piuttosto noto ( e sperimentato più volte anche dal sottoscritto) che in buone condizioni di seeing, l'anello A sembra essere percorso da molte divisioni e questo confonde molto....e la "nostra" è attaccatissima al bordo !! (a proposito, quel 0,5" corrisponde a circa 1/5 dello spessore dell'anello A , mentre Dawes scrisse che il tratto da lui percepito era a 1/3 ... altra cosa che non torna..).

e restano sempre aperti i punti 4), (con l'aggravante del 5) , 6) e 7) ..

qualcuno riesce a confutare uno di questi punti ? ad es. il 4 :

Cita:
4) rovesciando il ragionamento vien fuori che se fosse effettivamente possibile percepire la Encke in un 150mm allora significherebbe che la Cassini sarebbe visibile in uno strumento 10 volte più piccolo ossia in un 15mm!!!!! (e non i 50mm universalmente accettati). Vi pare possibile ? Qua è molto facile fare delle prove diaframmando e rendersi conto che è impossibile !


p.s. interessantissimo lo scritto del Mottoni: lo devo studiare bene ma ho già trovato qualcosa che non torna nella formula del falso disco in funzione dalla magnitudine....

e poi scrive che Schiaparelli nel suo 218mm risolveva filetti scuri di 0,25" : va benissimo, ma qui si parla della Encke che è 0,05" in un 160mm...c'è una bella differenza

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MessaggioInviato: martedì 21 giugno 2016, 16:25 
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Iscritto il: martedì 3 gennaio 2012, 5:56
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Località: Roma
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Credo che quel gap chiaro da 0,5" tra la divisione ed il fondo cielo sia assolutamente alla portata non solo del rifrattore di Dawes ma anche del mio 140...fai una stima di magnitudine dell'anello A e chiediiti quanto misura il disco di Airy di una stellina di tale magnitudine per esempio, con il vantaggio che l'anello in corrispondenza dell'ansa è molto più esteso nella direzione ortogonale, quindi tale problema non esiste.
E a proposito, anche la divisione ovviamente risulta estesa ortogonalmente sulle anse ben più del suo valore. E lo stesso vale per la Cassini. Pare che fin'ora siano state considerate solo come punti neri ma sono ben altro.

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MessaggioInviato: martedì 21 giugno 2016, 16:38 
dob ha scritto:
D'altronde è piuttosto noto ( e sperimentato più volte anche dal sottoscritto) che in buone condizioni di seeing, l'anello A sembra essere percorso da molte divisioni e questo confonde molto....

Verissimo, sempre sperimentato, e come ho già avuto modo di dire le leggerissime ondulazioni del pianeta a causa del seeing (anche in caso di seeing eccezionale come qualche volta capita) fanno in modo che queste sottilissime righe vere o presunte, e io ritengo che si tratti di illusioni ottiche, vengano scambiate per la Encke.


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MessaggioInviato: martedì 21 giugno 2016, 17:53 
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Iscritto il: giovedì 14 gennaio 2016, 0:08
Messaggi: 81
dob ha scritto:
In realtà Dawes ha scritto di avere avuto l'impressione di scorgere un tratto di linea vicino al bordo dell'anello A . Con le "impressioni" chiunque di noi potrebbe scrivere intere enciclopedie! Sapeste quante volte ho avuto l'impressione di osservare una certa nebulosa molto debole. Il problema dell'osservazione di Dawes è quel "vicino al bordo", e ora sappiamo che quel "vicino ", nel caso della vera divisione di Encke, vale 0,5" (mezzo secondo d'arco). Dunque il suo rifrattore da 160mm con la sua vista ultra -acuta sarebbe stato capace di vedere a) quel gap chiaro di 0,5" tra divisione e bordo nero del cielo. b) un tratto (sottolineo "tratto" perchè gli anelli erano poco inclinati) della Encke che ora sappiamo misuri 0,05" !!

Mah...io resto scettico . Penso che sia più probabile che Dawes e altri, abbiano visto qualcosa ma che quel qualcosa non era la vera divisione di Encke... D'altronde è piuttosto noto ( e sperimentato più volte anche dal sottoscritto) che in buone condizioni di seeing, l'anello A sembra essere percorso da molte divisioni e questo confonde molto....e la "nostra" è attaccatissima al bordo !! (a proposito, quel 0,5" corrisponde a circa 1/5 dello spessore dell'anello A , mentre Dawes scrisse che il tratto da lui percepito era a 1/3 ... altra cosa che non torna..).

e restano sempre aperti i punti 4), (con l'aggravante del 5) , 6) e 7) ..

qualcuno riesce a confutare uno di questi punti ? ad es. il 4 :

Cita:
4) rovesciando il ragionamento vien fuori che se fosse effettivamente possibile percepire la Encke in un 150mm allora significherebbe che la Cassini sarebbe visibile in uno strumento 10 volte più piccolo ossia in un 15mm!!!!! (e non i 50mm universalmente accettati). Vi pare possibile ? Qua è molto facile fare delle prove diaframmando e rendersi conto che è impossibile !


p.s. interessantissimo lo scritto del Mottoni: lo devo studiare bene ma ho già trovato qualcosa che non torna nella formula del falso disco in funzione dalla magnitudine....

e poi scrive che Schiaparelli nel suo 218mm risolveva filetti scuri di 0,25" : va benissimo, ma qui si parla della Encke che è 0,05" in un 160mm...c'è una bella differenza


Il punto 4 si può confutare considerando che l'acuita' visiva al di sotto di una certa luminosità decade (si attivano i bastoncelli e si disattivano i coni). Poiché per osservare la cassini occorre comunque un certo ingrandimento a diametro piccolissimo avresti un'immagine non sufficientemente luminosa per attivare la massima acuità della vista. In altri termini l'acuita' è variabile con la luminosità del soggetto osservato decadendo bruscamente al di sotto di un certo livello. Non puoi quindi fare una estrapolazione lineare.

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MessaggioInviato: martedì 21 giugno 2016, 18:27 
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Per quanto riguarda gli oggetti a bassa luminosità percepibili,mi pare chiaro che il De Mottoni indichi un range di minima e massima luminosita entro il quale l'occhio esprime il suo massimo potenziale. ...tipo la curva di coppia ottimale di un motore .
In ogni caso ci tengo a precisare che non era mia intenzione sollevare un simile "polverone" e se lo avessi saputo ,avrei evitato caldamente la questione "divisione di Enke" .
La cosa che più di ogni altra mi fa riflettere e' la assoluta certezza da parte dell ex proprietario (astrofilo ben più esperto di me)
di aver visto il medesimo dettaglio più volte e di avermelo confermato alcune settimane dopo l'acquisto in risposta ad una mia domanda.
Mi pare doveroso chiarire un aspetto dell'osservazione:sull'anello A non vedo una zona nera tipo la Cassini per intenderci,ma una disomogeneità nell albedo dell anello simile alla visione di un binario ferroviario visto all orizzonte ,in pratica due micro linee più chiare dello stesso anello che sembrano separate tra loro da uno spazio nero appena percepibile.
La posizione è a ridosso del bordo esterno di una quantità pari alla dimensione della divisione stessa comprensiva dei "due binari".
:wave:

Mario

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MessaggioInviato: martedì 21 giugno 2016, 18:44 
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È grossomodo la stessa visione che ne ho avuto io e che mi pare perfettamente coerente con un artefatto di diffrazione della divisione stessa.

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mi offro volontario per sperimentare la bontà delle affermazioni di Mario , sono disponibile ad infilare una mia webcam + barlow nel suo tubo :D , visto che l'unica prova accettata dalla comunità sarebbe una ripresa all'altezza della descrizione :ook:

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