C'è un altro gruppo di test, estremamente interessanti e "illuminanti", che si possono fare per rendersi conti di quali colori siano realmente accessibili.
Si può fare sulle nebulose a emissione ma anche su le sorgenti con spettro continuo.
Ora parlo delle nebulose a emissione.
Prendiamo ad esempio M42. L'emissione di M42 è per la massima parte concentrata in due righe/bande di emissione:
1) H alfa è la riga in assoluto più potente (sfortunatamente l'occhio è poco sensibile alla lunghezza d'onda di 656 nm).
2) il gruppo di righe OIII/H beta.
L'immagine che arriva al nostro occhio è fondamentalmente la somma di due immagini: una blu (righe OIII/H beta) e una rossa a 656 nm (riga H alfa), come nella figura che segue.

E' possibile separare le immagini delle diverse righe spettrali per mezzo di filtri. Per esempio un filtro UHC farà passare le righe dell OIII e H beta restituendoci l'immagine che è in blu nella figura, mentre un filtro H alfa ci restituisce l'immagine rossa.
Vale la pena osservare che Salvatore Albano a questo proposito sostiene
www.salvatorealbano.it/osservazioni/Novembre2010.htm :
"Se c’è una cosa che non si deve fare, nell’ambito di una verifica sulla visione di tonalità cromatiche in simili condizioni di scarsa illuminazione, è proprio quella di non limitare la – già pochissima – luce a disposizione. "
"...chi utilizza i filtri interferenziali sa (o dovrebbe sapere), che ingenerano due effetti principali (ce ne sono altri ma non è questa la sede per affrontarli): l’assorbimento di luce [non banale] e l’alterazione [shift] proprio dei toni cromatici (?!). "In realtà le cose non sono come dice Salvatore. Un filtro opera in maniera selettiva. Il filtro UHC lascia passare quasi il 100% della luce nella sua banda e sopprime le altre. Quindi l'immagine in blu passa inalterata mentre la parte rossa viene soppressa. Con un filtro H alfa ovviamente succede il contrario:
la parte rossa passa per intero e la parte blu viene spenta.
Usando un filtro UHC abbiamo la possibilità di osservare l'immagine blu (e molti lo avranno fatto sicuramente) Addirittura usando un filtro H beta oppure un OIII si potranno separare le immagini nelle due righe di emissione (attenzione che alcuni filtri UHC hanno anche una banda nel rosso).
Cosa succede usando un filtro H alfa? Semplicemente che passa la componente rossa della figura e che questa componente passa per intero. Con un filtro H alfa abbiamo la possibilità di osservare TUTTO e SOLO il rosso di M42. Poiché l'Halfa è l'unica riga che può creare una percezione reale del rosso, si dovrà concludere che nelle zone in cui non si vede la nebulosa in H alfa, non ci può essere un rosso reale.
Ben pochi astrofili hanno osservato M42 in H alfa (del resto se si vedesse qualche cosa venderebbero i filtri H alfa insieme ai filtri OIII e H beta per le osservazioni visuali).
Il primo astrofilo che abbia descritto M42 in Halfa, a mia memoria, è Nils Olof Carlin. La descrizione che fa è di una esperienza allucinante. Infatti solo i coni hanno sensibilità all'H alfa. I bastoncelli sono ciechi. I coni sono concentrati nella fovea e occorre guardare in visione diretta. Anzi, lontano dal centro del campo di vista non c'è sensibilità alcuna. L'esperienza che si prova è quella di vagare in uno spazio vuoto finché, casualmente, non si punta qualche stella (che si vede debole e rosso profondo) o le parti centrali della nebulosa che si vedono molto deboli e rosso profondo.
Quanta parte della componente rossa di M42 è intensa abbastanza da essere vista dai coni? Si tratta di una piccola parte, anzi due piccole parti al centro della zona nota come Huygenian region. Una prima parte è attorno al trapezio. Una seconda area è una struttura lineare (quella che fa riferimento King) un po' a margine. Queste zone sono appena visibili e sono però di un colore vivo (nessun colore incerto).
Quindi si vede il rosso in M42? Sì, ma e no. Sì, nel senso che una piccola porzione centrale di M42 è in condizione fotopica anche nella riga H alfa. Ma, perché non si tratta delle zone che gli osservatori (per esempio Albano) riportano come rosse, le quali sono ampiamente in punti della nebulosa che sono totalmente invisibili in H alfa. No, perché, disgraziatamente, i punti che sono rosso flebile con filtro H alfa sono invece estremamente intensi in OIII. Quindi il poco di rosso che pure stimola i nostri coni è sovrastato da un intensissimo verde e, giustamente, in quei punti la nebulosa è verde. Lo è anche nella struttura lineare sopra detta che è molto più brillante nel verde (basta sostituire il filtro H alfa con l'OIII per realizzare il fatto). Ho osservato con attenzione questa struttura con 60 cm di apertura sotto cieli di oltre 21.7 e l'impressione è che sia "meno verde" ma si tratta in realtà di un effetto di bordo perché la quantità di rosso che c'è è irrisoria se confrontata all'abbagliante verde.
C'è poi una seconda struttura che dovrebbe essere rossa: si vede nelle figura che, all'interno dell'ala di sinistra, esiste un filamento che è praticamente tutto H alfa. Va osservato che il contrasto di colore fra il filamento e l'ala è notevole: l'ala è ricca di OIII e il filamento è quasi tutto H alfa. Ho osservato questo filamento con attenzione con il 60 cm, cielo da 21.5+ e, in verità, non appariva nessun effetto di colore differente rispetto all'ala. Questa cosa è consistente con il fatto che quel filamento non è visibile con il filtro H alfa.
Queste osservazioni le ho esposte tempo indietro nel blog di visualsky
http://visualsky.blogspot.com/2008/01/rosso-su-m42.html e anche su Cloudy Nights, dove sono servite ad ammorbidire molto le posizioni di alcuni sostenitori del "colore si vede a tutti i costi", fra cui Don Pensack, il quale ha ripetuto l'esperimento concordando che con i filtri si vedono all'incirca le zone che ho indicato io, anche se non si è (ancora) del tutto rassegnato.
PS Ci sono invero altre righe di emissione fra cui una relativamente debole riga dell'HeI a circa 590 nm e un po' di spettro continuo di riflessione, che meriterebbero dei commenti a parte su cui ritornerò in altra occasione.