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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 14:08 
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Iscritto il: sabato 5 agosto 2006, 16:06
Messaggi: 103
Località: Roma
Vicchio ha scritto:
gann ha scritto:
Poichè tuttavia sarà probabile che in futuro la fluorite non sarà più ammessa neanche negli USA - e sarebbe ora -


Come mai? :?:


La lavorazione della fluorite provoca seri danni alla salute.

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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 14:14 
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Iscritto il: lunedì 20 marzo 2006, 11:20
Messaggi: 6843
Località: Milano
Tipo di Astrofilo: Fotografo
Stefano Simoni ha scritto:
Vicchio ha scritto:
gann ha scritto:
Poichè tuttavia sarà probabile che in futuro la fluorite non sarà più ammessa neanche negli USA - e sarebbe ora -


Come mai? :?:


La lavorazione della fluorite provoca seri danni alla salute.


Ne e' stata bandita la produzione dai paesi firmatari del protocollo di Kyouto

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SkyMonsters http://www.skymonsters.net
Blog http://skymonsters.wordpress.com/
"Le anime pure e riflessive sono proprio quelle che amano di più il colore" (John Ruskin, Le pietre di Venezia)
C'è sempre, in ogni passione, qualcuno che riesce a fare meglio di te. Ma rinunciare a perseguirla solo perchè non si è il migliore significa ignorare il valore e la soddisfazione del cammino intrapreso.


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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 14:46 
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Iscritto il: giovedì 13 luglio 2006, 14:42
Messaggi: 581
Località: Roma
Si Alessandro, il Taka FS152 è un doppietto spaziato alla fluorite spaziato in aria- la cella è collimabile - e il cristallo di CaF2 presenta una superficie più omogenea data da un indice di rifrazione costante fino a 20 cm di diametro, come dichiarato da Yuri.
Ma il guaio è che la CaF2 costa parecchio oltre ad essere molto inquinante.
Ecco perchè, rispondo a Vicchio, in un futuro non molto lontano, dopo il Giappone e altri paesi anche gli USA e mi sembra anche l'Australia potrebbero vietare l'uso della fluorite per ridurre l'inquinamento come auspica il trattato di Kyouto.

Maurizio


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MessaggioInviato: sabato 13 gennaio 2007, 10:05 
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Iscritto il: giovedì 9 febbraio 2006, 19:35
Messaggi: 530
Località: Carpi (MO)
D’accordo, allora cominciamo a dare dei numeri.
La percentuale di luce riflessa è data %= 100*((n1-n2)/(n1+n2))^2
Dove n1 ed n2 sono gli indici di rifrazione dei due mezzi adiacenti.
Facciamo l’esempio del doppietto acromatico prendendo a caso due vetri ordinari schott:
K5 ne= 1,52458 ; F5 ne= 1,60718
Aria ne = 1 ; olio a immersione Carl Zeiss ne= 1,518

Partiamo con il doppietto spaziato e consideriamo solo i passaggi interni alle lenti:
K5 --- > aria la percentuale di riflessione è %= 4,31
Aria --- > F2 la percentuale di riflessione è %= 5,42
Totale percentuale luce riflessa internamente al doppietto spaziato in aria % = 9,73

Doppietto a contatto in olio e di nuovo consideriamo solo i passaggi interni alle lenti:
K5 ---- > olio la percentuale di riflessione è %= 4,67^-4
Olio --- > F5 la percentuale di riflessione è %= 0,081
Totale percentuale luce riflessa internamente al doppietto spaziato in olio % = 0.081467.

Come vedete la riflessione interna rasenta lo zero, e all’atto pratico (che è quello che a noi interessa) vi posso garantire che di riflessioni interne io non ne ho mai riscontrato traccia nei rifrattori a contatto in olio.
Per esempio io controllo spesso con l’oculare Ceshire sia rifrattori spaziati in aria che i miei che sono a contatto in olio.
Ebbene, nei doppietti spaziati in aria l’immagine riflessa dell’oculare Ceshire che ti rimanda l’obiettivo è composta da quattro immagini concentriche, quindi una per ogni superficie, nei rifrattori a contatto in olio le immagini concentriche di rimando sono solo due (sia per il doppietto che per il tripletto).
Maurizio F.

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tripletto apo 155 f. 7 a contatto
oculari clave': 5,6,8,12,16,20,25,35,45
zoom vixen 8-24; zoom hyperion 8-24
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pentax xl: 21-10.5-5.2, radian 3mm
prisma di Herschel 2"
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MessaggioInviato: sabato 13 gennaio 2007, 10:27 
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Iscritto il: mercoledì 8 febbraio 2006, 15:35
Messaggi: 16955
Località: Dove mi portano le stelle
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Perfetto. COn i numeri mi trovo meglio.
:lol: :lol:
Fra il non esserci riflessioni e il non riscontrare riflessioni tali da essere fastidiose c'è quella sottile differenza che i numeri spiegano perfettamente.
Ora le cose sono molto più chiare.
Però, se è così, perché si continuano a fare strumenti spaziati in aria invece che spaziati in olio?
Solo per poter sfruttare raggi di curvatura diversi?

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MessaggioInviato: sabato 13 gennaio 2007, 10:50 
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Iscritto il: giovedì 9 febbraio 2006, 18:08
Messaggi: 1383
Renzo_Del_Rosso ha scritto:
Però, se è così, perché si continuano a fare strumenti spaziati in aria invece che spaziati in olio?
Solo per poter sfruttare raggi di curvatura diversi?


in effetti visti i numeri presentati da Maurizio sopra il quesito è più che lecito visto e considerato che fra le 2 tecnologie "balla" un 9% abbondante di luce riflessa che a parer mio non è poi un dato tanto trascurabile.
:?


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MessaggioInviato: sabato 13 gennaio 2007, 12:58 
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Iscritto il: giovedì 13 luglio 2006, 14:42
Messaggi: 581
Località: Roma
ForMa55 ha scritto:
D’accordo, allora cominciamo a dare dei numeri.
La percentuale di luce riflessa è data %= 100*((n1-n2)/(n1+n2))^2
Dove n1 ed n2 sono gli indici di rifrazione dei due mezzi adiacenti.
Facciamo l’esempio del doppietto acromatico prendendo a caso due vetri ordinari schott:
K5 ne= 1,52458 ; F5 ne= 1,60718
Aria ne = 1 ; olio a immersione Carl Zeiss ne= 1,518

Partiamo con il doppietto spaziato e consideriamo solo i passaggi interni alle lenti:
K5 --- > aria la percentuale di riflessione è %= 4,31
Aria --- > F2 la percentuale di riflessione è %= 5,42
Totale percentuale luce riflessa internamente al doppietto spaziato in aria % = 9,73

Doppietto a contatto in olio e di nuovo consideriamo solo i passaggi interni alle lenti:
K5 ---- > olio la percentuale di riflessione è %= 4,67^-4
Olio --- > F5 la percentuale di riflessione è %= 0,081
Totale percentuale luce riflessa internamente al doppietto spaziato in olio % = 0.081467.

Come vedete la riflessione interna rasenta lo zero, e all’atto pratico (che è quello che a noi interessa) vi posso garantire che di riflessioni interne io non ne ho mai riscontrato traccia nei rifrattori a contatto in olio.
Per esempio io controllo spesso con l’oculare Ceshire sia rifrattori spaziati in aria che i miei che sono a contatto in olio.
Ebbene, nei doppietti spaziati in aria l’immagine riflessa dell’oculare Ceshire che ti rimanda l’obiettivo è composta da quattro immagini concentriche, quindi una per ogni superficie, nei rifrattori a contatto in olio le immagini concentriche di rimando sono solo due (sia per il doppietto che per il tripletto).

Maurizio F.



Grazie anche da parte mia per avermi chiarito con i numeri quanto già avevo capito con la pratica e il confronto tra tecniche diverse.
Anche parlando spesso con Camaiti lui è sempre stato a favore degli apo spaziati in olio che in aria e quando arrivarono i primi Tec 140 in Italia a fine 2003 mi consigliò di prenderlo mentre io ero deciso per il Taka TOA 130.
Ammetto che ho avuto dei dubbi per diversi mesi ma poi quando mi sono deciso per il Tec non ho potuto che ringraziarlo.
Questo non toglie che il Taka rimane un ottimo apo.

Maurizio


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una domanda veloce veloce,ma perche la maggiorparte dei produttori si ostina allora a produrne spaziati in aria?,considerando che dovrebbero lavorare più superfici con maggiore precisone rispetto a quelli in olio?
grazie

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magzero mz5 e molta passione.


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MessaggioInviato: sabato 13 gennaio 2007, 14:24 
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ixio ha scritto:
una domanda veloce veloce,ma perche la maggiorparte dei produttori si ostina allora a produrne spaziati in aria?,considerando che dovrebbero lavorare più superfici con maggiore precisone rispetto a quelli in olio?
grazie


una ragione potrebbe essere l'affidabilità nel tempo della spaziatura in aria piuttosto che quella in olio ma comunque ho sentito di strumenti in bagno d'olio che resistono benissimo anche a distanza di "molti" anni.


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MessaggioInviato: sabato 13 gennaio 2007, 18:25 
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Località: Carpi (MO)
Per i doppietti è normale che ci sia la spaziatura in aria visto che i raggi di curvatura interna sono diversi.
Questo perché deve essere rispettata la condizione di aplaneticità, cioè assenza di coma e di aberr. sferica.
Anche nei vetri che ho scelto a caso per l’esempio, se dovessi calcolare un progetto, sicuramente i raggi interni sarebbero diversi (sarebbe un caso che alla fine si presentassero uguali).
Per avere i raggi di curvatura interni uguali e che sia rispettata la condizione di aplaneticità, bisogna avere la pazienza di andarsi a cercare i vetri con le caratteristiche idonee dentro ai cataloghi di vetri ottici, cosa che ho fatto io, con un algoritmo che mi sono fatto apposta seguendo la teoria di Argentieri del suo vecchio libro “ottica industriale”.
Come dice Alessandro una perdita di luce del 10% non è poco, ma sappiamo che i trattamenti antiriflesso abbattono quasi completamente questo valore, però è un costo aggiuntivo non indifferente.
Quindi oltre ai vantaggi di cui ho parlato in precedenza si aggiunge quello del costo del trattamento antiriflesso per due superfici.
Per i tripletti più o meno lo stesso discorso, solo che le combinazioni aumentano in modo impressionante, c’è solo l’imbarazzo della scelta, addirittura in certi casi su può utilizzare lo stesso tipo di crown per la 1^ e la 3^ lente, ovviamente con in mezzo il vetro a bassa dispersione.
Quando si ha la possibilità di utilizzare il 1^ e il 3^ vetro uguale, si ha l’assoluta certezza di poter fare un tripletto a contatto con i raggi di curvatura interni identici a due a due.

Per Ixio:
i produttori usano i vetri standard che costano poco per fare i doppietti acromatici (tipo BK7 + F2), e quindi sono spaziati in aria.
Per i doppietti apocromatici, che di solito anche loro sono spaziati in aria, il discorso è diverso, per ottimizzare al massimo bisogna avere quei gradi di libertà in più per avere un ottimo risultato con due lenti.

Maurizio F.

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