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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: lunedì 17 ottobre 2016, 20:19 
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Iscritto il: martedì 3 gennaio 2012, 5:56
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In fondo Kap, considerato che gli ingrandimenti che usi nel 90% delle tue serate sono quelli che io uso in serate buone e considerata la differenza in diametro e quindi di risoluzione del seeing mi sembra tutto più che normale al di là dell'ingrandimento massimo utile :) Anzi mi fa piacere che trovi un seeing mediamente favorevole

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Strehl number for my Tec is engraved on the internal rim of the first diffraction ring

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Rifrattore TEC140 APO su T-REX e treppiede Zeiss / EQ6-R
Zeiss Silvarem 6x30, Konus Japan 10x42, Fujinon 16x70
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ES 18mm 82°, Baader GO 5mm, Ortho UO 4mm, Ethos SX 4,7mm 110°, Swarovski zoom 7.7-23.1mm, Vixen LVW 3,5, Meade #140 barlow lens


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: lunedì 17 ottobre 2016, 21:19 
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Iscritto il: giovedì 10 agosto 2006, 10:11
Messaggi: 11616
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Tipo di Astrofilo: Visualista
Sul seeing mi trovo totalmente d'accordo con raf: spesso seeing considerati scarsi, se si ha pazienza di stare all'oculare per aspettare l'attimo di calma, rivelano dettagli molto distinti.
Su un'osservazione planetaria di dieci minuti, di attimi di calma ce ne sono sempre parecchi, bisogna saperli cogliere.


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De kappellatis non disputandum est

Stelle già dal tramonto ci confondono il cielo a frotte, nubi meticolose nell'insegnarti la notte
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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: lunedì 17 ottobre 2016, 22:38 
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Iscritto il: venerdì 27 luglio 2007, 23:20
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be' il bello dei pianeti è che bisogna guardarli veramente a lungo... raramente sto sotto la mezz'ora.

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dovrete espellere anche me


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: lunedì 17 ottobre 2016, 22:44 
kappotto ha scritto:
Onestamente non trovo nulla di trascendentale in quello che scrive Dedo, avendo comunque un telescopio sì di soli 140mm, ma che costa 4 volte il mio C11. Insomma, quel costo in qualche maniera deve pur valere qualcosa, o no?

NO!! :evil: perché i 350x di cui va parlando Dedo corrispondono a una pupilla d'uscita di 0,4mm, e ancora peggio con i 420x dichiarati che corrispondono ad una pupilla d'uscita di 0,3 mm: devi proprio entrare dentro il tubo per osservare qualcosa. La matematica non è un'opinione, per fortuna.
Ad ogni modo ho trovato una recensione tecnicamente approfondita del TEC 140 anche in confronto diretto con un Newton 200 e con un Maksutov TEC MC 200 f/15.5. Si conferma in questo test che l'ingrandimento ottimale del Tec sul planetario con buon seeing è di 250x (circa 1,8xD...come volevasi dimostrare). Si conferma anche che il TEC 140 per quanto eccellente nulla può in nessun campo contro le maggiori aperture del Newton 200 e del MAK 200, salvo una maggior "piacevolezza estetica psicologica, non reale" specie nei larghi campi deep-sky.
Le conclusioni del test cozzano con le affermazioni di Dedo e mostrano che probabilmente si è lasciato influenzare nei suoi giudizi dalla "piacevolezza estetica" piuttosto che dal rendimento effettivo del suo strumento.
http://scopepage.com/apo140.htm


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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 18 ottobre 2016, 5:46 
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Iscritto il: martedì 3 gennaio 2012, 5:56
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Tipo di Astrofilo: Visualista
Sono valori perfettamente in accordo con le formule fin qui postate.
Se non sei d'accordo con Ferreri confutale direttamente a lui. Sidgwick poi era un mentitore riconosciuto..

La capacità di adattamento ad una PU piccina poi pure è soggettiva, figurati che riesco ad osservare bene e prolungatamente nel Baader GO da 5mm con gli occhiali vedendo anche il diaframma di campo e spesso una occhiata con gli occhiali la do anche nell'ortoscopico da 4mm UO (anche se in quest'ultimo non vedo tutto il diaframma) senza per questo dovermi infilare l'oculare dentro l'occhio.
Parliamo sempre di oggetti luminosi, non certo di una nebulosa planetaria, che a quella PU mantengono comunque una buonissima luminosità.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 18 ottobre 2016, 9:17 
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Il TEC 140 se non sbaglio è un f=7, quindi di 980 mm di focale. Con un 5 mm ed un 4 mm di oculare darebbe 196 e 245 ingrandimenti rispettivamente. Quindi ingrandimenti perfettamente consistenti con la sua apertura. Sono sicuro che con questi ingrandimenti fornisce immagini perfette dei pianeti. Dubito che con 400 o 500 x si possa vedere più particolari, come non vedevo meglio la Luna con gli oltre 600 ingrandimenti che utilizzavo (per errore) col mio Maksutov Rumak 180mm.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 18 ottobre 2016, 11:01 
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Raf584 ha scritto:
Angelo Cutolo ha scritto:
Per tornare "in tema" riposto il precedente grafico con le formule che lo hanno generato.

grazie. Sul Sidgwick ho trovato questo
Allegato:
magn.jpg

il diametro (in pollici) è in ordinate, l'ingrandimento in ascissa. Mr è l'ingrandimento risolvente, M' è l'ingrandimento minimo, M" è il massimo. Come si vede non c'è nessun consenso sulle diverse formule.

Convertendo tutto in mm viene fuori (circa):
    1) M' = D/8,5
    2) Mr1 = 0,51D
    3) Mr2 = 0,95D
    4) M"(Whittaker) = D
    5) M"1 = 1,2D
    6) Mr3 = 1,4D
    7) M"2 = 27,8D
    8) M"3 = 2,4D
Così sono piu facilmente confrontabili con le altre.
La prima cosa che ho notato è che la formula 7 ha un indice circa doppio a quella di Argentieri [Iopt = 13,8D]

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 18 ottobre 2016, 11:58 
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Angelo Cutolo ha scritto:
La prima cosa che ho notato è che la formula 7 ha un indice circa doppio a quella di Argentieri [Iopt = 13,8V¯D]


Anche io, del resto è il motivo per cui ne abbiamo discusso per tutte queste pagine cercando una quadra.
Del resto questa dell'Argentieri si riferisce all'ingrandimento "ottimale". Come quelle per l'ingrandimento massimo però, secondo me, anche questa non è valida universalmente ed avrebbe forse bisogno di una differenzianzione tra riflettori e rifrattori.
E' da diversi anni che non osservo più pianeti con schemi a riflessione o catadiottrici tuttavia in base a come osservo io con il rifrattore credo l'ingrandimento "ottimale" possa essere un poco più in alto.
Altra considerazione IMHO è che forse ha poco senso parlare di ingrandimento ottimale: un conto è definire l'ingrandimento risolvente e quello massimo pratico, quello ottimale andrà poi calibrato entro quei due termini in base alle condizioni osservative. Io lo considero un pò come una media nelle serate normali.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 18 ottobre 2016, 12:48 
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Per quello che mi riguarda ho sempre notato che si usa un ingrandimento pari ad diametro in mm si osserva sempre alla grande, con qualsiasi strumento. Guarda caso viene una pupilla d'uscita di 1mm.

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 Oggetto del messaggio: Re: Una formula che non conoscevo
MessaggioInviato: martedì 18 ottobre 2016, 13:07 
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Secondo me la formula meglio supportata da dati sperimentali è la 140*SQRT(D) con D in pollici. Intanto perché è circoscritta all'ambito delle stelle doppie (non si può pensare che esista una formula per l'ingrandimento massimo valida per qualunque oggetto celeste) poi perché è circoscritta all'ambito dei rifrattori (idem come sopra, l'ingrandimento massimo dipende necessariamente anche dalla configurazione ottica) e infine perché è fondata sull'esperienza di un gran numero di osservatori.

L'analisi originale si può leggere qui. Tra l'altro l'autore riporta un elenco dei fattori che influenzano la scelta dell'ingrandimento, vale a dire
Allegato:
ingrandimento.jpg
ingrandimento.jpg [ 18.89 KiB | Osservato 2553 volte ]

che sono gli stessi di cui stiamo ancora discutendo 103 anni dopo :lol:

Stabilire l'ingrandimento massimo era una cosa molto importante un secolo fa o più, perché allora non esistevano i negozi di ottica astronomica dove potevi comprarti tutti gli accessori che volevi e soprattutto non esisteva una produzione in serie, ogni telescopio era un pezzo unico e aveva degli accessori fatti apposta. Quindi l'opportunità di acquistare un certo telescopio era dettata anche dalla sua dotazione di accessori, che ne determinava la fruibilità: stabilito che con un certo strumento si sarebbe potuto ingrandire al massimo M volte, nella dotazione doveva esserci un oculare corrispondente, o comunque simile, e se non c'era non lo potevi ordinare da TS, bisognava farlo fare direttamente al costruttore, quindi meglio saperlo prima. Allo stesso modo quando si ordinava un rifrattore professionale l'osservatorio doveva sapere in anticipo, sulla base dell'uso a cui era destinato lo strumento, che tipo di oculari gli occorressero. Se il rifrattore era destinato alla misura delle stelle doppie, ad esempio, stabiliti gli ingrandimenti a cui sarebbe stato impiegato si ordinavano anche gli oculari relativi.

Oggi come oggi parlare di ingrandimento massimo ha senso soprattutto per mettere in guardia i neofiti contro false aspettative, altrimenti secondo me basta dire che per telescopi piccoli il limite è imposto dallo strumento, per quelli grandi dal seeing, e in tutti i casi basta cambiare oculare per trovare l'ingrandimento giusto per ogni circostanza.

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