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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 0:03 
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Iscritto il: giovedì 9 febbraio 2006, 19:35
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Ragazzi, cerco di spiegarvi un come la penso io, perché credo che abbiate fatto un po’ di confusione a partire dal titolo.
Forse era meglio intitolarlo: tripletti cementati o spaziati in aria?
Infatti, obiettivi cementati col balsamo del Canada o in olio hanno gli stessi vantaggi; cioè meno perdita di luce perchè ci sono solo le superfici esterne a contatto con l’aria (minore perdita per riflessione).
Altro vantaggio è l’annullamento di piccoli difetti di lavorazione che eventualmente possono avere le superfici che vanno cementate (che devono avere lo stesso raggio di curvatura).
Inoltre per diametri maggiori di 80-90mm non si può più usare il balsamo del Canada perché per effetto della dilatazione termica dei vetri, (che difficilmente coincide per i diversi vetri) col tempo comincia a fare infiorescenze e alla fine tende a staccarsi.
Con l’olio ad immersione per microscopia questo non succede mai, neanche coi grossi diametri.
L’unico vantaggio (e non è poco, se non si hanno a disposizione molti vetri diversi) che ha la spaziatura in aria è quello di avere dei gradi di libertà in più per la progettazione.
Infatti il progettista ha uno o due raggi di curvatura in più, e relative spaziature d’aria, (secondo che il tripletto abbia solo due lenti spaziate o tutte e tre spaziate) per poter migliorare la correzione delle
aberrazioni, a scapito però di un po’ di perdita di luce per le riflessioni delle superfici interne.
Se il progettista ha a disposizione un gran numero di vetri di caratteristiche diverse che gli permettano di ottenere un’ottima correzione ottica, allora secondo me è senz’altro meglio realizzare obiettivi a contatto in olio.
Un saluto
Maurizio F.

_________________
tripletto apo 155 f. 7 a contatto
oculari clave': 5,6,8,12,16,20,25,35,45
zoom vixen 8-24; zoom hyperion 8-24
erfle 40mm, wide scan II 30mm, leica 14mm wa
pentax xl: 21-10.5-5.2, radian 3mm
prisma di Herschel 2"
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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 0:22 
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Iscritto il: mercoledì 8 febbraio 2006, 15:35
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Località: Dove mi portano le stelle
Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
Non mi è chiara una cosa.
Ammettiamo di avere un doppietto per semplificare la cosa.
Ho un primo punto di contatto aria/vetro sulla lente frontale.
Poi ne ho un secondo vetro/aria sulla parte posteriore della lente.
Poi ho un terzo aria/vetro sulla seconda lente
Poi, da ultimo un contatto vetro/aria alla fine del doppietto.
Due lenti spaziate in aria con cinque ambienti per la trasmissione della luce, l'aria davanti, dietro e nel mezzo alle due lenti e le due lenti

Prendiamo il doppietto spaziato in olio (o incollato con balsamo del canada)
Ho un primo punto di contatto aria/vetro sulla lente frontale.
Poi ne ho un secondo vetro/olio(balsamo) sulla parte posteriore della lente.
Poi ho un terzo olio(balsamo)/vetro sulla seconda lente
Poi, da ultimo un contatto vetro/aria alla fine del doppietto.
Anche in questo caso ci sono quattro punti di rifrazione con l'unico differenza che l'indice di rifrazione dell'olio (o del balsamo) è diverso.
Ma la riflessione nel punto di discontinuità c'è sia per la discontinuità vetro/aria sia per quella vetro/olio
Visto che anche due vetri diversi hanno indici di rifrazione diversi per cui esiste una discontinuità al passaggio della luce che crea una riflessione penso che lo stesso avvenga anche con l'olio
Dico bene oppure ho perso qualche passaggio?

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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 10:33 
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Iscritto il: giovedì 9 febbraio 2006, 19:35
Messaggi: 530
Località: Carpi (MO)
Ciao Renzo
Se al posto dell’aria c’è l’olio/balsamo non abbiamo più una riflessione, ma un’altra rifrazione in base al nuovo indice dell’olio/balsamo (che di solito è molto simile all’indice dei comuni crown).
Siccome lo strato è infinitesimo l’apporto al miglioramento o al peggioramento del progetto è praticamente nullo.
Maurizio F.

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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 10:55 
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Iscritto il: lunedì 20 marzo 2006, 11:20
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ForMa55 ha scritto:
Ciao Renzo
Se al posto dell’aria c’è l’olio/balsamo non abbiamo più una riflessione, ma un’altra rifrazione in base al nuovo indice dell’olio/balsamo (che di solito è molto simile all’indice dei comuni crown).
Siccome lo strato è infinitesimo l’apporto al miglioramento o al peggioramento del progetto è praticamente nullo.
Maurizio F.


Sbagliato!
C'e' sia riflessione che rifrazione in tutti e due i casi, solo con percentuali diverse perche' i mezzi sono diversi, ma il meccanismo e' identico sia per quelli spaziati in aria che in quelli spaziati in olio, la fisica non cambia! :)

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"Le anime pure e riflessive sono proprio quelle che amano di più il colore" (John Ruskin, Le pietre di Venezia)
C'è sempre, in ogni passione, qualcuno che riesce a fare meglio di te. Ma rinunciare a perseguirla solo perchè non si è il migliore significa ignorare il valore e la soddisfazione del cammino intrapreso.


Ultima modifica di Nicola Montecchiari il venerdì 12 gennaio 2007, 11:30, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 11:10 
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Iscritto il: mercoledì 8 febbraio 2006, 15:35
Messaggi: 16955
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Tipo di Astrofilo: Visualista e Fotografo
ForMa55 ha scritto:
Ciao Renzo
Se al posto dell’aria c’è l’olio/balsamo non abbiamo più una riflessione, ma un’altra rifrazione in base al nuovo indice dell’olio/balsamo (che di solito è molto simile all’indice dei comuni crown).
Siccome lo strato è infinitesimo l’apporto al miglioramento o al peggioramento del progetto è praticamente nullo.
Maurizio F.

Le mie conoscenze di ottica si perdono nei meandri dello spazio tempo.
Però se nella discontinuità vetro/aria si crea una deviazione dei raggi luminosi a causa del diverso indice di rifrazione fra i due mezzi nonché una riflessione non comprendo perché non avvenga (seppur con valori diversi) anche nella discontinuità vetro/olio.
Inoltre il discorso dello strato infinitesimo andrebbe un attimo chiarito in quanto pur essendo infinitesimo sicuramente in rapporto alla lunghezza d'onda della luce è sicuramente grande.
Non voglio fare il polemico ma solo il curioso. :)
Se una cosa non mi torna rompo le scatole fino a quando non l'ho capita (o fino a quando sfinisco l'interlocutore :lol: :lol: :lol: )

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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 11:54 
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Messaggi: 5153
Località: Roma
Tipo di Astrofilo: Visualista
Ogni volta che si passa da un mezzo con indice di rifrazione a un altro con indice diverso sia esso vetro, aria, olio o balsamo del Canada, in ottica ci sono sempre:

rifrazione+riflessione+assorbimento (l'ultimo può essere trascurabile).

Poi bisogna vedere quale combinazione di materiali sia la più efficente perchè la somma di questi effetti dia il risultato più simile a quello voluto (nel caso degli obiettivi rifrattori, minimizzare riflessioni e ottimizzare la rifrazione delle varie lunghezze d'onda).

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Claudio

"Los que van con prisa, nunca ven el cielo"
Gruppo Astrofili Hipparcos, Roma - http://www.hipparcos.it/
Osservo con:
Principalmente con Celestron C5, binocoli vari, occhio nudo e tutto ciò che si può puntare verso il cielo.


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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 12:12 
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Iscritto il: giovedì 13 luglio 2006, 14:42
Messaggi: 581
Località: Roma
Nella mia esperienza di visualista e dopo aver avuto diversi apo spaziato in aria, in olio e alla fluorite, sono giunto alla conclusione che le migliori immagini che i miei occhi hanno percepito sono state quelle fornite dal TakaFS152, dal Vixen 70FL, dal Tec 140 e dall'ultimo 180FL.
Quelli spaziati in aria, compreso l'ottimo AP160, il TMB 4" e per ultimo il Borg 125ED le immagini pur ottime in fatto di correzione del cromatismo - tranne il Borg - non mi hanno dato quella sensazione di tridimensionalità che sui pianeti quelli spaziati in olio o meglio ancora alla fluorite hanno permesso.
Neanche il grosso 160 AP - secondo me il vecchio modello 155 rimane più performante sebbene la meccanica sia stata notevolmente migliorata - mi ha convinto visto che le immagini del 152, doppietto alla fluorite, erano più calde e con colori più vivi.
Poichè tuttavia sarà probabile che in futuro la fluorite non sarà più ammessa neanche negli USA - e sarebbe ora - la scelta si ridurrà tra apo spaziati in aria o cementato in olio.
Alla fine comunque solo dopo averli provati entrambi, ogniuno sarà in grado di capire la scelta migliore per le proprie caratteristiche visive.

Saluti
Maurizio


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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 12:27 
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Iscritto il: sabato 11 febbraio 2006, 12:43
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Tipo di Astrofilo: Visualista
gann ha scritto:
Nella mia esperienza di visualista e dopo aver avuto diversi apo spaziato in aria, in olio e alla fluorite... [CUT]

Quelli alla fluorite hanno lenti "sistemate" in maniera diversa dalla spaziatura in aria o olio?

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Il Cielo a domicilio
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Newton: Barile 400/1830 mm; Obice 200/1650 mm; Bidoncino 114/1300 mm solarizzato. •• Rifrattori: Nano apo 80/480 mm; Milo acro 76/1400 mm; 60ino acro 60/700 mm. •• Catadiottrici: C8 xlt. •• Binocoli: Docter Aspectem 40x80 ED, William Optics 22x70 ED, Vixen Ultima 8x56, Nikon Action EX 16x50, Canon 10x30 IS II, Vortex Vanquish 8x26, Ibis Horus 5x25, Pentax Papilio 6,5x21, Orion 2x54.


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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 12:29 
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gann ha scritto:
Poichè tuttavia sarà probabile che in futuro la fluorite non sarà più ammessa neanche negli USA - e sarebbe ora -


Come mai? :?:


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MessaggioInviato: venerdì 12 gennaio 2007, 13:30 
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gann ha scritto:
Nella mia esperienza di visualista e dopo aver avuto diversi apo spaziato in aria, in olio e alla fluorite, sono giunto alla conclusione che le migliori immagini che i miei occhi hanno percepito sono state quelle fornite dal TakaFS152, dal Vixen 70FL, dal Tec 140 e dall'ultimo 180FL.
Quelli spaziati in aria, compreso l'ottimo AP160, il TMB 4" e per ultimo il Borg 125ED le immagini pur ottime in fatto di correzione del cromatismo - tranne il Borg - non mi hanno dato quella sensazione di tridimensionalità che sui pianeti quelli spaziati in olio o meglio ancora alla fluorite hanno permesso.
Neanche il grosso 160 AP - secondo me il vecchio modello 155 rimane più performante sebbene la meccanica sia stata notevolmente migliorata - mi ha convinto visto che le immagini del 152, doppietto alla fluorite, erano più calde e con colori più vivi.
Poichè tuttavia sarà probabile che in futuro la fluorite non sarà più ammessa neanche negli USA - e sarebbe ora - la scelta si ridurrà tra apo spaziati in aria o cementato in olio.
Alla fine comunque solo dopo averli provati entrambi, ogniuno sarà in grado di capire la scelta migliore per le proprie caratteristiche visive.

Saluti
Maurizio


infatti credo che il discriminante sia proprio la fluorite che conferisce qualcosa in più all'immagine in quanto a resa visiva ; il 152 taka credo fosse un doppietto spaziato in aria ma alla fluorite.

ciao


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